XI

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I funerali si fanno per i vivi, non per i morti. Ed era vero.
Tutti noi abbiamo bisogno di avere la certezza che il defunto stia bene, che sia in paradiso o chissà dove; nelle mani di Dio o all'inferno, a noi basta sapere che non soffra.
Ci aggrappiamo a queste credenze popolari per non affrontare l'ignoto, per farci dormire sonni tranquilli.

"Mila è morta perché Dio l'ha chiamata, è stato giusto così."
Il prete parla, dice cose senza senso. Lui non conosceva Mila, non è stato giusto così. È stato tutto: cattivo, scorretto, brutale, improvviso, ma non giusto. La morte di una giovane donna piena vita non è mai una cosa giusta e so per certa che Mila non avrebbe voluto morire, non ora. Magari tra mille anni, allora sì, sarebbe stato corretto, ma non così.

"Mila non era solo la mia fidanzata, era qualcosa di più. Un'amica, una perfetta allenatrice che cercava di spronarmi in tutti i modi di farmi muovere dal divano -la gente ride-. Sono passati quattro giorni da quando non la vedo, 96 ore, 'poche' penserete, e invece io le percepisco come se fossero un'eternità.
Un'eternità senza Mila, come posso sopravvivere senza di lei?"
La voce di Michael inizia a tremare e deve schiarirsi la voce prima di ricominciare.
"Un giorno, per scherzo, mi ha chiesto se sarei venuto al suo funerale. Allora le ho risposto che era una pazza, ma lei era talmente seria che le ho dovuto rispondere di sì. Le ho detto che avrei fatto un discorso degno di una come lei, brillante.
È solo che non avrei mai pensato che sarebbe successo così presto.
Non è stato giusto, strapparmi via Mila così. Che gran crudeltà. La vita è così crudele e Mila riusciva a sorridere anche a quella. Metteva di buonumore tutti, scherzava sempre, parlava, forse un po' troppo, ma era okay. A me piaceva così com'era. Io l'amavo e so di per certo che anche lei cambiava i miei sentimenti, me lo ripeteva sempre, anche dopo aver litigato."
Gli occhi azzurro verdi di Michael si incrociano con i miei e rimangono a fissarsi finché non finisce il discorso.
"Lei sarà sempre con me. La penserò ogni giorno, ogni minuti della mia vita perché la morte non può averla vinta, lei vivrà sempre nei miei ricordi."

Scende dall'altare e si rimette di fianco a me, con quella giacca elegante e la cravatta rosa, rigido come una tavola di legno. Mi prende la mano dopo essersi asciugato una lacrima mentre l'altra è incollata a quella di Luke.
Ha pianto anche lui, di nascosto, l'ho sentito singhiozzare sotto la doccia mentre usava il bagnoschiuma al cocco che ci ha regalato Mila.

"Amen".
Mi guardo attorno e la messa è già finita, tutti iniziano ad ammassarsi ed uscire in ordine, dopo la piccola bara marrone.
Ci alziamo anche noi e mettiamo piedi fuori dalla casa di Dio.

Addio, Signore. Ci vediamo al mio funerale.

"Se hai bisogno, noi ci siamo, Mike."
"Grazie amico, ma non avrò bisogno" farfuglia mettendosi le mani in tasca. "Mi riprenderò."
Fisso il carro funebre nero, avevano già chiuso tutto, erano pronti per andare al cimitero. Ma io non me la sentivo di andarci, non volevo vedere il corpo di Mila essere seppellito fino alla fine dei tempi. Sapere che è morta mi è bastato.

"Beatrice, tesoro."
Vedo mia madre corrermi incontro e abbracciarmi. Si avvinghia al mio corpo come un koala, mi stringe le spalle.
"Mi dispiace, Bea."
Gli do un paio di pacche sulla schiena e si stacca. Dietro di lei compare Mario, il suo nuovo fidanzato, il numero due, dopo papà.
"Ciao Beatrice, mi dispiace per la tua amica."
Non gli dispiace davvero, so che me l'ha detto solo per pura formalità.
"Grazie, Mario."

Mia madre ci ha proposto di accompagnarci a casa, ma noi avevamo la macchina già qui, parcheggiata dietro la chiesa.
"Ah, allora fa niente" m'ha detto dandomi un bacio sulla guancia. "Ci sentiamo al telefono."
Ci aveva liquidato così, senza nemmeno invitarci da lei, in quella casa che una volta era anche mia. Ma andava bene così, non avevo voglia di tornare là dentro.
"Ti è dispiaciuto che tua madre non ci abbia invitato a casa tua?"
"Non è più casa mia."

Luke guida verso casa mentre alla radio danno la canzone degli U2, With Or Without You, quella che ci piace tanto. Piaceva tanto anche a Mila.
"Tra poco è il tuo compleanno" dice Luke sorridendo. "Diciannove anni."
Cerca di cambiare discorso perché m'ha vista pensierosa. Sa che nella mia testa continua a frullare il nome di Mila, mi conosce fin troppo bene per non capirlo.
"Non voglio festeggiare" mormoro con la mano appiccicata alla bocca. "Non senza Mila."
"Bea, devi andare avanti."
"Mi è appena morta la migliore amica e tu mi dici che devo andare avanti? Come ti saresti sentito tu se fosse morto uno della tua band?!" sbotto. "Ho detto che non voglio festeggiare e basta."
Un "va bene" e non ne parliamo più.
Non ci parliamo più per tutta la sera fino a quando non andiamo a letto e ci ritroviamo a fare l'amore tra le lenzuola appena lavate, con l'odore dell'ammorbidente sotto al naso.

M'infila la lingua in bocca. Piccola, rossa e mite. Un'ora solo di baci, come due anni fa quando cominciammo a provare, a sondare un altro corpo dentro dentro di noi.
E in quel momento Luke non era più lo stronzo di prima, perché adesso lo volevo come una pianta cerca il sole, come una sanguisuga. Come tutte le cose stupide che si cercano nel mondo semplicemente per vivere.

Ci stacchiamo e ci guardiamo con dolcezza. I suoi occhi blu osano ad infilarsi nei miei, fino in fondo.
Poi mi bacia ancora, "ti amo" dice appoggiando la testa al mio petto.
"Anche io, ti amo."
Faccio incrociare le nostre gambe mentre gli passo la mano tra i capelli biondi, "scusa se ho sbottato, prima."
"È stata colpa mia, non parliamone più" mormora baciandomi il seno. "Odio quando litighiamo, ho sempre paura di perderti."
"Non mi perderai più, a meno che tu non faccia qualcosa di talmente stupido da essere costretta a lasciarti all'istante" rido perché me lo immagino, Luke che fa una cosa tanto stupida da non poter essere più perdonato. "Però non farlo, non mettermi alla prova."
Mi passa il dito sulla punta del naso, "Ti terrò stretta a me" afferma sicuro. "Talmente stretta che sarai costretta a chiedermi di lasciarti andare."
"Non ti chiederei mai di lasciarmi andare, mai."

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La prima frase, ovviamente, è una citazione, non mi ricordo di chi, ma è una citazione.

Comunque, punto primo, come ho già detto mi viene da piangere al solo pensiero di Michael, vi giuro. Poi Michael è Michael, ci sono affezionata ormai. Invece Luke fa il finto macho, poi si ritrova a piangere sotto la doccia.

Punto secondo, scusate se il capitolo è un po' corto, ma è uscito così. Spero vi piaccia in ogni caso.

Se avete voglia commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, grazie a tutti per i voti/commenti del capitolo precedente.
Adieu, Martina.

Sotto il cielo d'ottobre, l.hWhere stories live. Discover now