Capitolo tredici

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Ovviamente le mie preghiere non si esaudirono. Mi svegliai alla solita ora, solita prova alla bilancia, solita voce, solita vita.
Però quel giorno accadde una cosa strana. Perché non riuscivo a smettere di pensare a Justin? Cosa mi stava succedendo? Era possibile che mi fossi innamorata? Di Justin?

Quando entrò, non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia. Continuavo a sistemarmi istericamente il letto mentre Justin mi parlava, ma non lo ascoltavo.

"Grace, Grace mi stai ascoltando?" mi sentii scuotere il braccio.

Sorrisi distrattamente allontanandomi un po' da lui.

"Si, si certo" gli dissi mentendo spudoratamente.

"Allora andiamo" continuò.

Non sapevo dove, perché non lo stavo ascoltando, ma vista l'ora avevo dedotto che stessimo andando a fare colazione.

45,2kg.
45,2kg.
45,2kg.

"Sicura che vada tutto bene?"
Non realizzai immediatamente che quella domanda fosse per me quindi risposi con qualche secondo di ritardo.

"Si, si va tutto bene"

_________

Mi mancava la sensazione di quella lama fredda sul mio corpo caldo.
Erano un paio di giorni che non mi tagliavo e mi mancava da morire.
Volevo andarmene da tutto questo. Scomparire per sempre. Essere sotto terra. Morire.
I controlli sui pazienti erano aumentati, soprattutto per quelli più agitati -come li chiamava la dottoressa Brown, la quale però cercava di trovare un modo più cortese per intendere matti da legare-. Io ovviamente ero una di loro e non venivo quasi mai lasciata sola.

Sentivo la voce agitarsi. Stava scoppiando dentro la mia testa e io con lei.
Ero nella sala comune, seduta sul divano, a guardare la televione con Michelle, una quindicenne arrivata da poco. In reltà non guardavo la televisione e non guardavo con Michelle. Ero semplicemente seduta, inmersa nei miei pensieri da sola.

'Sei grassa, brutta e apatica. Fai schifo. Ti prego, vai in bagno, tagliati tutte le vene. Scompari una volta per tutte. Fallo ora'

Mi alzai per andare in bagno.

"Ehi. Dove vai?" Mi domandò un'infermiera dal fondo della stanza.

"A farmi una doccia"

Tornai in stanza, presi tutto quello che mi serviva per farmi la doccia e una lametta.
Andai in bagno, mi spogliai ed entrai nella doccia. Prima di aprire l'acqua mi tagliai.
Un taglio netto e profondo.
Sul braccio sinistro.
Sangue.
Tanto sangue.
Il sangue colava a terra.
Per circa cinque secondi, o anche di più, vidi tutto nero.
Mi accasciai un attimo a terra.
Piansi, piansi tanto.
Anche quello non era il taglio buono.
Bruciava da morire.

'Ma guardati. Non sei buona neanche ad ucciderti.'

"T-ti prego. Lasciami in p-pace" singhiozzai.

Trovai la forza per alzarmi e per lavarmi.
Mi asciugai i capelli e tutto il resto e me ne tornai in camera.
Con mia grande sorpresa vidi Sara.

Ci abbracciammo.
Iniziammo a parlare a più non posso, o meglio, lei iniziò a parlare a più non posso.
Il tempo volò come non mai.

Quando ero una ragazza normale mi ricordo che parlavamo ore al telefono. Parlavamo perlopiù più di cose insensate come l'odio reciproco per lo sport, le troie della classe e di quanto odiassimo i nostri cellulari che non funzionavano mai.

Stavo malissimo, ma non per il taglio che mi ero fatta nella doccia prima, stavo male per Justin. Sentivo un enorme buco nello stomaco quando pensavo a lui.

"Sara. Devo dirti una cosa" la interruppi dal suo discorso di quanto fosse noiosa la nuova supplente di biologia. "Credo sia importante"

"Cosa succede?" Domandò. Era piuttosto preoccupata.

Iniziai a singhiozzare.

Sara mi abbracciò e per poco rimasi senza ossigeno.
Mi calmai dopo un po'. Avevo il viso rigato di lacrime. Erano salate, calde lacrime percorrevano il mio viso.

"Dimmi che succede" disse Sara

Sospirai. Sapevo che potevo dirle tutto.

"P-penso di essere i-innamorata" venne di nuovo giù il mondo.

Sentii che il taglio sotto la felpa si era aperto.

"E di chi?"

Anche se mi aveva fatto questa domanda, era logico che sapeva chi fosse la persona in questione. Chi poteva essere se non lui?

"Justin"

Il taglio si era riaperto perfettamente. Sentivo che stava uscendo il sangue, quindi premetti con la mano destra la zona in questione.

Sara non disse nulla. Continuava a guardarmi. Infine, sorrise.

"È fantastico. Grace tesoro, sei innamorata. È bellissimo"

Vidi la felpa tingersi di rosso. Premetti ancora di più sul taglio.

"No Sara, non è bello. È terribile"

Sospirò. "E perché?"

"Perché sì" le dissi "non posso essere innamorata"

Sentii un oceano di tristezza uscire dal mio braccio.

Sara mi strinse a lei. Adoravo quando faceva così. Mi faceva sentire amata, almeno da qualcuno.
"Quando glielo dirai?"

Il mio braccio stava andando a fuoco.

Sorrisi.
"Stai scherzado? Ovviamente mai. Non dovrà saperlo assolutamente"

"Ma perché?"

"Ma secondo te? Primo, perché non ne ho il coraggio. Secondo, perché se magari lui non ricambiasse, come è ovvio, perderei un amico. Terzo, perché non sono alla sua altezza. Quarto, perché non me lo merito. Insomma, ho tutte le ragioni del mondo per stare zitta e non dirglielo"

"Sbagli. Ti minimizzi in una maniera allucinante"

Avevo bisogno assolutamente di una benda per il taglio. Aveva macchiato la felpa.

"Che hai lì?" domandò Sara indicando con un cenno del capo il mio braccio.

Cazzo, imprecai mentalmente.
Aveva visto che c'era qualcosa che non andava.

"Niente, tranquilla" le dissi cercando di sorridere.

"Grace. Non ti sarai tagliata di nuovo, vero?"
Si avvicinò a me e fece per alzarmi la manica.
Mi spostai.

"Grace, mostramelo"

Feci cenno di no con il capo. Mi scese una lacrima.

"Ti prego"

Perché le stavo tanto a cuore? L'avrei fatta soffrire troppo un giorno e non se lo meritava. Era così dolce, così disponibile. Era l'amica migliore che potessi desiderare.

Prese il mio braccio, ma quella volta non feci resistenza. Alzò la manica della felpa e vide il taglio.

"Perché?"

Piansi di nuovo. Ero proprio una lagna.

"È abbastanza profondo, Grace. Devi dirlo ad un'infermiera"

Scossi la testa, asciugandomi le lacrime.
"No, no ti prego. Mi manderebbero a fare i punti in ospedale. No, ti prego. Posso facela. Ti supplico, non dirlo a nessuno"

La abbracciai.

"Non farlo più ti prego"

Sospirai.
Sapeva pure lei che mi sarei tagliata di nuovo.

Restammo abbracciate per un bel po'. Meglio.
Era il posto migliore in cui potessi stare in quel momento.

Angel Guardian; jdbWhere stories live. Discover now