In effetti era vero, e non poteva negarlo, nonostante volesse farlo. Ad Harry mancavano i baci di Louis. Gli mancava il modo in cui si erano recentemente fatti più morbidi e più dolci, più lenti, quasi come se le labbra del riccio fossero diventate il suo posto sicuro, in cui avrebbe potuto aprirsi e mostrarsi vulnerabile.

Si chiese quindi che cosa significasse.

Louis gli piaceva, per caso? Gli piaceva non come amico? Gli piaceva oltre il sesso? Gli piaceva perché era più basso di lui e doveva alzarsi leggermente sulla punta dei piedi per essere alto quanto Harry? Gli piaceva perché aveva un modo tutto particolare di toccarlo, come avesse paura di stringerlo e spezzarlo? Gli piaceva perché rideva rumorosamente, illuminando tutta la stanza? Gli piaceva perché sapeva esattamente cosa dire? Gli piaceva perché era bello, intelligente e divertente? Gli piaceva perché prima di bere ogni cosa si bagnava le labbra producendo un rumore allo stesso tempo imbarazzante e tenero? Gli piaceva perché quando lo facevano arrabbiare stringeva le labbra in una linea sottile e si corrucciava? Gli piaceva perché accendeva la propria sigaretta da dentro la maglietta quando il vento era troppo forte? Gli piaceva perché gli aveva regalato il ciondolo di un aeroplanino di carta, sfiorandogli la mano delicatamente e dicendogli che si sarebbe meritato molto di più?

La risposta era praticamente ovvia.

E triste. Dannatamente triste.

Perché Harry sapeva, fin troppo bene, che qualunque cosa provasse, non era ricambiata.

Louis era stato così distante ultimamente, sempre lontano, pensieroso. Parlava poco, e quando lo faceva punzecchiava Harry o gridava il suo nome mentre lo fotteva. Rideva in maniera spontanea solo con gli altri, mai con lui. Quando lo faceva con lui era sempre sottile, corta, controllata, come si fosse spento. Non lo guardava come alcuni mesi prima, e non lo cercava mai solo per passare un po' di tempo insieme e basta, senza finire a rotolarsi nelle coperte e gemere nei cuscini. Sembrava che avesse paura persino a toccarlo, ed Harry davvero non capiva perché.

E quindi c'era quello.

Una cosa da niente, davvero.

Se solo Harry non avesse improvvisamente ricominciato a provare tutte quelle emozioni.

Si svegliava pensando a Louis, mangiava pensando a Louis, camminava pensando a Louis, fumava pensando a Louis, si drogava pensando a Louis, si addormentava pensando a Louis. E la parte più divertente era che se lo ritrovava persino nei sogni. Dire che fosse frustrato era un eufemismo. Sbuffava di continuo e si grattava la nuca confuso, andando avanti e indietro per tutta casa in cerca di risposte, senza mai riuscire a trovarne una che facesse al caso suo.

È vero, gli piaceva Louis. E quindi? Non sarebbe più riuscito a rimanere distaccato. Un paradosso colossale, dal momento in cui Harry non aveva fatto altro per tutti i vent'anni della sua vita, specialmente negli ultimi due. Era riuscito ad alienarsi così tanto dal mondo da non provare assolutamente nulla e poi, semplicemente così, Louis Tomlinson e i suoi occhi blu e i suoi problemi e i suoi baci soffici avevano fatto irruzione nella sua mente mandando tutto a puttane. E quindi cosa avrebbe fatto? Non poteva di certo dirglielo. Gli avrebbe riso in faccia, per poi probabilmente scoparlo sul tavolo o qualsiasi altra cosa a dire la verità, perché Harry non riusciva a pensare ad un singolo posto in cui non avessero fatto sesso. La cosa lo eccitava, lo scaldava, ma allo stesso tempo lo confondeva ancora di più.

Quindi, la mattina del ventinove dicembre, lasciò che il gelo scuotesse il suo corpo, perché forse così sarebbe riuscito a pensare a qualcos'altro che non fossero Louis e quell'imbarazzante emozione che chiudeva la bocca del suo stomaco e arrossava le sue guance. Non parve funzionare, comunque, e decise allora di chiudere i pannelli di vetro e lanciarsi nel letto, coprendosi la testa con le coperte e mettendosi comodo, aspettando di prendere sonno.

BITE [in revisione]Where stories live. Discover now