Capitolo 42 - Emily

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La veranda si stende come un ponte tra il mondo interno della casa e l'ampio giardino

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La veranda si stende come un ponte tra il mondo interno della casa e l'ampio giardino. Roberto, il padre di Liam, è seduto su una sedia, con un libro aperto sulle ginocchia.
La luce del mattino filtra attraverso le foglie degli alberi, creando un mosaico di ombre danzanti sul pavimento di legno. Il silenzio è rotto solo dal fruscio delle pagine e dal canto degli uccelli.
Mi avvicino lentamente.

«Buongiorno, signor Roberto, come sta?».
La mia voce è morbida, rispettosa. Non voglio disturbare la quiete che lo avvolge.
Roberto alza lo sguardo dal libro, i suoi occhi sono stanchi ma gentili.
«Buongiorno, Emily. Potrei stare meglio, ma mi accontento. Tu, invece? Hai dormito bene?»
La sua voce ha un tono paterno, come se volesse sinceramente sapere come sto.
Annuisco. «Benissimo, grazie» ma mento.

Come faccio a dormire con la confusione che ho in testa?

Ho passato la notte a rivivere tutti i momenti con Liam. Le sue parole "il tuo cuore l'ho già rubato?" mi hanno tormentato perché la risposta è si. Liam ha rubato il mio cuore.

L'ha rubato quel giorno a casa sua, quando l'ho sentito cantare sotto la doccia e lui mi ha parlato di sua madre per la prima volta.
L'ha rubato quel pomeriggio sul Tevere, quando il sole si rifletteva sull'acqua e mi ha fatto assaggiare il gelato al pistacchio salato, facendo battere forte il mio cuore.
L'ha rubato quella sera terribile, che ci ha trovati a piangere l'uno nelle braccia dell'altro, senza dire una parola.
E ora non so cosa fare.
Mi sono innamorata un'altra volta di un collega, e non avrei dovuto.

«Ti va di prendere un caffè con me?» mi invita Roberto.
Annuisco, cercando di nascondere l'emozione che mi stringe la gola. «Certo, vado in cucina e glielo porto subito».
«Grazie, Emily. Sei un tesoro».

Nella cucina, Serena si muove con grazia, preparando due caffè fumanti. Il vassoio che poggia sulle sue mani è un piccolo scrigno di delizie: i biscottini al burro, appena sfornati, emanano un profumo invitante.

Esco all'aperto e mi accomodo nuovamente accanto a Roberto. Le tazze di caffè ci scaldano le mani, e i biscotti si sbriciolano sotto il morso.

L'aria è fresca, ma non pungente, sembra accoglierci con gentilezza.
«Sa dov'è Liam?» chiedo, cercando di nascondere l'agitazione.
«È uscito per correre. Dovrebbe tornare fra poco», risponde sorseggiando il caffè con calma.

«Io non riuscirei mai ad alzarmi presto per fare jogging. Non sono proprio un tipo sportivo», confesso.
Roberto annuisce. «Anch'io preferisco un buon libro alla corsa. Ma a Liam piace. Dice che lo aiuta a scaricare la tensione e a pensare».
«Beato lui, che ha tutta questa costanza», commento.

Poi, improvvisamente, la conversazione prende una piega inaspettata. Roberto mi guarda negli occhi e mi chiede: «Emily, da quanto tempo sei innamorata di mio figlio?»

Cosa?

Il biscotto si incastra nella mia gola, e inizio a tossire.
«È così evidente?» balbetto, cercando di recuperare la compostezza.
«Vi ho osservati ieri in piscina. Come vi guardate. Liam ha sofferto molto nella sua vita. Ti prego, non fargli del male. Non lo merita».

Le parole di Roberto mi colpiscono come un pugno nello stomaco. Non ho mai voluto far soffrire Liam, ma ora mi trovo in un groviglio di emozioni.

«Non voglio ferirlo», rispondo a malapena. «Ma siamo colleghi di lavoro, e la nostra scuola vieta relazioni sentimentali tra colleghi. E poi, abbiamo una bellissima amicizia. Non avrei mai dovuto innamorarmi di lui. L'amore complica sempre tutto. La prego, non dica niente a Liam».

Liam appare all'orizzonte, è accaldato ma sorridente. Il suo sorriso è un raggio di sole. Inaspettatamente posa le labbra sulla mia guancia, e il mondo si ferma.

È un bacio leggero, un tocco innocente, ma brucia come una fiamma sulla mia pelle. Le guance mi tradiscono, tingendosi di rosso.

Non mi ha mai baciato sulla guancia fino ad ora!

«Allora, di cosa state parlando?» chiede, afferrando un biscottino al burro.
Mi volto verso Roberto, e sgrano gli occhi. Vorrei che inventasse una scusa, che mi salvasse da questa situazione imbarazzante.
«Nulla d'importante», risponde Roberto, mentre lo guardo con gratitudine. «Stavo spiegando a Emily la trama di questo libro».

Roberto parla del libro con entusiasmo spiegando tutti i colpi di scena. Liam, sudato e attento, ascolta suo padre.

Io, invece, guardo solo lui.

È bellissimo, con i capelli spettinati e gli occhi che nascondono segreti.

«Okay papà», dice lui, «mi hai "spoilerato"tutto. Non c'è più bisogno che lo legga». Poi si rivolge a me: «Ho bisogno di una doccia. Se vuoi, possiamo fare una passeggiata al mare. Chiedi una coperta a Serena, così possiamo anche fare colazione sulla spiaggia».
«Si, è una buona idea», rispondo.
«A dopo, signor Roberto. Grazie per la chiacchierata».
Roberto mi ferma toccando la mia mano con delicatezza, proprio come farebbe un padre.
«Emily, non chiamarmi signor Roberto, ti prego. Mi fa sentire tremendamente vecchio. Solo Roberto, andrà benissimo».
«Va bene», dico, correndo di sopra.

Chiudo la porta e mi guardo allo specchio e penso ancora una volta a Liam.

Come ho fatto a cacciarmi in questa situazione? Come faccio a disinnamorarmi di lui, quando è sempre sotto i miei occhi, bellissimo e pieno di attenzioni per me?

Vorrei sparire come una bolla di sapone, ma il cuore non ascolta ragioni. È un amore che brucia, leggero come un bacio sulla guancia, ma profondo come l'oceano.

Da qui a qui, moltiplicato all'infinitoWhere stories live. Discover now