IV

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Il ticchettio delle lancette proveniente dalla sveglia sul comodino mi innervosisce. Mi giro dall'altro lato e accendo l'abat-jour. Lancio uno sguardo all'orologio: sono le cinque del mattino e io non ho ancora chiuso un occhio da ieri sera. Le due parole che mi sono scambiata con Luke hanno avuto un effetto pari a quello di tre litri di caffè. La mia mente sembra assorbire come una spugna tutti i miei pensieri; penso alla telefonata, a Luke. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se invece di essere a due parti opposte del mondo fossimo stati insieme. Penso a tutto ciò che saremmo potuti essere e Dio solo sa quanto avrei voluto che fossimo ancora un noi.
Sono ancora assorta tra miei pensieri quando sento il cellulare vibrare. Lancio un altro sguardo all'orologio per essere davvero sicura che siano le cinque del mattino.
"Chi cazzo è a quest'ora?" farfuglio tra me e me mentre mi allungo e afferro l'iPhone da terra, dove la sera prima lo avevo lasciato a caricare. Guardo attentamente lo schermo illuminato: un nuovo messaggio da Luke. Fisso imbambolata la scritta davanti a me e sbatto le palpebre più volte, cercando di capire se sto sognando o meno. Mi do dei buffetti sulle guance: sono decisamente sveglia.
Titubante sblocco la schermata e visualizzo il messaggio:

Bea, dobbiamo parlare.
Luke :)
Ore 5.02

Ora pensa che con una faccina persuasiva si possa risolvere tutto? Mi passo una mano tra i capelli e fisso soffitto bianco della camera. Mi accarezzo la pancia e m'immagino l'essere piccolo e fragile che sta crescendo dentro di me. Questo bambino è mio, è nostro e poi, quando diventerà grande, dovrò dirgli la verità. Dovrò dirgli che sua padre è una testa di cazzo. "Tesoro, tuo padre mi ha lasciata sola. Non so dov'è. Non c'è. Mi ha mollata, abbandonata come un inutile scontrino che ci si dimentica alla cassa dopo aver pagato."

Ancora? Io penso di averti già detto tutto.
Ps: non avevi cambiato numero?
Ore 5.07

La risposta non tarda ad arrivare e pochi attimi dopo il telefono mi vibra ancora tra le mie mani.

Ho un po' di cose da dirti.
Ps: Ho tirato fuori dallo scatolone il mio vecchio telefono...
Ore 5.10

Il suo vecchio telefono, quanti ricordi, quante nostre foto ci saranno ancora salvate dentro? Una volta mi fece un intero servizio fotografico mentre dormivo e, nonostante tutte le minacce che aveva ricevuto perché non voleva eliminare quelle foto tanto imbarazzanti, le aveva tenute tutte, aveva deciso di correre il rischio perché "sei tanto bella quando dormi", mi diceva. Mi riempiva sempre di complimenti e io mi sentivo speciale. In realtà era l'unico che mi faceva sentire davvero bene. I miei pensieri stanno vagando tra i ricordi e vengo avvolta da un velo di melanconia. Scuoto la testa cercando di pensare ad altro e proprio in quel momento mi arriva un altro messaggio.

Bea, hai dormito? Che ore sono lì?
Ore 5.15

Mi domando perché debba essere così apprensivo, non stiamo più insieme. Non mi sembra che in questi due mesi gli sia interessato se fossi riuscita a dormire o meno.

Come mai tutto d'un tratto sei diventato così interessato a ciò che faccio? Ti ho detto del bambino perché mi sembrava una cosa giusta, non per riaverti indietro e farti riavvicinare a me, anche perché credo di aver sofferto troppo per rivolerti ancora vicino a me.
Ore 5.23

Dopo tanto tempo, ho finalmente l'occasione di far capire a Luke quanto sia stato stronzo con me e non ho intenzione di sprecarla. Fremo al pensiero di leggere la sua risposta, un messaggio che non arriverà mai. Mi addormento mentre aspetto, con il telefono appoggiato vicino al cuscino.
"Bea, sveglia, tesoro."
La voce di mia madre mi fa aprire gli occhi. Mi tiro la coperta fino alle orecchie, odio essere svegliata se ho dormito pochissimo durante la notte, ma soprattutto odio essere svegliata la mattina presto, anche se in realtà so che non è esattamente mattina presto. Non credo sia decisamente l'alba, dalla finestra vedo il sole è già alto nel cielo. Con gli occhi socchiusi sbircio mia madre che mi sistema una pila di panni puliti nel cassetto.
"Ma tu per noia lavi sempre i vestiti?" chiedo assonnata.
Mia mamma mi guarda e finisce di piegare l'ultima maglietta. Si avvicina a me e mi posa un bacio sulla fronte, per poi darmi una pacca sul culo.
"È l'una, Bea. Devi alzarti, è tardi" ripete prima di uscire.
Ad un tratto sbarro completamente gli occhi e mi ricordo di Luke.
"I messaggi" farfuglio prima di iniziare a cercare disperatamente il mio cellulare tra le lenzuola. Finalmente lo trovo e controllo. Nessun messaggio da Luke e due da Mila. Mi siedo a gambe incrociate mentre faccio partire la chiamata alla mia migliore amica. Le racconto tutto e non faccio nemmeno in tempo a salutarla che mi chiude il telefono in faccia dopo un "sto arrivando". Rannicchio le coperte alla fine del letto e scendo le scale lentamente. Salto l'ultimo scalino ed entro in cucina. Mia mamma sta cucinando, si sente un profumo di ragù talmente buono che inizio a sentire un vuoto nello stomaco. Mi siedo sullo sgabello ed appoggio i gomiti sulla penisola di marmo mentre guardo mia mamma continuare a spadellare a destra e a sinistra.
"Pasta al sugo, è proprio quello che volevo per colazione."
"Sei incorreggibile, Bea" mi dice senza girarsi.
Mi alzo a prendere un bicchiere di spremuta dal frigorifero e mi risiedo al posto di prima mentre mi madre mi scruta tenendo lo sguardo basso.
"Beatrice Smiths quante volte ti devo dire di non camminare a piedi scalzi?"
Alzo gli occhi al cielo e faccio un altro sorso dal bicchiere colmo di spremuta d'arancia rossa.
"Scusa, Adolf" scherzo.
Scuote la testa, sta per rispondermi ma suonano alla porta e si ferma.
"Mamma puoi andare tu? È Mila" dico sottovoce.
Mia madre corre verso la porta come un razzo, trascinando i piedi per terra. Sento la porta aprirsi e mi alzo, sistemo le pieghe della maglia enorme che indosso e imbocco la porta per il corridoio.
"Mila an.."
Alzo gli occhi, mi aspetto di trovare il corpo minuto di Mila e invece mi vedo davanti a me un armadio. È Luke, proprio lui. Il cuore mi si ferma per un istante. Un vortice di emozioni mi nasce nello stomaco e s'irradia in qualsiasi parte del mio corpo. Cerco di mantenere la calma mentre mia madre non fa altro che passare lo sguardo da me a Luke, da lui a me.
"Torno a cucinare" farfuglia avvicinandosi a me. "Luke resta a pranzo."
"Cosa?!"
Non mi degna di uno sguardo e si rifugia in cucina, mi giro verso la porta, poi di nuovo verso Luke. Quando gli ha chiesto di rimanere a pranzo? Mi guardo e mi rendo conto di indossare solo un paio di mutandine e una maglia talmente grande che mi fa a vestito.
"Hai ancora la mia maglia" dice sorridendo.
Era la sua. Una delle sue maglia dei Blink-182 extra large. Ho lottato con le unghie per averla.
"Ci ho messo giorni per cercare di convincerti a farmela tenere" dico incrociando le braccia al petto. "Quindi ora è mia."
Luke si infila le mani nei suoi skinny jeans. Sembra cresciuto, le sue spalle sono enormi, non me le ricordavo così. È diventato leggermente più alto e la sua voce più roca, ma l'abitudine di indossare gli skinny jeans non l'ha ancora persa.
"Tua madre lo sa?" sussurra.
Mi avvicino a lui e continuo a controllare mia madre alle mie spalle. Gli afferro la maglia e lo faccio abbassare alla mia altezza.
"Vuoi farti sentire per caso? No, che non lo sa! Cosa credi, non è tutto così semplice come sembra a te" sbotto.
Abbassa gli occhi sotto il mio sguardo come un cucciolo bastonato.
"Vieni" gli dico trascinandolo in camera.
Non so nemmeno perché sto facendo tutto questo. Non si merita un cazzo, ma averlo visto dopo tanto tempo mi ha fatto uno strano effetto. Entriamo in camera e Luke osserva tutto, passa il dito sulla fila di cd che stanno sulla mensola sopra la scrivania.
"Sono aumentati" mi dice.
Mi siedo sul letto ancora disfatto e metto le mani sotto le cosce. Luke si gira e rimane fermo dov'è, senza fare nemmeno un passo. Si sente a disagio, si vede che questo non è più il suo ambiente.
"Sai, in DUE mesi ho fatto tanti acquisti" borbotto.
Lui abbassa lo sguardo per l'ennesima volta ed ecco che il senso di colpa s'impossessa ancora di me. Probabilmente mi sto sentendo più in colpa io in dieci minuti che Luke in due mesi.
Mi sento in ansia, controllata dallo sguardo vigile di Luke. Non stacca gli occhi da me e io lo vedo, è lì in procinto di dire qualcosa. Avanza di un passo e si ferma, si porta una mano alla bocca e parla.
"Mi dispiace, Bea."

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Un altro capitolo scritto. Ah, io adoro questa storia, credo sia una delle fanfiction più belle che abbia mai inventato (modestamente lol). Oggi sono contenta perché ho preso un "quasi sette" nell'interrogazione di filosofia e un sei in italiano, quindi ho deciso di pubblicare anche questo capitolo. Più tardi scriverò anche il capitolo successivo di Knockout.
Comunque, tornando a questo capitolo, spero vi piaccia. Aspetto qualche commento -le aspettative si alzano ohohoh-. Infine, grazie a tutti per i voti e commenti nei capitolo precedenti, vvb forever. Alla prossima, adieu (๑•͈ᴗ•͈)

Sotto il cielo d'ottobre, l.hWhere stories live. Discover now