CAPITOLO 27

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Da piccola ero solita farmi film mentali su principesse e principi, fate e cacciatori, su storie d'amore e avventura. Più avanti quelle fantasie hanno assunto una sfumatura più reale, le ali non c'erano più, i vestiti da sera erano stati sostituiti da jeans e maglietta. Più crescevo, più guardavo le mie amiche e i miei amici fidanzarsi, parlare della loro ragazza o del loro ragazzo, baciarlo, e le fantasie non mi bastavano più. Volevo qualcosa di concreto, volevo dare il mio primo bacio, volevo sentirmi dire che ero bella, volevo essere consolata. Eppure quelle stesse persone che invidiavo, quelle loro storie finivano col terminare con tristezza e lacrime. Li guardavo e mi chiedevo: perché? Perché stare male per qualcuno che non ti merita? E allora mi ripetevo: ' io mai piangerò per un ragazzo '. Lo ripetevo all'infinito, tanto da crederci davvero. Bhe, è arrivato il momento di abbandonare le fantasie e le illusioni. Sto male, davvero male. Ma non per il suo rifiuto, per quel suo presunto modo di lasciarmi, piuttosto perché mi ha deluso. Ero certa che noi, il nostro rapporto, fosse qualcosa di speciale, qualcosa difficile da comprendere, ma altrettanto difficile da abbattere. Un legame forte, ma evidentemente né troppo solido né troppo sincero. Ma cosa dovevo aspettarmi? Questi sono i soliti pensieri di una ragazzina che non sa niente dell'amore e che è stata così stupida da fidarsi di qualcuno così complicato e avergli donato una piccola parte di cuore che non tornerà più indietro. Mi sento vuota, e non solo per i fiumi di lacrime che ho versato. Suonano alla porta. Lo sento più forte delle altre volte, come se le lacrime e il dolore abbiano sviluppato il mio udito. Sento subito la voce di Dave salutare gentilmente mia madre e quest'ultima che gli comunica che sono rintanata nella mia stanza. Pochi secondi dopo ecco un leggero tocco alla porta che subito si apre leggermente. Un filo di luce spunta dalla fessura, eliminando le ombre formate grazie all'unica luce accesa sulla scrivania, troppo fioca per illuminare tutta la stanza.

'' è permesso? ''

Metto un braccio sopra gli occhi, per nascondermi. Odio farmi vedere senza occhiali, per di più con gli occhi gonfi a causa del pianto. Gia mi immagino la scena: Dave che entra silenzioso nella stanza senza aspettare un mio consenso e mia madre che cerca di spiare sopra dalla sua spalla. Per fortuna sento la porta richiudersi e dopo poco il materasso si abbassa sotto il peso del mio amico. Mi da dei colpetti sul fianco

'' su, fammi spazio ''

'' no, è il mio letto ''

Mi pento subito di aver parlato, con la mia voce rauca e graffiante, altra conseguenza del pianto

'' Charlie ... ''

Tolgo il braccio dagli occhi e mi metto seduta, prendendo gli occhiali e infilandomeli. Tutto diventa più chiaro, almeno per quanto riguarda la vista.

'' non voglio parlarne, okay? ci ho già provato con mia madre, con Sophia e con Noemi e alla fine ho sempre ottenuto lo stesso risultato: confusione e una marea di lacrime. Basta, non voglio più piangere per ... bhe hai capito ''

'' non nominiamo il suo nome? '' scuoto la testa e lui ridacchia, stupendomi. Perché cavolo stava ridendo? '' facciamo che gli diamo un soprannome ? ''

Alzo un sopracciglio sorpresa

'' un soprannome? Stai scherzando? ''

'' no! Dico davvero! Un nome in codice, qualcosa che non faccia sospettare a nessuno che sia G... cioè, quella persona '' continuo a guardarlo come se fosse pazzo ma lui non si scoraggia '' a te sono sempre piaciuti i soprannomi! ''

'' si ma ... non mi sembra né il momento né la situazione adatta per ... ''

'' ci vorrebbe un soprannome semplice, niente di troppo per non destare sospetti, qualcosa di originale ... ''

Non Lasciarmi MaiWhere stories live. Discover now