Capitolo ventitrè

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"Lo sai che ho deciso?"

Strinsi la sua mano ancora più forte. Svoltammo l'angolo.

"Che hai deciso?"

Ci fermammo prima di entrate nell'ascensore. Arrivò subito. Entrammo e premetti il bottone per arrivare al terzo piano, dove stava lo studio della dottoressa Brown. L'ascensore era grande e lucente.

"Che uscirò da qui" sfoggiai un sorriso a trentadue denti.

La sua reazione fu un semplice sorriso, ma significò più di mille parole in quel momento.

"Ce la farò secondo te?"

Uscimmo dall'ascensore dopo che le porte vennero aperte.

"Una come te se vuole veramente qualcosa la ottiene sempre"

Arrivammo all'esterno dello studio della dottoressa e un'infermiera mi chiamò subito.

Lasciai a Justin un bacio sulla guancia ed entrai.
La donna mi fece accomodare subito.

"Come stai Grace?"

Sempre la stessa domnda. Poteva almeno riformularla in qualche modo. Anche se mi avesse chiesto come mi sentivo in un altro modo il mondo sarebbe continuato ugualmente.

JUSTIN'S POV:

Lei era così...così bella. Era così fragile, ma allo stesso tempo forte. Andava avanti nonostante tutto. Aveva perso la madre, gli amici, non aveva nessuno. Aveva perso addirittura se stessa.
Era cambiata molto da quando l'avevo conosciuta. Se solo pensavo che qualche tempo fa l'avavevo trovata a vomitare e ora mi aveva detto che voleva guarire. Sapevo che poteva farcela. Era scattato qulcosa in lei, qualcosa che la averebbe aiutata a capire quanto valeva. Credeva di non essere bella, di non essere all'altezza di fare certe cose. Credeva di non valere nulla. Ma lei non sapeva quanto era capace. La trovavo bellissima nelle sue imperfezioni. La trovavo bellissima quando rideva e quando piangeva. La trovavo bellissima in pigiama e la trovavo bellissima vestita elegante. La trovavo bellissima perché semplicemente lo era. Non era come molte ragazze che per sembrare carine dovevano mettersi chili di trucco. Era bellissima e basta.
Una volta le dissi che era forte. Ovviamente lei negò. Mi rispose che se fosse stata forte non sarebbe rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Non le risposi, ma non perché stavo mentendo e volevo consolarla, ma semplicemente perché con le parole non si cambia idea sul proprio conto, ci vogliono i fatti.
Stava succedendo qualcosa dentro di lei, la Svolta, come la chiamava. Nessuno poteva aiutarla, doveva farlo lei. E doveva volerlo.

Le avevo promesso che la avrei portata in un posto speciale sabato. Sapevo benissimo dove portarla. Me ne aveva già parlato.
Avrei fatto di tutto per vederla felice. Non doveva più piangere. Ma perché doveva piangere?
Cristo, era così bella quando sorrideva.

GRACE'S POV:

'Caro diario,
Ci sono grandi notizie. Da dove dovrei cominciare? Forse dal dirti che Justin mi ha baciata. E che io ho baciato lui. Non avrei mai creduto che qualcuno mi amasse. Perché qualcuno dovrebbe amare una come me? Insomma, ho tutte le qualità negative di questo pianeta. Eppure qualcuno mi ama. Eppure qualcuno è rimasto con me.
L'avresti mai detto Grace?
Poche sere fa ero sulla terrazza dell'ultimo piano. Ti ho mai detto che l'adoro? Probabilmente si, perché è uno dei luoghi più belli che abbia mai visto. Lo so, può sembrare triste che una persona dica che una semplice terrazza sia il suo luogo preferito. Eppure è vero. Ha qualcosa di speciale. Adoro stare lì intere sere a guardare le stelle. Mi sembra di toccare il cielo. Le stelle si fanno guardare, loro sono così belle. Lasciano che io le guardi per ore. Non mi stanco mai e nemmeno loro. Quando sto su quella terrazza mi dimentico di tutto. La notte mi distrae e per questo la amo. Fino a poco fa, ero fermamente convinta che tutte le vite, eccetto la mia, facessero parte dell'universo. Vedevo tutti vivere mentre io morivo. Ma ora mi sento viva. Qualcuno si è fatto un po' più in là, facendomi spazio, e ha lasciato far parte dell'universo anche me.
Ho deciso di andarmene dalla clinica. Si, l'ho deciso io, da sola. Se pensi che scapperò ti sbagli. Affronterò questa persona che ormai non sono più io per tornare la vera Grace, perché io, non sono questo.
Credo di aver aperto gli occhi. Credo di essere sfuggiata dal buio che mi circondava come in una morsa da anni. Io voglio vivere. Non voglio sopravvivere.'

La dottoressa poggiò il mio diario sul tavolo. Sospirai e alzai lo sguardo. Le lacrime scorrevabo sul suo volto. Non l'avevo mai vista piangere con nessuno. E ora era lì. Davanti a me con la mano davanti alla bocca cercando di trattenere i singhiozzi. Non sapevo cosa dirle, ma ci pensò lei a dirmi qualcosa.

"Grace i-io" prese un fazzoletto dalla sua borsetta "sono felice"

Sorrisi non sapendo che dire.
Lei si alzò dalla sedia e mi venne in contro. Mi strinse tra le sue braccia. Aveva un buon profumo, tenue. Approfondii l'abbraccio.

"Ce la stai facendo, lo sai?" Chiese staccandosi da me

"Lo so"

"Ho sempre saputo che ce l'avresti fatta. Non ho mai dubitato di te"
Tornò a sedersi.

"Sei una ragazza forte" smise di singhiozzare "Hai anche trovato qualcuno che ha occhi solo per te e che ti ama veramente. Sono molto felice"

Diede un veloce sguardo al mio diario
"Lo sai che su quella terrazza non si potrebbe andare?"

Il suo sguardo tornò severo.
Come rovinare un bel momento.

"Si lo so" ammisi giocando con le punte dei miei capelli.

Dovevo ammettere che citare la terrazza in questione con la dottoressa Brown non era stata una delle mie idee migliori.

"Diciamo che è un piccolo segreto tra noi due" continuò con un piccolo sorrisino beffardo.

Scoppiai a ridere.

Era venerdì. Il giorno dopo sarebbe stato sabato. Come avevo promesso a Justin non mi ero tagliata. Ero pulita. Devo ammettere che era una bella sensazione. Niente più sangue. Niente più bende, niente più lamette.

Sarei andata con Justin via dalla clinica questo sabato. Non so dove di preciso, visto che al ragazzo piaceva farsi desiderare. Sapevo solatando che mi avrebbe resa felice, ma lo ero già. Mi aveva già resa felice la sua presenza, il suo sorriso, lui mi aveva resa felice, molto felice. E questo mi bastava.
Ogni luogo con lui era speciale e bellissimo. Allora il luogo 'specile' -come lo definiva- doveva essere un sogno.

Angel Guardian; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora