23. Non posso farla soffrire

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Capitolo 23: "Non posso farla soffrire"

Resto per un attimo ferma sulla soglia della porta. Lo sguardo fisso su quel messaggio. Una parte di me, avrebbe voluto rispondere, ma la parte più razionale mi ha spinto ad ignorarlo. Non posso continuare a soffrire per merito suo.

Mi faccio coraggio ed entro in casa.
I miei genitori stanno chiacchierando in salone, con un calice di vino stretto in mano.

Li osservo per un attimo, in silenzio, per non far sentire la mia presenza. Quanto li amo. Vedere il loro amore attraverso i loro piccoli gesti. Il modo in cui si sorridono e si guardano complici.

Due braccia mi stringono forte, risvegliandomi dai miei pensieri. È Noah che poggia la testa sulla mia spalla, mentre insieme guardiamo coloro che ci hanno dato la vita.

«Oggi è il loro anniversario» mi sussurra, quasi come se non volesse spezzare quell'armonia con le sue parole.

Mi era completamente passato di mente.
Prendo la mano del mio gemello e insieme ci avviciniamo ai nostri genitori.

Mi fiondo subito tra le loro braccia, facendogli gli auguri per molti altri anni insieme. Sono la ragione della mia vita, gli unici che mai mi abbandonerebbero.

Il solo pensiero di tutto quello che fanno per noi, giorno dopo giorno, tutti i sacrifici che hanno affrontato per farci vivere serenamente. Niente di tutto questo può essere ripagato da parte nostra.
Ci hanno letteralmente donato la vita, facendoci crescere nell'amore e insegnandoci tutti i valori che contano in questa vita.

«Che belli che siete» sussurra Noah, mentre abbraccia la mamma.

E non posso che essere d'accordo con lui.
Il modo in cui si guardano, il modo in cui si prestano attenzione reciprocamente. Sono davvero bellissimi da guardare.

«Andate a prepararvi su, ceniamo insieme in centro» dice papà, alzandosi dal divano e esortandoci a sbrigarci.
Lui non è mai stato il tipo da smancerie, sarà per questo che dopo un paio di abbracci, cerca sempre il modo per divincolarsi.

Rivolgo un ultimo sorriso ad entrambi e mi decido a muovermi.

Salgo le scale velocemente, troppo presa da questa bella serata in famiglia. Questa ormai è una tradizione della famiglia Gervasi. Ogni anno, i miei genitori preferiscono trascorrere questa serata tutti insieme, anziché dedicarsi un po' di tempo per loro due soltanto.

Scelgo accuratamente il mio outfit, qualcosa di semplice, ma al contempo elegante.
Alla fine, opto per un vestito rosso, con le maniche in pizzo e lo scollo a V sia avanti che dietro, niente di troppo vistoso. Tiro fuori dall'armadio anche le mie décolleté nere lucide e la borsetta del medesimo colore.

Una volta preparato tutto, mi faccio una doccia rapida.
Dal bagno sento ancora i miei ridacchiare, felici come il primo giorno che si sono incontrati.
Sembra ripetitivo, ma sogno un amore come il loro e a un certo punto della mia vita ho anche pensato di averlo trovato.

Decido di sbrigarmi, anche per togliermi dalla testa queste stupide idee che mi piombano di continuo. Ma cosa posso farci?
Malgrado ci sia Chris ora nella mia vita, non riesco a non fare paragoni con Federico. E il fatto che adesso dal nulla sia riapparso, mi sta mandando in confusione.

«Finalmente» sento dire a Noah, fermo davanti la porta del bagno, con le braccia incrociate.
«Che vuoi? Ci ho messo un secondo» gli mostro la lingua e mi fiondo in camera mia.

Vestita e truccata, decido di acconciare i capelli in una coda alta, lasciando ricadere sul viso due ciocche di capelli biondi. Insomma, non mi sono messa proprio in tiro, ma alle volte un outfit semplice e un'acconciatura minimal rendono tutto molto più bello.

L'intervista • Come tutto è cambiato || F.CWhere stories live. Discover now