13. Lasciami andare e io lascio andare te

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*consiglio la lettura del capitolo con l'ascolto di "Allergica alle fragole" di Ayle. È ascoltandola che il capitolo è venuto fuori*

Capitolo 13: "Lasciami andare e io lascio andare te"

Entro nel mio ufficio con il sorriso stampato in viso.
Sono passati un paio di giorni dalla giornata al lago, giorni in cui, io e Federico ci siamo scritti con insistenza.
Mi è capitato spesso di pensare alla sciocchezza che stavo commettendo, ma ho deciso ugualmente di essere felice e fregarmene delle conseguenze. Che stupida vero?
Sono sempre combattuta, ogni singolo giorno, so solo che voglio essere felice e per esserlo ho bisogno di lui.

Completamente distratta, inizio a lavorare, mi impongo di liberare la mente, almeno quando sono in ufficio, per evitare di commettere sciocchi errori.

Al momento ci stiamo concentrando su sport in generale, ma ieri ho sento parlare Antonio in merito a una qualche amichevole della Nazionale.
E sappiamo tutti che Nazionale, equivale a rivedere Federico. In quanto prima giornalista sportiva, verrò spedita probabilmente a Coverciano e la cosa mi sta gasando molto.

I miei pensieri vengono interrotti da un leggero bussare dalla porta.

«Avanti» dico, fingendo di essere concentrata sul mio lavoro.
«Chloe, perdonami» alzo lo sguardo dal mio computer e incontro gli occhi dolci di Sofia.
«Oh Sofia, vieni, siediti pure» le indico la sedia posta davanti la mia scrivania.
«Non volevo interromperti, ma ho scritto quest'articolo e volevo il tuo parere prima di sottoporlo ad Antonio» mi passa i fogli stampati e io li afferro senza indugiare.
Inizio a leggere le prime righe dell'articolo, mi sembra ben strutturato, dettagliato, ma non eccessivo. Un ottimo lavoro insomma.
Finisco di leggere in silenzio, mentre sento i suoi occhi bruciare su di me.
Finita la lettura, alzo lo sguardo nel suo e sorrido.
«É perfetto. Antonio lo pubblicherà senza nemmeno una correzione» le porgo nuovamente il manoscritto e lei mi sorride.
«Mi fa piacere sentirtelo dire, ti ammiro molto».

Sofia va via, con la stessa energia con cui è entrata. Resto a fissare la porta, sorridendo.
Fin dal primo giorno ho pensato che avesse una forza esplosiva. È determinata, proprio come me, non lascia nulla al caso e pretende la perfezione assoluta.

Per tutto il giorno, resto nel mio ufficio, scrivo articoli, leggo altro materiale portato da Emma e Sofia, le mie stagiste. Indaffarata dal troppo lavoro, non mi accorgo che si è fatta ora di pranzo.

È solo quando il mio stomaco inizia a brontolare incessantemente, che abbasso lo sguardo sul mio orologio da polso. È decisamente ora della pausa pranzo.

Mi alzo dalla mia postazione e raggiungo la porta in un paio di passi. Quando l'apro mi ritrovo Emma e Sofia davanti.

«Chloe, stavamo giusto venendo da te» dice Emma, guardando prima me e poi Sofia.
«Che succede?» dico aggiustando la borsa sulla spalla.
«Pensavamo di andare a pranzo insieme» è Sofia a parlare adesso, mi sembra un ottima idea.
«Assolutamente si, muoio di fame» prendo entrambe sottobraccio e usciamo dall'azienda.

Chiunque ci veda, penserebbe di noi che siamo amiche. Con loro sono spontanea, non mi sento superiore, cerco semplicemente di aiutarle a realizzare i propri sogni. Come Greta ha fatto con me.

Raggiungiamo, in pochi passi, la piccola caffetteria in cui siamo soliti pranzare.
Ordiniamo il nostro pranzo e ci sediamo ad un tavolo, accanto alla vetrata.

«Come sta procedendo lo stage ragazze?» chiedo, tanto per fare conversazione.
«Bene» rispondono all'unisono.
«Il lavoro è duro, ma c'è tanta voglia di imparare» continua Sofia.
«Per me state facendo un ottimo lavoro» sorrido ad entrambe.
Nel frattempo, il cameriere ci porta il pranzo, lanciando uno sguardo ammiccante ad Emma, che arrossisce immediatamente.

L'intervista • Come tutto è cambiato || F.CWhere stories live. Discover now