XVII

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Strabuzzo gli occhi, Liz mi guarda allibita con in mano il bicchiere pieno di acqua naturale fino a metà.
Luke stringe le dita attorno alle braccia bianche di Marco che tiene gli occhi puntati su suo padre.

Due paia di occhi azzurri che si incontrano, come due mari che fanno confluire le loro acque in un unico punto.

"Credo sia meglio andare" gridò il padre di Luke. "Leviamoci dalle palle" mormora Andy alla moglie.
In un secondo, i pochi invitati che c'erano, sparirono tutti passando dal cancello bianco nel retro giardino.

Stacco le mani di Luke alzandogli le dita una ad una, finché non s'allontana da Marco. Lo prendo in braccio, lo stringo al mio petto mentre lui mi fissa confuso.

"Che cosa credi di fare? Non puoi portarmi via Marco, non puoi!"
Lui sta zitto, si gratta la testa passando le dita in quei capelli biondi e sporchi.
Chissà da quanto tempo non passa sotto ad una doccia. Mi fa schifo.

"Marco, vuoi venire col papà?" chiede avvicinandosi a noi.
Mi ritraggo non appena vedo che tenta di allungare una mano su Marco.
"Vai via" dico a denti stretti.
"Bea, dài, lasciami mio figlio per un po'. Non sparisco mica."

"Tesoro, vai a giocare in camera" dico facendo scendere Marco dalle mie braccia. Lui obbedisce, apre la finestra e sgattaiola in casa, turbato.
"Che cazzo ti prende" strillo spingendolo dalle spalle. "Non mi porterai via Marco, hai capito?! Non me lo porterai via, non te lo permetterò!"
"Stai calma" mi dice a bassa voce.
Bestemmia, fruga nella tasca e pesca fuori una sigaretta tutta rovinata, piegata in due. Se l'accende e fa un tiro. "Mi sono perso tutto, Bea. Mi sono perso tutto e volevo solo cercare di recuperare."

Incrocio le braccia al petto e quasi mi manca il respiro.
Sento gli occhi inumidirsi e il corpo di Luke si trasforma in una figura informe e sfocata.
Non piangere, non piangere.

E invece piango.
Lascio che le lacrime mi corrano sulle guance fino a finire per terra, sulle assi di legno nuove.
Tengo la testa bassa.

"Non puoi cercare di riprenderti qualcosa che ti sei perso per sempre" mormoro tirando su col naso.
"Io voglio solo... rimediare a tutte le stronzate che ho fatto."
"Cosa ti fa credere che puoi rimediare?"

Alzo gli occhi su Luke che ha appoggiato il fondoschiena al tavolo di ciliegio. Continua a portarsi la sigaretta alla bocca, quattro tiri e già l'ha finita. Vuole uccidersi.

Butta il mozzicone in un bicchiere abbandonato con un goccio d'acqua dentro, che diventa subito nera.

"Perché siete la mia famiglia. La famiglia è per sempre."
Non rispondo, sto zitta e mi asciugo le guance con il palmo della mano.
Mi avvicino alla finestra e la apro, "puoi dormire sul divano" dico senza nemmeno voltarmi.

Entro in casa e vedo Marco sdraiato su un lato su un cuscino appoggiato tappeto del salotto. Mi guarda afflitto con quei sue occhi azzurri.
Mi siedo di fianco a lui e gli do un bacio sulla bocca prima di prenderlo e mettermelo sulle gambe.
"Cos'hai, amore?"

Avvinghia le braccia al mio collo senza dire una parola. Sento il suo respiro pesante premere sulla mia pelle.
Mi sembro mia madre, sempre stanca, perennemente melanconica, con tutte quelle rughe e l'odore di latte impresso sui vestiti.

Passo una mano sulla schiena del mio bambino finché non si stacca e continua a fissarmi come se volesse di dirmi qualcosa ma senza riuscire a trovare le parole giuste.

"Papà a casa?"
"Sì, papà è tornato a casa."
Ed eccolo lì, il suo sorriso con quei suoi dentini piccoli come lui, belli e bianchi.
È contento che suo padre stia a casa con lui, magari si immagina insieme a Luke mentre gli insegna a giocare a calcio o mentre gioca con le macchine che gli ha regalato mia madre.

"Mamma" dice Marco dimenandosi per voler scendere. Lo accontento e prende la rivista che ho comprato e lasciato sul tavolino da mesi, senza nemmeno leggerla. Si piazza davanti a me e inizia a girare le pagine finché non si trova davanti una foto che occupa due facciate.

Indica col dito e me la fa vedere, "voglio sorellina".
Rido e gli prendo le guance tra le mani dolo aver visto una foto di una famiglia, due figli, un bel marito e una moglie che cerca di fare la finta casalinga con i capelli tirati all'indietro in uno chignon perfetto.

"Vuoi una sorellina?" chiedo divertita. "Sei sicuro? Poi non sei geloso?"
"No, io voglio" risponde sicuro continuando ad indicare la foto. "Così".
"Luke" grido facendogli cenno di entrare. Lui obbedisce e si stravacca di fianco a me. "Marco vuole una sorellina."

Luke lo guarda, ride anche lui e gli scompiglia i capelli biondi.
"E se ti arriva un fratellino?"
"No, sorellina" afferma imbronciato.
"Vediamo se la cicogna vuole portarci una sorellina. Dài, ora vieni qui" dice Luke prendendo Marco e piazzandolo in mezzo a noi. " guardiamo i cartoni?"
"Sì!"

Accendo la televisione che è già su Disney Channel. C'è un cartone su Topolino, uno dei preferiti di Marco.
Guardiamo questo strazio tutti insieme, finché non s'addormenta.

Abbasso lo sguardo e Marco, che si è appoggiato al mio petto, si è addormentato con la bocca aperta.
Mi giro a guardare l'ora: le nove.
"Cazzo" mormoro a bassa voce. "Sono già le nove."
"Lo porto a letto? Già dorme?"
"Sì, si è appena addormentato."

Luke lo prende in braccio e lo porta nel suo lettino. Io gli tolgo le calze bianche sgualcite, tutte nere perché non vuole mai mettere quelle antiscivolo blu, dice che gli pungono sulle dita.

"Vado a letto" dico rompendo il silenzio. "Buonanotte."
Mi passo una mano tra i capelli e stringo le labbra in un mezzo sorriso.
"Bea?" Mi volto verso Luke. "Ti amo."

Abbasso lo sguardo e muovo un po' la testa, "notte".
Mi rinchiudo in camera, m'infilo sotto il lenzuolo anche se non ho per niente freddo. Sto a pancia in su a fissare il buio, con la testa infossata nel cuscino morbido.
Mi giro e rigiro nel letto pensando a Luke.

"Fanculo" dico alzandomi.
Sono le cinque del mattino.
Cammino trascinando i piedi fino alla cucina, dove c'è una luce accesa.

Vedo Luke seduto sullo sgabello davanti al frigoriferi intento a bersi un bicchiere del mio thé alla pesca.
"Vuoi?" mi chiede Luke alzando il braccio.
"Sì, grazie."

Mi porge un bicchiere pieno fino all'orlo. Bevo il thé ghiacciato mentre mi siedo di fianco a Luke che non stacca gli occhi da me. Fa passare lo sguardo dalla mia testa fino ai piedi, si morde il labbro.

"Dio" farfuglia passandosi le mani sul viso. "Sei così bella, Bea."
Sorrido e lo guardo impazzire perché ora non osa nemmeno toccarmi.
Mi alzo e raccolgo il tovagliolo che ho fatto cadere, sporgendo il culo in avanti, verso Luke.

"Sei incredibile" mi dice dandomi una pacca sul culo. "Non sai cosa ti farei."
Ghigno e i boxer di Luke già si alzano. Gli sfioro l'erezione con le dita, lui si mette più comodo, pensando che pochi secondi dopo avrei soddisfatto ogni suo desidero, ma si sbaglia di grosso.
"Buonanotte, Luke."

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Niente da dire se non che non riesco più a scrivere molto. Mi scuso per il capitolo obbrobrioso.

Se ne avete voglia commentate e votate.

Grazie di tutto, alla prossima.

Sotto il cielo d'ottobre, l.hWhere stories live. Discover now