04. Che diamine ti è preso?

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Capitolo 04: "Che diamine ti è preso?"

Apro gli occhi di scatto, ma il sole accecante, che penetra dalla finestra, mi riporta a chiuderli immediatamente.
La stanza in cui mi trovo è immersa in un silenzio assordante.
Con gli occhi chiusi, sento la testa pulsare in maniera esponenziale, martella con un ritmo veloce e costante.

Mi faccio coraggio e provo a riaprire gli occhi, questa volta più lentamente, cercando in ogni modo di abituarmi alla luce.

La testa mi vortica, velocemente.
I postumi della sbornia fanno decisamente schifo.

Mi tiro a sedere, poggiando il corpo alla spalliera del letto e mi guardo intorno.

La sua camera è decisamente troppo ordinata, come non mi aspettavo che fosse, arredata in stile completamente moderno, con colori spiccanti.

"Decisamente non da lui" mi ritrovo a pensare.
Perché poi, lo penso? In effetti non conosco niente di lui, apparte il suo nome e la sua passione per il tennis. Mi guardo intorno, ma non noto nessun trofeo, nessuna medaglia appesa al letto, deduco quindi che non pratici quello sport in maniera agonistica. Sarà solo un hobby.

Prendo il telefono, poggiato sul comodino, e noto molte chiamate perse, da Noah ed Alba.
Realizzo subito che potrebbero essere preoccupati. Non mi sono comportata benissimo con loro e lo riconosco, ma avevo semplicemente il bisogno di staccare i miei pensieri e ho come la sensazione che mi sia servita, la notte appena passata. Che assurdità vero? Come può, la notte trascorsa con uno conosciuto, rivelarsi così illuminate? Magari mi sbaglio, magari sto solo cercando di convincermi che tutto andrà bene.

Mentre, ieri sera, entravo in questa casa, un senso di tensione inspiegabile si impossessò di me, ma se devo essere onesta, mi sento bene, non mi pento di niente. Come se avessi il bisogno di andare avanti anch'io.
Ma la vera domanda è: sono riuscita ad andare avanti?

Sbuffo, guardando ancora il display del mio cellulare e lo lancio sul materasso al mio fianco.
Mi preoccuperò di loro più tardi.

Mi alzo dal letto, con le gambe tremanti, infilo velocemente l'intimo e mi giro alla ricerca del vestito, che non trovo.

"Merda" impreco silenziosamente.
Per quanto io cerchi di rimanere concentrata, nella ricerca del mio abito, mi arrendo, forse troppo facilmente. Di lui nessuna traccia in questa stanza.

Do un'altra occhiata e prendo l'unico indumento presente che vedo nella camera. La sua camicia.
Quella bianca che indossava non molte ore fa.

Faccio scorrere lentamente i bottoni nelle loro asole. Arrotolo leggermente le maniche troppo lunghe e alliscio il tessuto leggero della camicia, che mi sfiora appena le gambe.

Mi avvicino alla porta, a piedi scalzi, e l'apro.
Il piccolo soggiorno si presenta ordinato ai miei occhi. Quasi del tutto occupato da un grande divano e da una TV al plasma che fa da sfondo.
Una piccola libreria si eleva nell'angolo più luminoso della stanza, e cattura la mia attenzione.

Prendo un respiro profondo e mi dirigo verso la cucina, da cui sento provenire un forte profumo di caffè.

«Buongiorno» sussurro appena, notando Chris di spalle, intendo a versare il liquido fumante in una tazza.
«Buongiorno a te, splendore» dice, voltandosi leggermente nella mia direzione.

Resto ferma, immobile, accanto al tavolo della cucina, totalmente imbarazzata.

Quando si volta definitamente, nella mia direzione, gli vedo fare un sorriso. Uno di quelli radiosi.
Mi porge la tazza, continuando a sorridere e si avvicina a me.

L'intervista • Come tutto è cambiato || F.CWhere stories live. Discover now