Capitolo undici

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"Come stai, Grace?"

Ormai il suo studio lo conoscevo a memoria. Ci ero entrata almeno un milione di volte ed era sempre la stessa storia. Non serviva a niente quella roba. Solo cazzate, cazzate a dismisura.

"Così così" le risposi.

La dottoressa Brown continuava a fissarmi. Squadrava tutti i dettagli del mio volto, senza perderne uno.

"Hai portato il diario?" chiese la donna.

Annuii velocemente e glielo porsi.
La dottoressa lo guardò velocemente. Per lei quel diario era la porta per la mia mente.
Bhe, si sbagliava. Le cose che scrivevo lì non erano niente in confronto a quelle che pensavo veramente.
Quel diario era per lei, ma non per me.

"Caro diario" iniziò a leggere ad alta voce. Odiavo quando lo leggeva ad alta voce "oggi sto come sempre, né meglio né peggio degli altri giorni.
Oggi ho litigato di nuovo con la mia infermiera, Susan. Si è arrabbiata perché non volevo fare colazione. È proprio una stronza"

La dottoressa si fermò e mi guardò con aria severa.
"Grace, te l'ho già detto. In queste quattro righe puoi evitare di usare un linguaggio volgare?"

Sbuffai e la donna mi fulminò con lo sguardo.

Continuò.

"Non la sopporto proprio.
In quest'ultimo periodo sto passando parecchio tempo con Justin. È simpatico e sempre disponibile ad aiutarmi. Mi ascolta senza giudicarmi, penso possiamo ritenerci amici. Non ho mai consciuto un ragazzo come lui.
Sara continua a venire a trovarmi tutti i pomeriggi. Le sue visite mi riempiono il cuore.
Mamma è ancora a New York e a quanto pare dovrà restarci parecchio. Mi manca.
Vorrei andarmene da qui ed essere una ragazza normale, ma non posso.
Sono stanca"

Mi guardò e sorrise falsemente.
"È okay"

Era okay.
Non mi aspettavo nessun riconoscimento come scrittrice, quindi mi accontentavo di un misero 'okay'.

"Abbiamo molte cose di cui parlare" disse schiarendosi la voce "quindi andiamo in ordine".

Sospirai. Volevo uscire.

"Perché non vuoi mangiare?"

Sbuffai.

"Non è che non voglio mangiare. Non avevo fame, tutto qua. Anche io sono un essere umano e a volte posso non avere fame"

Uno a zero per me.

"Grace. Ti conosco" disse sospirando "ti sta passando qualcosa per la testa, lo so e per questo ti fisseremo un incontro con la nutrizionista della clinica"

Uno pari.

Non dissi nulla.

"Poi" continuò sorridendo in modo strano "è la seconda volta che scrivi di questo Justin"

Non dirlo, non dirlo, non dirlo.

"Non è che ti piace?"

Mi piaceva? No, non mi piaceva.
Ma forse...
No. Non mi piaceva e basta.

Sorrisi "Mi spiace, ha sbagliato strada"

"Non ci sarebbe nulla di male. Anzi, sarebbe una cosa molto buona per te. Ti distoglierebbe dai problemi e forse ti farebbe uscire dalla depressione, non ci hai mai pensato? Ti farebbe bene"

"No! Non piace okay? Non sono innamorata di Justin e soprattutto non posso esserlo!"

L'ultima frase mi era scappata dalla bocca senza volerlo.
Con la Brown era così. Ti faceva esasperare per poi sputare la verità fuori come nulla fosse.
A volte la detestavo.

"E perché non potresti amarlo?"

Il danno era fatto, no? Tanto valeva dire la verità e sfogarsi un po' con lei, era pagata per starmi a sentire.

"Perché quando morirò meno persone possibili dovranno essere tristi" risposi incrociando le braccia come una bambina capricciosa.

"Ancora con questa storia del suicidio? Hai pure scritto nel diario che vorresti essere una ragazza normale. Bene. Puoi esserlo, Grace. Puoi esserlo se lo vuoi davvero. Lascia perdere quello che hai nella testa e comportati diversamente"

Lo volevo davvero tanto, ma non potevo farlo. Non potevo ignorare la voce. Me ne abrebbe fatto pentire. Mi avrebbe perseguitata giorno e notte, ancora più di adesso, fino al suicidio.

Una campanella con il suono piuttosto acuto mi distolse dai miei pensieri. Era l'avviso che l'ora della terapia era finita, per fortuna.
Mi alzai.

"Arrivederci Grace. Ti faremo sapere per quell'incontro con la nutrizionista"

Le sorrisi leggermente. Si poteva leggere la tristezza in quel sorriso.

"Arrivederci"

Misi le mani nelle tasche della felpa e feci per fornarmene in stanza.
Notai nella fredda e deprimente sala d'attesa, seduto su una delle sedie arancioni, Justin.
Mi avvicinai e non riuscii a trattenere il sorriso.

"Non serviva aspettarmi per un'ora intera. Potevi andare"

Si alzò e mi circondò con un braccio le spalle.
"Tranquilla. Volevo aspettarti e basta"

Alla fine, non tornammo in stanza,ma andammo in cortile un po'.
Era metà aprile e faceva ancora piuttosto freddo.
Ci sedemmo sul muretto e chiusi per un attimo gli occhi. Mi concentrai sul rumore della vita.
La vita ha un rumore? Sì, almeno secondo me.
Per me la vita di ognuno di noi ha un rumore specifico.
La mia è il silenzio. È il silenzio perché non succede mai nulla.
La mia vita sa di silenzio e suicidio.
Vorrei una vita che sa di rumore.
Il rumore dell'ultimo giorno di scuola.
Il rumore della musica talmente alta da spaccare le finestre.
Il rumore delle feste, delle giornate al mare e del Natale.
Vorrei una vita che si adatti alla mia personalità, ma non la ho.

"Hai mai avuto un ragazzo?"

Justin mi fece questa domanda così, dal nulla e senza un motivo.

"Perché me lo chiedi?"

"Non lo so" rispose semplicemente "dici che non hai mai avuto nulla di bello nella vita, ma per me non è così"

Ti sbagli Justin, oh quanto di sbagli.

"No, non ho mai avuto un ragazzo. Lo so, è strano. Ho diciassette anni e non ho mai avuto un fidanzato, ma forse perché ho passato gran parte della mia vita nella clinica"

Justin non rispose.
Un brivido di freddo mi percorse il corpo.

"Hai freddo?" Chiese il biondo con gli occhi come pozzi color caramello.

"Un po', ma fa niente. Non voglio tornare dentro, sto bene qua"

Si tolse a felpa grigia rimandendo in t-shirt e me la porse.

"No tranquillo, non ne ho bisogno"

"Secondo me si" disse facendomi l'occhiolino.

La indossai. Era una grande felpa che proteggeva un piccolo corpo

"Ora vado, ciao Grace"

Si alzò. Prima che entrasse nell'edificio lo chiamai "Justin"

Si girò.

"Noi due siamo amici?"

Sorrise.
Era uno di quei sorrisi che ti riempiono la vita.

"Si Grace, siamo amici"

Angel Guardian; jdbWhere stories live. Discover now