Capitolo 29 - Morstimulus

10 1 18
                                    

~Astra~

Non feci altri sogni, profetici o meno. Ciò non impedì al signor Potter di farmi incontrare la Cooman durante le vacanze. Per fortuna, suggerì di andare entrambe a casa sua; non ero interessata a scoprire in quale razza di catapecchia da zingara vivesse. Dovevo essere davvero una veggente, perché come avevo previsto, non servì a niente. La Cooman mi fece raccontare tutto nel dettaglio, poi cominciò ad esaminare eventuali elementi metaforici. Non molto utile dato che i miei sogni erano sempre stati molto letterali, e non c'era motivo di pensare che stavolta fosse diverso.

Non avere neanche il minimo controllo era frustrante. La Cooman era la nostra migliore opportunità, a quanto sembrava, ed era totalmente inutile. In quel momento, non potevo fare nulla tranne stringere i denti e prepararmi ad un altro sogno, o peggio, un altro episodio.

"Potremmo anche fare in modo che tu non sia mai sola," Colette suggerì, qualche sera dopo l'inizio del trimestre. James e Wren se n'erano andati da qualche parte con gli amici di James, quindi eravamo solo noi tre. Albus e Colette si stavano dedicando al loro passatempo preferito: macinare le stesse inutili idee per aiutarmi.

"Non aiuta," feci notare.

"Ma... Ma potrebbe," Albus disse, accigliandosi. "Magari riusciremo a notare chi sta lanciando l'incantesimo!"

"Beh, forse." Scossi la testa. "Ma se l'ho sognato, succederà."

"Non necessariamente," Colette disse. "Le profezie non funzionano così. Il loro potere sta nella fiducia che la gente gli ripone, e molte di loro finiscono per auto-avverarsi. Appena qualcuno la conosce, sono condannati a farla avverare."

"Non è una profezia," sbottai. Colette si accigliò ed io feci un respiro profondo. "Scusa. Ma ho ragione. Non è una profezia. Non sappiamo se i miei sogni funzionano allo stesso modo."

"Possiamo sperare, no?" Albus chiese.

"Mi sto seriamente stancando di sperare."

Albus e Colette si guardarono l'un l'altra. Ormai iniziavo a riconoscerlo quello sguardo. Lo sguardo da 'Hey, fai attenzione a come affronti la cosa'. Lo sguardo da 'Ecco che ricomincia'. Lo sguardo da 'Perché fa sempre così'. Era molto simile a quello che ci davamo tra di noi attorno a Wren, quando aveva atteggiamenti auto-distruttivi oppure era troppo dura con sé stessa, quando volevamo rimproverarla ma al tempo stesso sentivamo che l'avremmo rotta del tutto se l'avessimo fatto. Cominciavo finalmente a capire perché si infastidiva sempre tanto quando lo facevamo.

"Astra, lo so che è difficile affrontare questa cosa," Colette iniziò, "ma-"

"Lo sai?" Mi alzai. "Lo comprendi davvero? Perché secondo me non capisci proprio niente."

"Beh, ovvio, non capisco come ci si sente in questa situazione precisa," Colette disse acida. "Ma sono stata inerme in passato."

"Non sei mai riuscita a impedirti di fare del male alle persone? È di questo, che si tratta, Colette. Tu non capisci."

"Non puoi rinunciare alla speranza," Albus disse. "Dobbiamo continuare a cercare un modo per sistemare le cose."

"E cosa faremmo se non fosse possibile?"

"Non lo so," ammise. "Ma se fosse possibile?"

Volevo avere speranza. Volevo credere che non era così brutto, che potevamo trovare un modo per affrontare qualunque cosa mi stesse succedendo. Ma ad un certo punto bisogna affrontare i fatti, giusto? Non ero una bambina, e non potevo fare finta di nulla. Prima o poi saremmo dovuti passare dalla prevenzione alla reazione. E se prevenire era impossibile, la nostra priorità doveva essere limitare i danni che avrei causato.

We Will Shine - Star of Gryffindor Libro 6 - TRADUZIONE ITALIANAWhere stories live. Discover now