Capitolo 18: Sleepover

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"Non penso sia una buona idea," dico ad Alex mentre scendiamo le scale verso la taverna. "Verremo mangiati da zombie o finiremo come la ragazza nel film."

"Non abbiamo neanche visto cosa gli è successo prima che la corrente saltasse," Alex dice continuando a scendere gli scalini. Lo guardo male e poi realizzo che probabilmente è troppo buio perchè lui mi veda.

"Si come se non sapessimo tutti che sarebbe morta."

"Quindi?" Alex ride.

"E' esattamente quello che dico. Moriremo sicuramente."

Alex si ferma sulle scale e mette una mano sulla mia spalla. "Jackie è solo la cantina. Pensi che teniamo mostri qui giù?"

"No è solo che..." smetto di parlare.

"Hai paura del buio?" Alex finisce di parlare per me.

Sospiro. "Si immagino di si."

"Mi dispiace, ma veramente non dovresti aver paura; io sono proprio qui. E poi appena prendiamo le candele non sarà così buio, okay?"

"Okay," mormoro non sentendomi veramente meglio. Appena raggiungiamo la fine delle scale, Alex mi prende la mano e mi tira a sinistra. Passiamo in un labirinto di giochi da tavolo usando il cellulare di Alex come luce. Ci fermiamo di fronte ad una porta aperta.

"Questa è lo studio di mio papà. Ci sono sempre candele qui dentro," dice entrando. Rimango fuori dalla porta per un momento finché non sento un rumore forte.

"Ehi Jackie si sicura di non-"

"Ahhhhhhhh!" urlo e corro dentro la stanza. La porta si chiude di botto dietro di me.

"- chiudere la porta," finisce Alex.

"Cosa?" faccio un acuto.

"Non chiudere la porta," dice di nuovo e sospira. Alex si alza e cammina verso la porta che ho chiuso qualche istante prima. Muove la maniglia, ma la porta non fa niente.

"Siamo chiusi dentro?" dico orrificata.

"Già," dice Alex. "E' rotta da anni. Papà cerca sempre di aggiustarla, ma per qualche ragione quando si chiude si chiude a chiave da fuori."

"Cosa facciamo?" chiedo.

"Aspetta un secondo," dice Alex. Ruma in giro per la stanza per un attimo aprendo e chiudendo cassetti fino a che non accende un fiammifero e accende una candela, illuminando la stanza. "Molto meglio," Alex sorride tirando fuori il suo telefono.

"Ora cosa?" chiedo.

"Messaggio Cole per dirgli di venire a tirarci fuori," dice intorno alla piccola stanza tenendo il telefono alto. "Cavolo non riesco a trovare connessione." Chiude il cellulare e lo rimette nella tasca.

"Ho lasciato il mio di sopra," dico sentendomi in colpa, Alex mi sorride e basta.

"Non sentirti in colpa Jackie, non lo sapevi," dice.

"Quindi cosa facciamo ora?" chiedo.

"Dobbiamo aspettare finché Cole non viene e ci trova, ma nel frattempo..." dice prendendo un barile di legno e mettendolo in mezzo alla stanza. Alex mette la candela nel mezzo e avvicina due sedie, creando un tavolo. Poi va a delle vetrine, tira fuori due lattine di una bevanda e li mette sul tavolo.

"Ora cosa stai facendo?" gli chiedo mentre cerca su multipli scaffali nella stanza da lavoro.

"Cerco queste!" dice tirando fuori un vecchio mazzo di carte. "Quando ero piccolo mi sedevo qui e guardavo mio padre riparare cose. Quando si arrabbiava perchè non riusciva a riparare qualcosa, tirava fuori queste e mi insegnava a giocare a carte.

Mi siedo al tavolo sorridendo. "E' divertente, sarebbe stato bello se mio papà mi avesse insegnato cose così quando ero piccola."

Alex si siede. "Perché non l'ha fatto?"

"Era sempre via per lavoro. Non l'ho visto molto crescendo," dico spostando lo sguardo da Alex. L'ultima cosa di cui ho bisogno è dargli un altro motivo per farlo sentire triste per me, ma sorride e basta.

"Allora ti insegnerò qualcosa," dice incominciando a mischiare le carte.

Non so quanto siamo rimasti seduti a giocare in quello studio. Se erano cinque minuti o un ora non so dirlo, ma mi stavo divertendo. Alex ha cercato di insegnarmi alcuni dei giochi che conosce, ma mi infastidivo sempre, quindi siamo andati su un gioco più semplice.

Abbiamo parlato di tutto. La nostra infanzia, scuola, musica preferita, e anche vecchie cotte. Ho riso quando mi ha detto che gli piaceva una ragazza in seconda elementare che si chiamava Mildred. Mi stava incominciando a piacere Alex, e non mi stava dando fastidio che eravamo in un ammuffito seminterrato al buio. Avremmo potuto parlare per altre cinque ora, ma qualcuno ha finalmente realizzato che mancavamo.

"Dove diavolo siete?" sento Cole urlare da qualche parte nello scantinato. Alex si alza e va vicino alla porta.

"Qui," urla, e poi si gira a guardarmi e sorride. "Sembra che la nostra piccola avventura è finita e nessun mostro o zombie pauroso ti ha mangiato."

"Stai zitto," dico ridendo e dandogli una sberletta sul braccio.

Dopo alcuni minuti di ricerca al buio Cole trova la chiave che suo papà tiene vicino alla porta per aprirla. Mentre saliamo di sopra con alcune candele in mano, Alex racconta a Cole la storia di come ci ho chiusi dentro lo studio. Cole ride e mi chiama pollo.

"Non preoccuparti Jackie," Cole dice ancora ridendo mentre entriamo in cucina, "Ti proteggeremo da quei mostri paurosi."

"Oh si? Cosa farai starai fuori dalla mia stanza a fare la guardia tutta la notte?" Chiedo un po' scontrosamente.

"No," Cole dice pontando il salotto. Il pavimento è coperto di sacchi a pelo e c'erano pile di coperte e cuscini. "Ho pensato che possiamo dormire tutti qui visto che la corrente è ancora staccata."

Oh merda, penso mentre guardo il salotto, sembra che la nostra avventura non è finita stasera...

"Fantastico," dico sarcasticamente guardando entrambi i ragazzi. Alex sta sorridendo da orecchio a orecchio e Cole ha il suo sorriso arrogante in viso. Devo passare la notte in mezzo a due bellissimi ragazzi. La parte peggiore è che penso di avere una cotta per uno dei due.

My Life With The Walter Boys - ItalianoWhere stories live. Discover now