Capitolo sedici

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Quando torai in stanza, Justin non c'era. Meglio.
Dovevo valutare tutto della proposta che mamma mi aveva fatto.
Era positiva da una parte perché potevo farmi una nuova vita, essere una Grace totalmente nuova. Nessuno mi conosceva, potevo essere quella che volevo. Forse per questo avrei smesso di tagliarmi. Magari sarei stata felice, sarei stata con la mamma dopo anni.
Il lato negativo era che non avrei più visto Sara e Justin. Justin lo amavo, non potevo farci niente. Ogni volta che lo vedevo la testa mi partiva. Sara era la mia migliore amica e senza di lei non potevo stare.

Tirai leggermente i capelli per la frustrazione.
Non sapevo veramente che fare.
Poi però mi venne un'idea che cambiò tutto.
Se io me ne fossi andata, però i miei problemi avrebbero continuato a perseguitarmi, magari avrei davvero optato per il suicidio. In una situazione del genere, però, Sara e Justin non avrebbero sofferto perché mi avrebbero già dimenticato. Sarebbe stato meglio per tutti. Loro non avrebbero sofferto,  almeno.
Scrissi a mamma.

A mamma:
Prepara la stanza per gli ospiti.

Chiusi il cellualre.
Quella notte dormii pochissimo. Non volevo lasciarli.

Quando la mattina andai a fare colazione, Justin mi aspettava fuori dalla porta.
Come dirglielo?

"Ehi" disse lui.

Mamma mi aveva mandato un messaggio di risposta dove diceva che era molto felice.
Beh, io no.

"Ciao, Justin" falsificai un sorriso.

Non riuscivo a pensare ad altro che non fosse il mio trasferimento a New York.
Mi sarei fatta amici? Sarei stata una ragazza normale? Sarei uscita dalla depressione? Sarei tornata a scuola?

"Tutto bene bimba?" La voce del biondo mi riportò alla realtà.
Bimba? Sapeva tanto del modo di fare di un maniaco sessuale.

"Sì. Tutto bene, perché?" Dissi sorseggiando un po' di the.

"Sei pensierosa. Sei sicura sia tutto okay?"

Annuii mangiando un biscotto.

______________

Allora ragazzi, me ne vado a New York.
No, troppo duro.
Resto a New York forse per sempre, mi spiace.
No, avevo l'aria da strafottente.
Che casino.
Okay, glielo avrei detto così, come veniva.

Sara sarebbe venuta tra poco e Justin era con me. Perfetto, si fa per dire, ovviamente.

Bussarono alla porta e per la prima volta sperai fosse Susan.
Sara.

"Ciao. Sei qui" disse sorridendo spostando prima gli occhi su di me poi su Justin. "Fuori piove come se non ci fosse un domani"

In effetti era bagnata fradicia. Slegò i suoi capelli.

"Sapete che forse per Natale vado una settimana in Inghilterra a Londra? Sono felicissima" comunicò Sara. Si poteva leggere negli occhi suoi la felicità.

"È bellssimo" dicemmo io e Justin perfettamente contemporaneamente.
Ci guardammo e ridemmo.

Okay, Grace. È il tuo momento.

"Devo dirvi una cosa" dissi seria.

Percepii i loro occhi fissi su di me e, inizialmente, la cosa mi fece esitare.

Come viene viene Grace.

"Vado a vivere a New York" dissi timorosa.

Guardai Justin. Aveva gli occhi fissi su di me, con la bocca leggermente aperta.
Guardai Sara. Gli occhi spalancati e una mano sulla bocca.
Entrambi non riuscirono a parlare così decisi di farlo io.

"Vado da mia madre a vivere. Forse potrò cambiare vita"

"Quindi addio Los Angeles?" chiese la ragazza quasi piangendo

Sospirai.
"Non lo so, davvero non lo so"

Sara corse da me e mi abbracciò distruggendomi le costole.
Justin era andato via senza dire niente. Piansi sì, perché sarei andata a New York, ma soprattutto perché sapevo che le mie strade con Justin sarebbe state definitivamente chiuse.

JUSTIN'S POV:

Se ne andava. Per sempre. Andava via da me.
Avevo passato tutto il tempo a guardarla e a pensare quanto fosse bella. Ma era finito tutto.
Sincuramente a New York troverà un ragazzo che la farà sentire speciale più di quanto possa fare io, ma se lo merita.
Me ne ero andato via come un coglione, ma non potevo continuare a guardarla sapendo che se ne sarebbe andata.
Mi avrebbe dimenticato, ovviamente, ma io non lo avrei fatto.
La amavo, cazzo.

GRACE'S POV:

Era tardi, molto tardi. Piangevo sul cuscino. Justin mi avrebbe dimenticata, ma io no. Lo amavo. Lo amavo veramente. Sarei partita tra tre giorni. Mamma aveva già parlato con i dottori per lasciarmi andare e aveva trovato un biglietto per l'aereo.
Non ero felice, non lo ero affatto.

Non dormii niente.
La mattina speravo che ci fosse Justin, come sempre, fuori dalla porta a darmi il buongiorno. Quella mattina non fu così. In mensa non lo vidi.

Mi mancava tanto.

JUSTIN'S POV:

Quel giorno non andai alla clinica, da bravo coglione.
Mi mancava tantissimo Grace. Mi mancava il suo sorriso, i suoi occhi, la sua voce. Mi mancava tutto di lei.
Non sapevo neanche quando sarebbe partita. Poteva essere partita quel giorno e io non ne sapevo niente.
La sera, preso dai rimorisi, mi passò perla testa di mandarle un messaggio, ma non lo feci perchè non mi sembrava bello. Non l'avevo vista tutto il giorno e poi le avrei scritto via sms? Veramente da stronzi. Volevo chiederle scusa di persona.

GRACE'S POV:

Volevo chiedere scusa a Justin tramite sms, ma infine non feci nulla. Mi sembrava scortese.
La notte, quando gli incubi mi tennero sveglia, pensai che mi sarei dichiarata. Si, lo avrei fatto. Non avevo niente da perdere, giusto?

Grace Anderson, non fare il passo più lungo della gamba. A Justin non piacerai mai. A nessuno piacerai mai.

Per una volta non diedi retta alla voce, anche se mi faceva paura, come sempre.
Questa era la mia penultima notte alla clinica. Non mi sarebbe mancata affatto, soprattutto Susan. Mi sarebbe mancata solo la mia terrazza. Tutte le notti passate lì sopra, a rifelttere, a leggere ma anche semplicemente a guardare Los Angeles per distrarmi.

Era come se Justin mi fosse entrato nella testa. Non riuscivo a non pensare ad altro.
Immaginai la sua reazione dopo avergli detto ciò che provavo per lui. Sarei sprofondata, ma almeno non lo avrei più rivisto in faccia, anche se lo volevo tanto, perché sarebbe stato troppo imbarazzante.
Sospirai.

Grace, per una volta nella vita buttati, porca puttana, non hai niente da perdere!

Angel Guardian; jdbWhere stories live. Discover now