XXIV

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Novembre 2015

Marco ha fatto un anno. Ha imparato a muovere i suoi primi passi da solo, arrabbiandosi quando io, per troppa premura, mi ostino a tenergli una mano. Vuole andare da solo, senza aiuto, anche se dieci passi più avanti cade per terra sbattendo il culo. Allora piange, mi guarda, allunga le mani verso di me e io lo prendo in braccio ridendo, "non è niente, Marco".

Sono passati dodici mesi. 365 giorni dalla nascita del mio bambino e lo stesso tempo dalla morte di Mila, di mia sorella. Dodici mesi e io piango ancora per lei.
Dio me l'ha portata via e in cambio mi ha regalato un angelo.

Ed è a Mila che penso il giorno delle mie nozze, quando mia madre si avvicina a me e mi guarda con quella faccia che solo una madre può avere il giorno del matrimonio di sua figlia, "la mia bambina si sposa" dice abbracciandomi con delicatezza, "sei bellissima!"
Sorrido e mi lascio avvolgere dalle braccia della donna che mi ha vista crescere, che piangerà non appena mi vedrà fare un passo verso Luke che mi aspetta agitato sotto l'arco bianco che abbiamo fatto mettere sulla spiaggia, finita la fila di sedie.

Marco mi guarda dal divano, ride mentre gioca con i lacci delle sue converse nere. Lui dovrà portarci le fedi accompagnato da mia madre e per l'occasione l'abbiamo dovuto vestire con uno smoking in miniatura.

Mia madre lo prende in braccio e mi indica mentre mi guardo allo specchio mentre cerco di sistemarmi il velo.
Fisso la mia figura riflessa nello specchio, sono una sposa. Mi sto per unire in matrimonio con l'uomo che amo di più al mondo e me ne rendo conto solo ora, che mi vedo per la quarta volta col vestito da sposa indosso.

Luke non mi ha ancora vista, "porta sfiga" dicevo scacciandolo via ogni volta che provava a spiare. Non ha idea di che vestito abbia preso, probabilmente pensa ad un vestito basic, ultra semplice e invece dovrà vedermi fasciata perfettamente da un corpetto interamente decorato, con una gonna voluminosa che mi fa sembrare una principessa.

"La sposa è pronta?"
Mio padre entra in camera, sorpreso di vedermi così bella, e sorride porgendomi la mano, "andiamo?"
"Ciao papà."
"Ciao Christopher" dice mia madre scocciata. Sono passati anni dalla separazione e ancora non si sopportano. "Va beh, noi iniziamo a salire in macchina."

Mio padre guida la sua Audi dopo averci piazzato, sopra al cofano, un grosso fiocco bianco.
Io, mia madre e Marco siamo dietro, "le fedi le hai?"
"Sì, tesoro."
"Il bouquet ce l'ho, Marco c'è, io ci sono, Luke? Luke è arrivato? Perché non credo di poter sopportare un ritardo da parte sua" blatero agitata.
"Beatrice Grace, Luke ti sta aspettando da ben venticinque minuti con tutti gli invitati e le damigelle."

Cerco di calmarmi inspirando più aria di quanta ne potessi contenere, guardo fuori dal finestrino e inizio a vedere la spiaggia, tutti gli invitati seduti sulle sedie bianche, chiacchierano mentre Luke si muove avanti e indietro torturandosi le mani.

"Bea, ti muovi a scendere" grida papà picchiettando le dita sul finestrino. "Sei già in ritardo!"
Scendo dalla macchina e guardo i miei genitori fissarmi, "stai bene?"
"Sì" mormoro stringendo le dita attorno al bouquet di rose rosse. "Andiamo?"

Prendo mio padre sotto braccio e la musica parte, i due musicisti che abbiamo ingaggiato cominciano a suonare i violini e a me prende subito il panico. Vedo Luke sotto l'arco bianco adornato da rose e lanterne accese.
Il crepuscolo alle sue spalle è magnificente. È tutto perfetto.

Lo sposo è pronto, un po' agitato, con lo smoking è ancora più bello e mi viene il batticuore.
Mi guarda con gli occhi lucidi, attenti e vigili su di me. Passa lo sguardo sulla mia figura mentre m'avvicino a lui e quando sono lì, davanti a lui, gli scende una lacrima che subito viene scacciata via dal dorso della sua mano.

Mio padre mi bacia sulla fronte, mi sussurra un ti voglio bene e mi lascia nelle mani dell'uomo che dovrà prendersi cura di me per il resto della nostra vita.

"Sei bellissima, Bea. Mozzafiato" dice Luke tenendomi per mano.
"Anche tu."

Il prete inizia a parlare, parla, ci fa pronunciare le solite frasi fratte, quelle che si dicono ad ogni matrimonio e dopo aver pronunciato entrambi il fatidico sì, vediamo Marco camminare impacciatamente sul tappeto bianco, con mia madre che gli sta dietro.

Luke si abbassa, gli carezza la testa scompigliandogli tutti i capello e Marco gli piazza il cuscinetto delle fedi in mano.
"Grazie, ometto" dice Luke prendendolo per mano.
Lo tiene lì mentre mi infila la fede d'oro e quando tocca a me, Marco vuole anche la mia di mano. Lo accontento e finalmente anche io metto l'anello a Luke.

"Puoi baciare la sposa" borbotta il prete.
E così mi bacia, sento il sapore delle sue labbra di nuovo, per la miliardesima volta da quando stiamo insieme, per la prima volta in quella giornata e giuro che più passa il tempo e più mi sento meglio, più mi sembra bello.

Luke, Marco, la mia famiglia riunita al mio matrimonio. Ho tutto quello che sognavo, tutto quello di cui avevo bisogno e non potevo chiedere di meglio.

Mi giro e Luke prende in braccio Marco che si guarda curioso in giro. Mio marito mi mette una mano sui fianchi, mi fa avvicinare a lui mentre il fotografo preme incontrollato il dito sul pulsante della sua Canon.

Guardo gli invitati alzarsi e lanciarci il riso mentre andiamo verso l'Audi di mio padre. I nostri parenti sorridono, Calum, Ashton e Michael quasi piangono, ridono. Sono tutti contenti per noi perché siamo speciali, non come quelli che si sposano solo per far contenti i genitori o come quelli che fanno una cerimonia da sogno per poi mollarsi due giorni dopo in luna di miele, su un'isola caraibica.

Noi siamo speciali, fatti apposta per stare insieme.

"Hai pianto" scherzo Luke mentre sale in macchina. "Ti ho visto!"
Pensavo mi dicesse che non era vero e invece lo ammette, "sono colpevole" mi dice. "Mi sono emozionato quando ti ho vista venire verso di me. Ho pensato a quanto fossi bella e a quanto io sia fortunato ad averti."

Gli do un bacio nonostante le lamentele di Marco che continua a mettere le mani nella mia scollatura e tirarmi giù il corpetto, "vestito" grida impacciato.
"Marco smettila di tirare il vestito" lo sgrido prendendogli le mani.
"Che peste questo bambino" dice Luke facendogli il solletico. "Come sei cattivo!"

Giocano finché non arriviamo al ristorante, rigorosamente sul mare. Un locale stupendo con una vista spettacolare. Luke non ha badato a spese.

Mangiamo tutti insieme, io aiuto Marco ad assaggiare qualcosa e Luke sparisce. Ad un tratto mi giro e non lo vedo più, "Liz, dov'è Luke?"
"Non lo so, cara."
"Papà, papà!"

Marco si agita, batte le mani mentre fissa un punto davanti a noi. La musica era cessata e tutti si girarono per vedere cosa stesse succedendo.
I 5 Seconds Of Summer si erano già piazzati sul palco dove stava suonando la band di prima.

"Scusa Bea" dice Calum sistemandosi il basso. "Ti prendiamo in prestito il marito per un po'."
Sorrido e alzo il pollice all'insù verso i ragazzi che iniziano a suonare. Vanno avanti per due ore, tutti si alzano a ballare, rimangono sedute giusto le nonne e le zie troppo anziane per muoversi così tanto.

Salto in piedi anche io, con Marco in braccio, e inizio a ballare col mio bambino in mezzo alla pista.
"Scusa bimbo" dice poi Luke. "Mi lasceresti la mamma per un ballo?"
Marco sgattaiola verso la nonna e io ballo con Luke. Si è tirato via la giacca e le maniche della camicia ora gli arrivano ai gomiti.

Mette le mani dietro la mia schiena, delicato, e io appoggio la testa sul suo petto. Ha i battiti accelerati, sento la cassa toracica abbassarsi e alzarsi sotto di me.
"Grazie" gli mormoro in un orecchio. "Ti amo."

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Mahalo per tutti i commenti e i voti, siete bellishimi *piange*.
Mi fa tanto piacere e niente, grazie ancora.
Al prossimo capitolo, Marti.

Sotto il cielo d'ottobre, l.hWhere stories live. Discover now