Capitolo sei

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La notte non chiusi occhio, ma non per gli incubi che mi assillavano, per il pensiero di Justin.
Non riuscivo a togliermelo dalla testa.
Forse avevo fatto la cosa sbagliata.
No.
Meno persone possibili dovranno rimpiangere la mia morte.

La mattina seguente non fu un buon risveglio.

Erano successe parecchie cose nella clinica le ultime settimane.
Una paziente era morta per anoressia e ora c'era sempre una via vai di gente.
I soldi diminuivano e il personale era stato ridotto. Ora c'erano poche infermiere per troppi pazienti.
Perlopiù, mi avevano sospettata di anoressia. Io non ero anoressica. Mangiavo poco. Avevo sempre mangiato poco. Avevo già di mio molti problemi e non volevo che l'anoressia si aggiungessere alla mia lunga lista.

Il pomeriggio quando Sara venne a trovarmi, capì che qualcosa non andava. Non le raccontai tutto. Le dissi solo del sospetto sull'anoressia che aveva il personale e di mia madre. Su Justin non aprii bocca.

Erano quasi le 21:00 ed ero nella mia stanza. Fuori si sentivano delle grida. Erano alcuni pazienti che, esausti, non avevano niente da fare che gridare.
Però quella sera le grida erano più forti del solito e iniziavano a farmi impazzire.

Continuavo a guardarmi freneticamente allo specchio non lo so neanche per quale motivo o forse sì.
Perché ero brutta.
Cercavo di sistemare i capelli in qualche modo per almeno sembrare decente, ma non funzionava.

'Non staranno mai bene, perché sei brutta' sussurrò la voce

'Deve esserci un modo. Le altre ragazze sono belle. Perché io no?'
Un suono flebile uscì dalla mia bocca.

'Perché le altre se lo meritano. Tu no. Fai schifo.' Dopo questo il suono debole sparì, lasciando spazio solo alla voce.
'Poi sei anche grassa. Sei una balena. Obesa!'

Iniziai a piangere. Dovevo fare qualcosa.

'Si. Tagliati. Tanto cedersti lo stesso. Perché sei debole. Te lo meriti. Meriti tutto il dolore che provi'

"Esci dalla mia fottuta testa! Ti prego." Urlai fino a far tremare i vetri.
Presi una lametta.
Me ne rimanevano solo due perché Susan me le aveva prese. Ma avevo imparato a nasconderle meglio.

Mi buttai a terra e feci un taglio sul mio polso. Poi un altro sulla coscia.
La mia pelle iniziò a colorarsi di rosso.
Stavo perdendo parecchio sangue.

Stavo per tagliarmi di nuovo, quando qualcuno mi ploccò e mi tirò su, in modo di vedermi in faccia.
Era Justin.

Per un attimo mi pietrificai.
Quel ragazzo era strano.

"Mi stavi spiando scusa?" Gli chiesi in lacrime.

Lui mi guardò per un attimo negli occhi e poi con uno scatto mi prese la lametta e la buttò a terra.
Altrettanto velocemente chiuse la porta.

"Passavo semplicemente di qua e... oh mio Dio, ma che hai fatto Grace?"

Il tono della sua voce era come preoccupato.

"Ti prego vattene" dissi sottovoce. Non avevo più forze per combattere.
Justin mi prese in braccio di peso e mi portò in bagno.
Mi fece appoggiare al lavandino, visto che da sola sarei caduta e mi lavò con l'acqua la ferita sul polso, quella peggiore.
Poi mi fece sedere sul water, prese una benda e il disinfettante. Mi disinfettò il taglio senza smettere di guardare il mio braccio, pieno di cicatrici e tagli.

"Ti prego non guardarmi il braccio" dissi togliendolo dalle sue mani.
Continuò a guardarmi e fregandosene di quello che avevo detto, continuò a fasciarmi dolcemente.
Mi appogiai al muro e iniziai a calmarmi.
Dopo aver fatto le stesse cose anche con la mia gamba mi prese e mi portò a letto e si mise seduto vicino a me.
Avvampai.

"Perché lo hai fatto Grace?" Disse rompendo il ghiaccio gelido che c'era tra noi.

"Sarebbe troppo lungo da raccontare" mi scappò un sorriso per non so quale motivo.

"Sarò felice di ascoltarti" disse sorridendo

Alzai le sopracciglia e sospirai.
Se avesse saputo solo che c'era nella mia testa non avrebbe neanche più voluto vedermi.

"Allora? Dai,dimmelo"

"Bhe, in poche parole perché faccio schifo" conclusi velocemente non avendo voglia di parlare.

Ma perché continuava a fissarmi? Persino il pavimento era più bello di me. Allora perché non mi toglieva gli occhi di dosso neanche per un momento?

"Non fai schifo te lo garantisco"

"Tutti dicono così, ma so che mentono. Dicono così solo per fai un piacere. Lo so, tranquillo" ammisi e per poco non piansi.

"E se io ti dicessi di essere la persona più sincera della Terra? Tu che diredti?"

"Che anche la persona più sincera della Terra ha mentito almeno una volta" risposi con aria di sfida.

Vidi Justin alzarsi e andare verso la porta.

"In ogni caso, io vado. A domani Grace" disse salutandomi con la mano.

"Aspetta" urlai mentre era praticamente in corridoio "domani?"

Lui mi guardò e sorrise.

"Sì. Hai detto di non avere bisogno di aiuto ma per me lo hai eccome... quindi, a domani tesoro"

Rimasi sola nella camera e provai una sensazione strana. Non la provavo da tempo.
Forse quella era la felicità.
Ma sapevo che la felicità non esisteva.
Però comunque mi sentivo strana. Possibile che Justin mi facesse quell'effetto?

Angel Guardian; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora