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Selene


stavo per aprire lo sportello della macchina, quando il telefono cominciò a suonare ripetutamente nella borsa. Chi diamine mi stava chiamando a quest'ora? cercai il telefono, che non accennava a zittirsi, tra le mille cianfrusaglie che avevo nella borsa e, quando riuscii a farlo riemergere, il nome che lampeggiava sul display mi colpì come uno schiaffo in pieno viso.

"pronto?" La voce preoccupata di mio cugino dall' altra parte mi stonò "Selene, dove sei?" era strano mi chiamasse e non potei che iniziare a preoccuparmi; l' ultima volta che lo aveva fatto non era stato niente di positivo, anzi. "Sono ad Abu Dhabi per il Gran Premio, che è successo Fra?" lo sentii dire qualcosa, che non riuscii a capire, a sua moglie, poi riportò l' attenzione su di me. "Non sei a Bologna? Non hai visto Elia ultimamente?" Elia? mio fratello, perché avrei dovuto vederlo, non avevo suo notizie da almeno sei anni "No perché, che è successo? non era in un centro di recupero?" l' ultima volta che lo avevo visto era quando lo avevamo portato a un centro di recupero per uscire dal giro in cui era entrato, dopo..."Non l' hai visto?! Ha detto che sarebbe venuto a Bologna da te" Perché scoprivo solo adesso di tutto questo? Perché mai avrebbe dovuto? "No, non ne sapevo niente, ma quanto tempo fa?"
"All' inizio di Marzo, prima dell' inizio della stagione, così era sicuro che fossi a casa" non si era mai presentato, cosa stava facendo? "Fra, non l' ho visto, ma ti ha detto perché veniva?" Avevamo perso completamente i rapporti, e non riuscivo a trovare una motivazione per riallacciarli. "Ha detto che voleva parlare con te e doveva portati una cosa...non ricordo bene ma ha detto che voleva farti una specie di favore" Conoscevo mio fratello, non era una persona su cui fare affidamento, non lo era mai stato "Che tipo di favore" stavo iniziando a preoccuparmi che avesse potuto fare qualcosa di grave "Non lo so Selene" sentii mio cugino sospirare, sconfitto. Sapevamo tutti che con Elia non era una situazione facile e c' era bisogno di stare attenti

"Sei libera questa settimana?" trattenni il respiro, sperando che non stesse per chiedere quello a cui stavo pensando "sì" risposi, col respiro bloccato in gola "devi tornare a Napoli Sel, dobbiamo parlare di un po' di cose" lo stomaco cominciò a rotolare su stesso, provocandomi il vomito. Non andavo a Napoli da almeno sei anni e avevo promesso a me stessa di non tornarci mai più; avevo troppi ricordi legati a quella città ed erano per lo più negativi. I flashback del mio passato cominciarono ad arrivare a raffica, provocandomi un giramento di testa che, aggiunto al voltastomaco, mi fecero rimettere, quel poco che avevo mangiato, sul ciglio della strada. Era un incubo.

"Sel, hey, stai bene?" Lando mi sposto i capelli dal volto accarezzandoli, scossi la testa mentre la tosse continuava a martellarmi la gola, che bruciava per l' acido. Odiavo vomitare, odiavo la sensazione d' impotenza che mi faceva sentire. " hey, è Tutto ok, tranquilla. Stai meglio?" mi accarezzava la schiena cercando di tranquillizzarmi, come avevo fatto io poco prima con Charles e, al pensiero, la nausea mi colpì nuovamente.

Partii quella notte stessa, non tornai neanche a Bologna, volevo togliermi questo problema più in fretta possibile. Mio padre non era stato informato, avevo chiesto a Francesco di non dirgli niente, non volevo anche lui in mezzo a tutta questa storia, era già troppo difficile così. Dormii per tutto il viaggio, travolta dalle mille emozioni che avevo provato durante la giornata. Ma neanche nel sonno ero serena, ero costantemente scossa da ricordi: della mia infanzia, della gara, di Charles.

Arrivai a Napoli la mattina presto, con le occhiaie, il trucco sbavato, i capelli arrufati e ancora i vestiti della sera precedente; Sembravo una scappata di casa, ed effettivamente un po' lo ero. Francesco mi accolse con un sorriso, nascondendo tutta la preoccupazione che provava per la situazione, e mi diede un abbraccio, che ricambia con un piccolo sorriso, d' altronde erano sei anni che non ci vedevamo. " Come stai?" mi chiese, caricando il mio bagaglio in macchina "stanca" risposi soltanto. Niente era cambiato dall' ultima volta che ero stata qui, come se il tempo si fosse fermato, come me da quando ero partita.

Il viaggio fu silenzioso, anche perché per la metà avevo dormito, non lo avevo mai fatto così tanto in tutta la mia vita.

Per tutto il tempo in cui mi occhi ero chiusi e il mio cervello spento, avevo solo un viso fisso in testa.

"Non vi ha detto Perché voleva vedermi, cosa voleva fare per me?" Chiesi a mio cugino e sua moglie, mentre rigiravo il secondo caffè della giornata, sperando facesse effetto. "No, è uscito dal centro e ha detto che voleva venire a trovarti" Rispose Marta, porgendomi un vassoio di biscotti, che rifiutai. Il mio stomaco non ero ancora in grado di assimilare cibo. "Ci sono un bel po' di cose che ti sei persa in questi ultimi sei anni Sel" annuii, avevo tagliato tutti i rapporti, con chiunque, ma ora avevo bisogno di risposte. "Cosa mi sono persa?"

"Dopo che lo avete accompagnato al centro di recupero e tu sei partita per Bologna e tuo padre per Milano, qualche mese dopo, sembrava veramente volesse uscirne, gli siamo stati accanto tutto il tempo. Due anni dopo è uscito ed è venuto a stare con noi, sembrava veramente stesse meglio. Poi, un anno dopo, lo hanno preso mentre spacciava, gli hanno dato due anni, e stato un duro colpo per tutti." si fermo a prendere un respiro, poi continuò "Quando è uscito ha voluto andare a vivere da solo, gli abbiamo dato fiducia, ma un mese dopo è quasi finito coinvolto in un omicidio, fortunatamente non c' erano prove contro di lui, ma l' abbiamo rimandato al centro. Poi tre mesi fa è uscito, è tornato da noi e a Marzo è venuto da te, o almeno, così doveva essere." Buttai giù il caffè in un sorso solo, cercando di inghiottire anche tutto quello che avevo appena sentito. Non avrei mai immaginato che la situazione avrebbe potuto essere così difficile: spaccio, droghe, tentati omicidi. Era troppo e sapere che era venuto a Bologna per vedermi, mi fece venire la pelle d' oca. Non riuscivo a dire nulla, ero troppo scossa da tutte le informazioni che stavo assimilando.

"Cosa pensi che dovremmo fare? abbiamo provato a chiamarlo ma non risponde" chiese Marta dopo qualche minuto di silenzio. scossi la testa "Non ne ho idea"
"Hai il suo numero?" mi chiese improvvisamente Francesco scossi la testa, sapevo dove voleva andare a parare, non volevo farlo, ma sembrava essere l' unica soluzione. Se veramente voleva parlare con me, avrebbe risposto.

"Perché ci avete messo così tanto a chiamarmi?" chiesi mentre salvavo il numero di Elia in rubrica "Perché fino a una settimana fa ci scriveva, diceva che era da te, all' inizio gli abbiamo creduto, poi abbiamo iniziato ad insospettirci e, quando ha smesso di rispondere alle nostre chiamate e messaggi, abbiamo deciso di chiamarti" E ora ci ritrovavamo in questa situazione di merda.

Quel pomeriggio tornai a Bologna, non avevo più niente da fare a Napoli e non avevo intenzione di restarci un giorno di più, mi erano tornati alla memoria troppi ricordi in solo poche ore.

Avrei chiamato Elia e gli avrei chiesto di venire da me e parlare, sperando andasse tutto bene.

Quando arrivai a casa mi sdraiai a letto e fissai lo schermo, con la mano tremante, per mezz' ora prima di trovare il coraggio di premere l' icona della cornetta.

Uno squillo...due...tre..."Lara"

"Scattered' cross my family line..."

cascare nei tuoi occhi - Charles LeclercWhere stories live. Discover now