-Perché?

-Non è ovvio?- Sorride. -Noia, Blue. Dopo un po' ci annoiamo e ce ne andiamo.

-Più che fate sembrate bambini capricciosi.

Kevan sorride, incassando il colpo. -A volte sì. Ma ti ripeto: grazie ai Blocchi, ci amalgamiamo quasi perfettamente alla massa. Tua madre ci è riuscita, come vedi.

-Anche la fenice sulla tua schiena è un Blocco, vero?- domando. Lui sorride, piacevolmente sorpreso. -Esatto.

-È bello- Mi lascio scappare, abbassando subito dopo lo sguardo.

-Fenice, quando le cose cominciano a peggiorare, mi pianta gli artigli nella carne. Se non la smetto, con il suo becco me la strappa.- Sospira. -Però, durante il resto del tempo è abbastanza gentile. Ogni tanto batte le ali per sgranchirsele e mi fa venire dei brividi assurdi, ma non è un problema. Serpente invece interviene solo in casi di estrema necessità: mi stritola fino al mio svenimento. E poi è fastidioso e viscido, sgradevole come una doccia nella palude. I piercing sono altri Blocchi. Si muovono, come avrai notato: vanno in giro per il mio corpo, arpionandosi alla mia pelle quando sto esagerando a fare lo stronzo.

Dovrei pensare a quanto siano tremendi questi Blocchi... invece penso a lui nudo in una palude. Perfetto, di bene in meglio! -I capelli?

-I capelli... non lo so, Blue,- fa spallucce, -ogni fata li ha strambi. È la natura. Altre domande?

Ci penso attentamente, perché ne ho talmente tante... -Ok, ci sono. Come si comportano le fate tra di loro?

-In che senso?- mi rivolge un'occhiata maliziosa.

-Diciamo... i rapporti sociali. I legami.

-Beh, i legami sono forti e durano fino alla morte, perché abbiamo bisogno dei nostri simili come dell'aria che respiriamo. Le comunità esistono. Comunità grandi come Ancestor's Hill o forse di più... ma anche meno grandi. Il popolo fatato non ha sovrani o esponenti, per quel che so: ognuno vive come crede e senza sottostare alle regole di nessuno.

-Nel caos più totale e causando vittime innocenti!- ribatto. -Altri innocenti finiscono in prigione a vita perché vi divertite così!

-Blue, non capisci che questo è l'equilibrio della vita sulla Terra?- ribatte. -Anche noi moriamo, un giorno. Anche noi ci spegniamo. È così, è tutto... tutto bilanciato.

Siccome dopo la morte di Nisa dire quelle parole deve averlo sconvolto, decido di deviare un po' il discorso. -A parte questo, cosa piace fare alle fate?

Kevan stringe le labbra distogliendo lo sguardo da me, facendosi pensieroso. Durante l'attesa, mi imprimo in testa ogni dettaglio del suo viso: i luminosi occhi gialli, i puntini tatuati sotto di essi, i tre piercing sul labbro, la pelle pallida, i ciuffi ribelli di capelli blu sulla fronte, le sopracciglia scure corrucciate. Le cose che ci distinguono sembrano un mare invalicabile, un mare che solo una parte di me ha voglia di navigare. L'altra si oppone fermamente, perché solcare quel mare sarebbe un cambiamento, una cosa nuova... e le cose nuove non mi piacciono per niente, mi terrorizzano. Avvicinarmi a Kevan, conoscerlo, comprenderlo e comprendere cosa ci accomuna... cosa mi rende simile a lui... mi spaventa a morte. Allo stesso tempo, però, desidero farlo. Non sono più così attaccata alla mia vita come lo ero un tempo. Non ho più amici veri e me ne rendo conto. Io stessa non sono un'amica per nessuno, sono solo l'ombra di qualcuno più apprezzato di me, qualcuno che non vorrei mai diventare, per giunta.

-Ci piace raccontarci segreti,- mormora Kevan, -ci piace promettere di mantenerli e poi svelarli alla prima fata che capita. Così tutti sanno tutto di tutti. E poi, siccome il nostro grado percettivo è molto più avanzato degli umani e le sensazioni che proviamo sono più amplificate, ci piace provare emozioni forti- Fa spallucce. -Piacevoli, se possibile.

-In che senso?

-Come?

-Quali emozioni forti e piacevoli?

Kevan fa di nuovo spallucce. -Potrebbe essere comprare qualcosa come potrebbe essere fare sesso. Ci accontentiamo con poco. Anche una nuova scoperta per noi è sempre emozionante. Tutto lo è, Blue. Forse è questa la cosa che ci differenzia dalla maggior parte degli umani: noi ci incantiamo ancora.

-Non ci incantiamo perché le cose belle stanno piano piano svanendo, perché i nostri canoni stanno cambiando e... e...- annaspo in cerca di altre spiegazioni.

-E?- domanda, alzando un sopracciglio. -Blue, l'uomo è troppo impegnato a pensare ai propri problemi per guardarsi intorno, per apprezzare, per ringraziare. Ama ciò che ha creato, o quello che vorrebbe creare, ma non quello che ha già fatto la natura per lui.

-Questo non è sempre vero,- ribatto, -ci sono umani che combattono per la natura, che muoiono per salvare animali o vegetali. Tu hai dei pregiudizi su di noi!

-Come tu li hai su di noi.

Sorrisi sprezzante. -Chissà perché. Senti, ti propongo un accordo.

Lui incrociò le braccia al petto, squadrandomi freddamente.

-Io proverò a convincerti che non tutti gli esseri umani sono delle teste di cazzo e tu proverai a convincermi di questo per quanto riguarda le fate- Gli tendo la mano. -Affare fatto?

Kevan osserva la mia mano in modo interrogativo, come per capire cosa ci debba fare. Avrà tanto da imparare dei nostri usi, una semplice chiacchierata non basterà mai.
Quando solleva gli occhi e mi guarda confuso, decido sbuffando di afferrargli la mano e stringerla. -Si fa così quando si vuole suggellare un patto.

Kevan guarda le nostre mani strette, poi ritorna a me ed annuisce. -Siete proprio strambi, però. Tutto 'sto toccare di mani...

-Dovrai abituartici.

-Non vedo l'ora.

-Bene.

-Perfetto.

Rimaniamo a fissarci, ancora con le mani strette. Sarà un lungo percorso.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora