Panic room

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"Selene un' ora e partiamo" mi informò uno dei miei ingegneri, dopo aver bussato alla porta della mia driver's room. "Ok grazie, 10 minuti e arrivo" mi rigirai sulla brandina continuando a fissare il soffitto, la musica che suonava a palla attraverso le mie cuffie, la tuta legata intorno alla vita. C' eravamo, la prima gara della stagione, la solita pressione pre-gara si disperdeva nel mio corpo come sangue. Presi dei respiri profondi, cercando di calmarmi, presi il mio quadernino degli appunti e ripassai i dettagli più importanti;ogni volta che compivo questo gesto mi tornava in mente il periodo della scuola che, seppur avessi frequentato relativamente poco, era stato un punto indelebile, tra i tanti, della mia vita. Nell' ultimo periodo, però, si stavano aggiungendo troppi punti che mi stavano segnando e, uno in particolare, con un nome e un cognome, mi stava marcando più di tutti, scavando a fondo e creando un solco che non se ne sarebbe andato facilmente. Charles Leclerc. 

Non avevo mai risposto al messaggio che mi aveva mandato la notte dell'ultimo dell' anno, anche perché, cosa avrei dovuto rispondergli? non avremmo mai potuto ricominciare, nulla sarebbe riuscito a togliermi dalla testa le parole che mi aveva detto quella sera. Nulla mi avrebbe fatto dimenticare la sensazione di protezione e sicurezza che avevo sentito nelle sue braccia o quando, semplicemente, aveva sprofondato i suoi occhi intensi nei miei che si erano mostrati deboli.

Avevo fatto il possibile per ignorarlo nell' ultima settimana; durante le interviste, nonostante le avessimo fatte insieme, avevo cercato di stargli lontana, di evitare il suo sguardo, di rispondere seccamente alle domande che mi facevano su di lui, cercando di fare le mie solite battuttine e frecciatine. L' ultima cosa che volevo era i media si insospettissero, specialmente dopo quell articolo.

Presi coraggio e uscii dalla stanza per prepararmi all' inizio della gara, partivo seconda, dopo Max e, se la strategia funzionava, avevo il podio assicurato e, speravamo, magari anche la vittoria. Mancavano dieci minuti all' inizio della gara e mi misi ad osservare sulla griglia, mentre gli ingegneri eseguivano gli ultimi controlli. Il mio sguardo cadde sulla Ferrari dietro di me, la numero 16. Non riuscii a fermare i miei occhi dal cercare il suo pilota. 

Il fiato mi si bloccò in gola quando, incrociando lo sguardo col suo, mi accorsi che i suoi occhi erano già puntati su di me. Per un istante mi sembrò che tutto intorno a me si fosse immobilizzato, sentivo solo il battito veloce del mio cuore; evitarlo e cercare di dimenticare quello che era successo era inutile  se,ogni volta che era davanti a me, automaticamente crollavo. Mi liberai dalla presa dei suoi occhi, sfuggendo a quell' apnea, e gli diedi le spalle continuando a prepararmi. Tremai mentre un rumore di passi si fece strada dietro di me, venendo verso la mia direzione. Ti prego no. Trattenni il fiato quando una mano si posò sulla mia spalla, facendomi voltare.

"Buona fortuna Sel" buttai fuori l' aria in un sospiro di sollievo, era Lando.  Mi voltai verso di lui, forzando un sorriso "Grazie Lando, anche a te" gli strinsi la mano sportivamente "Stai bene?" no, per niente. "Sì, tranquillo" un ingegnere mi fece segno che mancava poco e, prendendo l'occasione di questo momento, sfuggii allo sguardo preoccupato del mio amico e salii in macchina.

"Su i motori:5-4-3-2-1...via alla prima gara della stagione". La partenza che feci non fu delle migliori, ma fu abbastanza per tenere Charles dietro di me. Cercai di recuperare Max, ma era partito decisamente meglio rispetto a me ed era già in un buon vantaggio, lo seguivo ad ogni curva, cercando di prendere più scia possibile e sfruttarla per il DRS, ma continuavo a chiudere male le curve, prolungando la distanza col mio compagno di squadra e accorciando quella con la vettura rossa.

Il DRS non servì a molto,  eravamo al ventunesimo giro e continuavo a trovarmi alle spalle di Max e  Alonso, che ormai aveva sorpassato Charles, mi era alle calcagna.  "Red flag curva 7. Safety car" mi informò il mio ingegnere di pista attraverso la radio "Copy" risposi rallentando vedendo Max farsi più vicino, cos' era successo? la mia curiosità fu più forte di me "Cos' è successo?" domandai, cercando di capire la situazione "Leclerc e Russel, Charles gli è andato addosso" Aveva un vizio col buttare fuori la gente a quanto pare "Copy" speravo, per lo meno, che non fosse niente di grave. 

Quando passammo davanti alla curva, ancora in regime di safety,  buttai l' occhio di lato, osservando. La Ferrari aveva  un ala rotta e la Mercedes la fiancata danneggiata, che fosse stata colpa di Charles non c' erano dubbi. Lo vidi camminare lungo la pista, infuriato, il casco stretto in una mano mentre l' altra era immersa nei ciuffi di capelli. Non era sicuramente  stato un buon inizio della stagione per lui.

Cercai di concentrarmi sulla gara ma la mia testa era da tutt' altra parte, continuavo a sbagliare le curve e le difese, ricevendo lamentele e rimproveri da parte del team, e già mi immaginavo quelli che mi avrebbe tirato contro mio padre. Stavo aumentando il carico di pensieri e diminuendo la mia concentrazione e, senza neanche riuscire a fermarlo, mi ritrovai Alonso davanti e, all' ultimo giro, avevo davanti anche Lando. Tentai disperatamente di riguadagnare almeno il podio ma, per quanto mi sforzassi, i miei tentavi erano vani, avevo perso il controllo. tagliai il traguardo finendo in quarta posizione "P. 4" mi venne comunicato via radio, facendomi ribollire il sangue dal nervoso "Sì lo so!" affermai scontrosa e chiusi la comunicazione via radio.

Riportai la macchina al box e restai lì, in macchina a fissare il volante, per qualche minuto, mentre mi maledicevo mentalmente per essermi distratta, per aver perso un' occasione in un modo così stupido. Non avevo bisogno di sentirmelo ripetere dal team o da lui, lo sapevo da sola. Ero stata un' idiota. "le gare prima delle emozioni. Il successo e la tua carriera sono molto più importanti di tutto quello che provi" Continuavo a sentire nella mia testa, ripetendo il Mantra che mi era stato insegnato sin da quando avevo memoria. Quando vidi un membro del team avvicinarsi uscii dalla vettura, volevo stare da sola, lui cercò di fermarmi ma lo sorpassai senza neanche rivolgergli lo sguardo, e lui si arrese, conoscendo, ormai, il mio comportamento. Evitai chiunque si presentasse lungo la mia strada, tenendo la visiera bassa, e camminai velocemente verso il retro dei box, sperando di avere un po' di pace. Mi sedetti per terra e tolsi il casco per recuperare l' aria che stava iniziando a mancarmi, dovevo ripristinare il comando del mio corpo. Avevo bisogno di avere il controllo di qualcosa.

Stavo praticamente per addormentarmi quando udii un rumore di passi avvicinarsi e prendere posto a terra vicino a me, non alzai lo sguardo, non ne ebbi il coraggio. Tenni la testa premuta in mezzo alle gambe, sperando di sparirci in mezzo ed evitare tutto quello che stava accadendo e che sarebbe potuto accadere. Non ne avevo più le forze.

"Possiamo parlare? ti prego"

"Welcome to the panic room
Where all your darkest fears are gonna
Come for you, come for you
Welcome to the panic room
You'll know I wasn't joking
When you see them too, see them too"

cascare nei tuoi occhi - Charles LeclercWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu