CAPITOLO 23

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Seduta alla panchina davanti la scuola, aspettavo con ansia l'arrivo di Gabriel. Ieri sera mi aveva chiamata pregandomi di aspettarlo davanti a scuola anche se avesse fatto ritardo. Di fronte al suo tono supplichevole non ho potuto certo rifiutarmi. Ma ho accettato piuttosto perché ero curiosa di sapere il motivo di questa richiesta. Ma ormai la campanella era suonata. Il mio ginocchio non smetteva di muoversi agitato, mentre dentro di me fremevo dalla voglia di seguire la massa di studenti che con passo annoiato entrava a scuola. Avevo detto a Dave e Noe di aspettarmi in classe. Non volevo che si beccassero un ritardo per colpa mia. e di Gabriel. Ma dove cavolo era finito? Ogni minuto che passava era una tortura. Dovevo entrare o aspettare Gabe? Se solo mia madre sapesse che facevo ritardo per aspettare il mio ragazzo, mi avrebbe uccisa. Magari dopo mi avrebbe chiesto scusa. Ma mi avrebbe sicuramente uccisa. Intanto entrambe le gambe hanno cominciato a saltellare, incapace di smettere. Guardavo continuamente da una parte all'altra, con la speranza di veder sbucare la moto rossa di Gabriel. Mi sistemo gli occhiali, scivolati lentamente lungo la curva del naso. Prendo il telefono e lo chiamo, alzandomi e camminando lentamente lungo il marciapiede, per poi fermarmi, girare e fare la stessa cosa. Una ragazza sbuca da una macchina appena arrivata e corre come una freccia all'interno della scuola. Gabriel! urlo nella mia mente come se invocandolo sarebbe apparso magicamente. Non risponde e chiudo la chiamata, per poi mordermi l'unghia del pollice, agitata. Non posso più aspettare devo entrare. Mi giro di nuovo verso la mia destra, aspettandomi per ancora qualche attimo. Sento dei passi dietro di me e mi giro di scatto, mentre migliaia di cose mi invadevano la mente. Ladro! Killer! Maniaco! Stalker! Ma quando mi giro, un sospiro di sollievo sfugge dalle mie labbra e e le mie spalle si rilassano. Gabe! Si avvicina con passo felpato e tranquillo, il sorriso spensierato, le mani infilate delle tasche dei jeans scuri. Si ferma mentre io mi avvicino a lui. Appena sono abbastanza vicina a lui, si china forse per baciarmi, ma mi scosto e gli do uno schiaffo sul braccio.

'' ti sembra ora di arrivare? Ti ho aspettato per un sacco di tempo ''

Si prende il braccio colpito, guardandomi sorpreso

'' ciao anche a te ''

Lo prendo per un braccio e lo trascino verso la scuola

'' adesso entriamo a scuola, e anche con fretta! ''

Ma lui prende il braccio con cui stringevo il suo e mi ferma

'' aspetta, aspetta, ma non possiamo entrare più a quest'ora! ''

'' bhe, proviamo lo stesso! ''

Cerco di trasportarlo verso la porta, ma i suoi piedi sono radicati sul cemento. Sto per girarmi e lanciargli un'occhiata di fuoco, ma lui mi precede e mi stringe a se, circondandomi la vita con le braccia. Il suo petto premuto contro la mia schiena e i suoi baci sul collo. Era una situazione strana, o almeno lo era per me. Lì, davanti scuola, stavo per sciogliermi tra le sue braccia. Non ero sicura che Gabriel sapesse l'effetto sorprendente che aveva su di me. Riusciva a farmi dimenticare ogni cosa, a parte lui. A parte noi due. Ma non potevo lasciargli avere questo potere distruttivo su di me. Devo tenere i piedi per terra e non lasciarmi andare. Almeno non sempre. Perciò, approfittando della sua stretta morbida, forse sicuro che la sua magia stava funzionando ( e in parte aveva ragione) mi stacco a malincuore dal suo petto e mi giro guardandolo. I suoi occhi erano smeraldi incastonati in una statua perfetta, il suo viso era leggermente arrossato e le sue labbra schiuse erano gonfie e invitanti. Ma in realtà il tutto era molto invitante.

Piedi per terra, Charlie!

'' mi spieghi che ti prende? Non vuoi entrare a scuola? ''

Dico con voce più profonda del solito. Gabe mi sorride, ma quello che si forma sulle sue labbra ( perfette ) assomiglia più ad un ghigno. Assume, poi, un'espressione quasi scettica e come se volesse prendermi in giro mi dice

Non Lasciarmi MaiWhere stories live. Discover now