CAPITOLO 4

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Mi appoggio all’armadietto affianco a quello di Noe e caccio un sospiro ‘’ mi ha dato buca per gli allenamenti extra! E pensare che era lui ad aver insistito tanto! ‘’ Noe alza lo sguardo dallo schermo del suo cellulare e arriccia le labbra ‘’ se non mi sbaglio anche tu eri d’accordo per gli allenamenti … ‘’ spalanco gli occhi ‘’ extra. EXTRA. Vuol dire in più, che se c’è o non c’è è la stessa cosa! ‘’ mette il cellulare in tasca e prende una ciocca di capelli biondi, guardando le punte, pensierosa. Noe passa tra stadi, dopo aver preso una ‘ pausa di riflessione ‘ con un ragazzo. Primo stadio: rabbia, che di solito è quello più brutto e distruttivo. Secondo stadio: depressione, che praticamente è il più noioso. Mentre il terzo stadio è: strategia/ vendetta, come piaceva chiamarlo a lei. Questo è il più divertente e il più pericoloso. Non si sa mai chi potrebbe coinvolgere, o cosa potrebbe fare. Ma intanto avevo cose più importanti a cui pensare, come la mia vita sentimentale. Ormai gli allenamenti si erano estesi anche al fine settimana, e gli unici momenti che possiamo passare insieme sono le ore scolastiche. Come se non bastasse, ieri non è neanche venuto e non rispondeva né ai messaggi né alle chiamate. Mentre gli stadi di Noe si completano nel giro di una settimana, i miei durano massimo due giorni. Ieri mattina ho scagliato la mia dose di rabbia contro Dave, che soffriva in silenzio facendomi sfogare. La depressione è toccata a Noe, con i miei dilemmi e le mie domande senza risposta. Adesso tocca alla strategia. In questo campo, Noe è molto più brava e ingegnosa, mentre io adotto il solito … non parlargli, fare finta che non esista. Almeno per un po’. ‘’ ehi Charlie ‘’ riconosco la voce, e per questo continuo a fissare la mia amica, mettendo in atto la mia strategia. ‘’ cosa mangi oggi Noe? ‘’ chiedo ignorandolo. Lo sento sbuffare. La mia amica alza lo sguardo dalla sua ciocca e fissa prima me e poi il ragazzo alle mie spalle. Appena lo vede spalanca gli occhi, suscitando la mia curiosità. ‘’ Charlie, c’è posta per te ‘’ alzo le spalle, facendo la finta noncurante ‘’ cosa? Non sento nessuno, non c’è nessuno dietro di me ‘’ okay, sono patetica. ‘’ Charlie, ti prego. Mi dispiace, avrei fatto meglio a venire … ‘’ e certo, adesso per riconquistarmi fai il finto dispiaciuto? Nono, caro mio, per riavere la mia attenzione devi fare molto di più. Vedendo forse che non reagisco, sbuffa ancora  e dice ‘’ Noemi, ti prego, le dici che sta facendo la bambina? ‘’ emetto una specie di ringhio, ma tengo duro, incrociando le braccia. Mette una mano sulla mia spalla ma la scrollo di dosso. Non faccio la figura della bambina. La prossima volta, prima di chiudermi in faccia il telefono, ci penserà due volte. Noe prende un sospiro ‘’ Charlie, Gabriel ha ragione. Non fare la bambina, parla con lui ‘’ alzo un sopracciglio, guardandola male, ma lei allunga il collo, forse, per osservare di nuovo il mio ragazzo ‘’ e poi … è conciato davvero male. Cosa hai fatto per ridurti così? ‘’ sbatto più volte le palpebre, davanti alla faccia sofferente di Noe. 5 minuti possono bastare. Spaventata, mi giro. Appena lo vedo spalanco gli occhi. Il viso di Gabe è pieno di lividi, ha un occhio nero e dal colletto della maglia escono tagli e chiazze rosse, quasi violacee. In mano aveva una stampella e quando appoggia il piede a terra, fa una smorfia di dolore, mordendosi il labbro. Faccio qualche passo avvicinandomi di più e gli tocco il viso ‘’ Dio, Gabe … ma cosa è successo? ‘’ mentre gli accarezzo la guancia, lui si appoggia sul mio palmo, chiudendo per un istante gli occhi, come per assaporarsi quel momento, poi fa un piccolo passo e mi abbraccia, mettendo il viso nell’incavo del mio collo ‘’ mi dispiace, sarei dovuto venire da te ‘’ dice sfiorando la mia pelle con le labbra. Ricambio il suo abbraccio e gli accarezzo la schiena. Un’ondata di tristezza mi invade. Cosa è successo? Gabriel sembra traumatizzato! ‘’ Gabe … ‘’ dico allontanandomi e prendendo il suo viso tra le mani. Lo alzo fino a che non trovo i suoi occhi, e li incollo al mio sguardo ‘’ cosa è successo? ‘’ sbatte più volte le palpebre, come per risvegliarsi. Poi dolcemente, prende la mia mano e la toglie dal suo viso, dando un bacio delicato sul palmo e infine abbassandola senza interrompere quel contatto ‘’abbiamo incontrato dei membri di una squadra di basket che abbiamo battuto e ci siamo dati a botte … ‘’ continuo ad osservare quei lividi. Quei giocatori dovevano essere davvero infuriati per ridurlo così. Sposto lo sguardo sulla sua gamba rotta, e mi mordo un labbro. Così non può giocare per la finale. Mi mette un dito sotto il mento e mi fa alzare lo sguardo, incatenandolo al suo ‘’ devo stare a riposo a casa, e questo vuol dire niente scuola. L’allenatore ha detto che se non stiamo bene per la finale ci ammazza a tutti, e ha chiesto al preside di metterci in ‘ malattia ‘. Sono venuto oggi solo per firmare alcuni documenti e per far vedere al preside che, bhe … ‘’ dice guardando la gamba ‘’ … non sono in piena forma … ‘’lo guardo, triste ‘’ mi dispiace … non speravo di rivederti con un occhio nero … ‘’ lui ridacchia, e mi prende anche l’altra mano ‘’ vedila così, avrò più tempo per te … ‘’ alzo un sopracciglio ‘’ se volevi avere più tempo per me non andavi a qualche allenamento, o uscivi prima … diciamo che farti prendere a botte non è stata una grande idea ‘’ si fa serio ‘’ hanno detto cose che avrebbero dovuto non dire ‘’ afferma duro. Rimango meravigliata dal tono freddo della voce. Di solito Gabe non era un tipo che se la prendeva per qualche insulto, devono aver detto qualcosa di più importante. Sbatto le palpebre ‘’ del tipo? ‘’ chiedo curiosa. Alza un sopracciglio, divertito ‘’ certo che la tua curiosità non ha limiti ‘’ sorrido e alzo le spalle ‘’ la conoscenza è potere! ‘’ affermo con voce teatrale, che lo fa ridere. Poi il suo cellulare squilla e abbassa il viso verso la tasca dei pantaloni, prende il telefono e guarda lo schermo, impassibile. Si rivolge a me ‘’ sono i miei, mi aspettano al parcheggio. Devo andare ‘’ sotto il mio sguardo attento, rimette il cellulare nella tasca. ‘’ ti accompagno ‘’ affermo facendolo sorridere. Ormai il corridoio era quasi vuoto, e Noe era praticamente scomparsa. Una piccola fitta di senso di colpa mi invade, non le ho prestato la dovuta attenzione. Lentamente arriviamo all’ingresso principale. ‘’ mi vieni a trovare oggi pomeriggio? ‘’ mi chiede Gabriel, sorrido ‘’ certo ‘’ anche lui, sorride, contento, facendo illuminare i suoi occhi smeraldo. Si china e mi da un bacio delicato sulle labbra, che io subito ricambio. Quando si stacca e mi lascia la mano, sento freddo e lo guardo allontanarsi.

Non Lasciarmi MaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora