Nei treni la notte

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Charles

Respirai affondo, tentado di lasciar andare i mille pensieri che mi correvano nella testa come cavalli sbizzarriti.

Me n'ero andato come un disperato, avevo cercato la via più facile. Ero stato un idiota.

Quando i suoi occhi si erano scontrati coi miei, dopo quel momento di passione, mi ero sentito sprofondare; come se il mio cervello si fosse risvegliato e attivato un allarme e io avessi perso l'equilibrio.

Stavo camminando su un filo sottilissimo sospeso tra due parti contrastanti.

La ragione e il sentimento.

La desideravo più di ogni altra cosa, mi attraeva come nessun'altra aveva mai fatto e non si trattava solo di attrazione sessuale, Era qualcosa di profondo a cui non riuscivo neanche a dare un nome.

Quando era con me sentivo finalmente il silenzio.

L avevo rincorsa per mesi e, quando finalmente l'avevi avuta tra le mie braccia, me n'ero andato, mandando tutto a puttane.

Perché?

Perché avevo paura. Avevo paura che se ne sarebbe andata di nuovo, che avrebbe giocato di nuovo con me. Avevo paura che avesse ragione, che non saremmo mai stati niente, che nessuno di quei baci significasse qualcosa, che era tutto uno sbaglio.

Ero terrorizzato dall'idea di soffrire di nuovo, di amare qualcuno e poi vederlo scomparire dalla mia vita.

Era già successo troppe volte.

Osseravi la pista alle mie spalle, dalla finestra della mia driver room.

Suzuka.

I ricordi di quel 5 ottobre 2014 tornarono fulminei nella mia mente: la pioggia, la gru, lo schianto, il terrore.

Dei brividi di freddo mi percorsero tutto il corpo. Ogni volta che gareggiavo su questa pista sentivo uno strano senso di amarezza divorarmi dal profondo.

Mi mancava terribilmente e, quando mettevo piede qui, questo sentimento si ingigantiva.
Ogni volta pesavo che le cose potrebbero essere state diverse, che lui potrebbe essere ancora qui. 
Ma non è così.

Una lacrims solitaria mi scivoló sulla guancia, cadendo sulla mia mano.

Stavo imparando a conviverci. A convivere col lutto di Jules e  quello di mio padre, con questa paura costante di fallire e deludere tutti, col senso di colpa.

Avevo imparato a vivere col sorriso, ad andare sempre avanti e non rimuginare sul passato. A pensare positivo e sorridere sempre.
Ma il peso era sempre più forte e temevo  di spezzarmi.

A volte avrei  solo voluto sentire il silenzio, la pace.

Quel silenzio che solo i suoi occhi riuscivano a trasmettermi.

Mi massaggiai le tempie che pulsavano. Ero così confuso da non riuscire più a pensare.

Avrei solo voluto urlare fino a perdere la voce.

"Perché quando alzo gli occhi e guardo in cielo
Non vedo più l'arcobaleno
Ma solo il fumo delle fabbriche
Voglio sentirmi più leggero"

cascare nei tuoi occhi - Charles LeclercWhere stories live. Discover now