Mi aveva teso una trappola mortale nella quale ero caduta senza nemmeno ribellarmi, troppo meravigliata da lui per potermi accorgere che amandolo mi sarei rovinata con le mie stesse mani. Mi ero scavata la fossa da sola.

Mi meravigliavo anche di averlo potuto odiare in passato, cosa che in quel momento era impossibile. Se avessi potuto farlo sarebbe stato tutto più facile, ma era impossibile odiare la persona che si amava, o almeno per me lo era.

Mi passai le mani sul viso stressata e frustrata. Nel profondo di me stessa speravo che tutto questo fosse uno stupido sogno o solo la mia immaginazione, tuttavia era tutto più che reale e concreto.

Alesha, ancora a terra, aveva lo sguardo puntato su di me. Era strano il modo in cui mi guardava, era difficile capire cosa stesse provando. Era un misto di odio, dispiacere, compassione e rabbia. Probabilmente era quello che provava, ma non ero ero sicura.

Improvvisamente la mia rabbia si era trasformata in una lacerante malinconia che lentamente mi stava divorando. I sentimenti che stavo provando in quel momento erano troppi e soprattutto opposti fra di loro, pronti a distruggermi più di quanto già lo fossi.

Indietreggiai di qualche passo timorosa di girarmi e incontrare lo sguardo di Taylor che in quel momento sentivo bruciare su di me, avendo la conferma che lui fosse ancora sullo stipite della porta.

Mi sentivo stravolta, come se avessi corso una maratona e non fossi ancora giunta al traguardo, nonostante ciò ero sfinita tanto da non poter nemmeno muovere un muscolo.

Lentamente e a sguardo basso mi girai vero l'uscita e non potei no notare le adidas nere di Taylor. Era straziante pensare che non lo avrei più rivisto, tanto che mi chiedevo come avrei fatto senza di lui. Come avrei fatto a vivere senza lui, lui che era la mia ragione di vita, il mio ossigeno.

Camminai sempre a sguardo basso scoprendo che con lui ci fosse anche Alex, tuttavia non guardai nemmeno lui, mi limitai a superarli e correre giù per le scale mentre davo sfogo all'ennesime lacrime.

"Cosa significa?" Mi bloccai sui miei stessi passi rischiando di cadere sugli infiniti scalini di quel hotel. "Che cosa significa quello che ahi detto Melissa?" innumerevoli brividi percorsero il mio corpo facendomi freme visibilmente. Come avrei fatto senza la sua voce? Come avrei fatto senza essere toccata da lui? Come avrei fatto senza di lui?

Senza voltarmi e rispondergli, ripresi a camminare con sguardo basso.

Una presa sul mio braccio mi impedì di fare un'altro passo. Sussultai leggermente non aspettandomi una tale vicinanza.

"Guardami" mi ordinò, ma io no feci altro che fissare più insistentemente le scale. "Melissa ti prego guardami" ripeté facendo quasi cambiare direzione al mio sguardo.

Quando pensai si fosse rassegnato, la sua mano si posò sul mio mento obbligandomi a spostare lo sguardo sul suo viso e sui quei due meravigliosi occhi verdi-azzurri che risultavano essere leggermente più cupi e tristi del solito. I miei occhi si velarono ancora di più di lacrime quando incontrai quei due zaffiri.

Aveva una tremenda puzza di fumo e whiskey, dunque dedussi avesse passato quelle ore a bere e fumare.

"Perché ti vuoi arrendere?" domandò guardandomi fisso nelle iridi azzurre. Tremai leggermente trattenendomi dal scoppiare a piangere.

"Non ha più senso continuare a lottare Taylor" dissi flebilmente cercando di distogliere lo sguardo, ma il ragazzo difronte a me non me lo permise.

"Abbiamo...hai...lottato fino ad adesso, perché vuoi arrenderti?"

Sorrisi amaramente. "Ho lottato fino ad adesso da sola Taylor, o almeno per la più parte del tempo ho lottato da sola. Non c'è più nulla da fare, entrambi sapevamo che sarebbe andata a finire in questo modo e poi lo hai detto tu stesso questa mattina che le cose fra noi sono finite."

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