27. Non è vita senza te

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Capitolo 27: "Non è vita senza te"

"Che diamine ci fa qui?" mi chiedo.

Il mio corpo è come bloccato. Da un lato, vorrei entrare in casa e chiudermi in camera, dall'altro lato vorrei sapere cos'ha da dirmi.

Resto ferma sulla porta per un po', indecisa sul da farsi.
Il cuore è palpitante, lo posso sentire benissimo, mentre corre all'impazzata.

Mi volto e faccio un paio di passi verso la porta.
Mi dico che devo essere forte, che devo entrare in casa e non pensare più al passato.
Continuo a ripetermi che è meglio per entrambi se la smettiamo, se ognuno torna alla propria vita.

Sto quasi per rientrare, la mano già ferma sulla maniglia. E più guardo la sua auto, più mi dico che è giusto così.

Apro la porta, entro in casa e sento il cuore continuare a correre, ma stavolta mi impongo di essere più forte.
I miei genitori sono ancora seduti in salone, li osservo da lontano mentre ridono e si guardano innamorati. Mi ritrovo a sorridere anch'io, sognando da sempre un amore forte come il loro.
Un amore che per un po' ho conosciuto.
Li osservo e i momenti con Federico mi appaiono come dei flashback, le nostre risate, ma anche i nostri litigi. Tutto ciò che facevo con lui, era così maledettamente perfetto.
Osservo i miei genitori e mi dico che anch'io merito di essere felice come loro.
Osservo i miei genitori e mi chiedo se con Christian sono davvero così felice, come voglio fare credere a tutti.
O più li osservo, più mi dico che devo andare da lui.

E mentre li guardo, qualcosa scatta dentro di me.
Mi sento sempre più fragile, giorno dopo giorno.
Sento come se stessi cadendo in un baratro e ho bisogno che qualcuno mi tiri su. E lui soltanto, é capace di farlo.

Alla fine mi arrendo, do la meglio al mio cuore, che mi fa muovere in direzione di quell'auto.

Esco velocemente da casa, lui è ancora lì.
Prendo un grande respiro e a passo spedito, mi avvio verso quella macchina.

Mi avvicino velocemente e quando ci sono vicina apro la portiera. Il cuore potrebbe scoppiarmi da un momento all'altro.

«Che ci fai qui?» domando con tono duro.
Sono curiosa di sentire cos'ha da dire, certo, ma il fatto che sia qui mi crea anche un po' di disagio.
E non so spiegare neppure io perché.
In fondo sono stata io ad uscire nuovamente per raggiungerlo, avrei potuto benissimo restarmene in casa e fare finta di nulla. Ma sono arrivata ad un punto di non ritorno, la scelta da fare è una, o con lui o senza di lui, ma stavolta per sempre.

«Sali, dobbiamo parlare» mi risponde lui.
Quasi non lo riconosco dal suo tono di voce.
Mi sembra così diverso. Sembra quasi arrabbiato e mi innervosisco, perché è stato lui ad allontanarsi da me, e adesso pretende che io gli obbedisca.

«Sei serio? Credi davvero che salirò?» più che una conversazione stiamo avendo un botta e risposta. Nessuno dei due è intenzionato a lasciar perdere la cosa.
Io più di lui, che ancora non capisco perché sia così ostinato adesso.

«Ti ho detto sali» mi ripete, il suo tono sempre più duro.

Mi guardo intorno, con la paura che qualcuno possa vederci. Poi fisso gli occhi sui suoi, ci vedo il mio Federico e sbuffo, rassegnata.

Alla fine salgo, chiudo la portiera e mi volto verso di lui. Le braccia incrociate sotto il petto.
Non ho intenzione di aprire bocca, voglio prima sentire cos'ha da dire.

Lui non la smette di guardarmi, ma non dice nulla.

«Allora? Cosa vuoi?» domando.
«Sono stato uno stronzo lo so» inizia.
Io annuisco, concordando con lui.
«Fai presto a dirmi ciò che devi, così me ne posso tornare a casa» gli faccio notare, il tono di voce da vera disinteressata, ma ahimè, io non sono proprio brava a mentire. La verità è che voglio sapere tutto, in primis, il perché ha deciso di ignorarmi, poi cosa lo ha spinto a tartassarmi di messaggi e infine il motivo per cui è venuto fin qui.

L'intervista • Come tutto è cambiato || F.CWhere stories live. Discover now