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Jackie

Non vado a un appuntamento da non so quanto.

Scott mi ha chiesto di uscire a cena stasera, anche se in realtà non è che me l'abbia proprio "chiesto", più che altro ordinato. Scuoto il capo, frugando nella mia cabina armadio per provare qualcosa. Il vestito rosso che ho indossato al casinò mi tenta, ma preferirei vestire qualcosa di meno appariscente. Tiro fuori un abito da cocktail nero, drappeggiato sulla gamba sinistra e con una scollatura a cuore stretta e due bretelline sottili. Ai piedi infilo un paio dei miei sandali senza cinturino, già messi in precedenza. Mi spruzzo il profumo preso dal comodino e in seguito mi dirigo in cucina per prendere la pochette argento, me la scordo sempre sulla penisola. I capelli lisci svolazzano sulla mia schiena a ogni passo e, presto, sento un clacson suonare.

Deve essere il taxi che ho chiamato.

Scott e io ci siamo scambiati i numeri ieri, nel pomeriggio. Anche se si era offerto di venirmi a prendere ho preferito evitare di mostrargli dove vivessi, per questioni di sicurezza. Beltran non so dove sia finito, non so neanche come potrebbe reagire all'idea di me che esco con un altro uomo. Sì, io e lui non stiamo insieme ma qua parliamo di un serial killer non di un semplice ragazzino del college. Il tassista mi porta direttamente verso il ristorante a quattro stelle di cui mi parlava Scott ieri, il Black Poison.

Appena il tassista si ferma di fronte all'ingresso, gli porgo i soldi e poi apro lo sportello. Mi dirigo verso l'enorme portone a vetrata, tirando la maniglia nera per poi compiere un passo all'interno del ristorante. Una donna, che credo faccia accoglienza, mi chiede se avevo la prenotazione e io non so neanche il cognome di Scott ora che ci penso. Sto per aprire bocca, quando a un tratto sento una voce maschile alle mie spalle. «Emilton» pronuncia. Giro il viso, trovando Scott con addosso un pantalone nero e una camicia bianca. È davvero divino, molto elegante e sofisticato. «Prego, da questa parte» ci invita la donna, camminando davanti a noi. Sento la mano di Scott posarsi sulla mia schiena e, in qualche modo, mi fa sentire a mio agio. Presto ci accomodiamo in un tavolo quadrato totalmente nero, in marmo e con un cestino di pane al centro. Ovunque mi giri trovo file di tavoli e diversi camerieri che vanno avanti e indietro con dei vassoi. Il ristorante ha un aspetto piuttosto moderno, ma anche stiloso. Sulle pareti trovo dei quadri tutti abbinati, e dagli stessi colori: neri, bianchi e rossi.

«Particolare questo posto» mi ritrovo a dire.

«Cucinano della carne fantastica, sempre se tu non sia vegetariana perché in quel caso hanno un menù a parte.»

Nego, dicendogli che mangio tutto.

Controllo il menù, sgranando gli occhi di fronte ai prezzi dei piatti: tagliata di pollo con le mandorle, quaranta dollari? Non frequento posti di questo tipo, quindi mi trovo leggermente a disagio in questo momento. «Credo che prenderò la carne cotta alla griglia e del vino rosso» asserisce, assottigliando gli occhi.

D'istinto mi viene voglia di ordinare una insalata speziata con dei gamberetti, ma al contrario suo prendo il vino bianco. Dopo che arriva il cameriere per prendere le nostre ordinazioni, lo sguardo mio e di Scott si incrocia e io arrossisco leggermente. «Non credevo mi invitassi a cena così, già al tuo primo giorno di lavoro» mi sorprendo. «Sono molto diretto, quando voglio qualcosa me la prendo» rivela. La sua sicurezza mi attrae, mi gasa anche ma non mi fa comunque scattare quella scintilla che ho provato solo ed esclusivamente con Beltran.

Maledizione, lo penso anche quando non dovrei.

«Non ne dubito, si vede che sei molto sicuro di te.»

Sorride, gettando una breve occhiata al cameriere che riempie il suo bicchiere con il vino rosso. Tento di scoprire qualcosa in più su di lui, ma deve essere un tipo chiuso e poco estroverso perché scopro solo che ha studiato criminologia e che attualmente sta svolgendo delle indagini sulla morte di Nolan. «So che tu conoscevi l'assassino» si schiarisce il tono, alzando i suoi occhi scuri.

«Lo conoscevano tutti, non solo io» nego imbarazzata.

«Sì, ma lei è stata l'unica che non ha esitato ad ascoltarlo o a incontrarlo. So che il direttore all'inizio si era rifiutato di darle la chiave della cella di Buscema o sbaglio?» alza un sopracciglio. La cena si è velocemente trasformata in un interrogatorio, sospetto anche che non avesse in mente di invitarmi a cena per conoscermi ma solo per farmi domande. Assottiglio gli occhi, aprendo il fazzoletto sulle gambe. «Non sbagli, mi sembri ben informato...» dico.

Forse capisce che il suo tono mi ha irritata perché di colpo si rilassa contro lo schienale e annuisce lievemente. «Scusami, non dovrei parlarne adesso» nega con il capo.

«Credevo che questa fosse una cena amichevole» parlo, ma subito mi zittisco perché viene il cameriere con i nostri piatti. Lo ringraziamo e in seguito do un'occhiata alle posate argentate, perfettamente lucide. Niente è fuori posto in questo ristornate, è incredibile. «Vedi, purtroppo prendo il mio lavoro troppo seriamente. Secondo mia madre dovrei darmi una calmata» sostiene, esasperato.

«Sei figlio unico?» chiedo, per conversare.

«Ho due fratelli più piccoli» afferma.

«Anche io ne ho due più piccoli, un fratello e una sorella» sorrido. La serata prosegue in modo più tranquillo e Scott si offre anche di pagarmi la cena. Quando usciamo dal ristorante mi chiede si io abbia voglia di fare una passeggiata e io accetto con piacere. «Non te l'ho ancora detto ma sei bellissima» rivela, guardandomi negli occhi. Cammino al suo fianco mentre il vento mi sposta lentamente i capelli dietro la schiena. «Ti ringrazio, anche tu sei molto attraente» dico, imbarazzandomi subito dopo per la mia schiettezza. Sorride, scuotendo il capo per poi infilare le mani dentro le tasche dei pantaloni. «Mi piacerebbe continuare a vederti» ed ecco che va di nuovo dritto al punto. Mi fermo, incrociando le braccia al petto mentre lui mi guarda da capo a piedi con i suoi occhi caffè. Credo di essere attratta da Scott, non è amore o un'infatuazione ma sento qualcosa in sua presenza, quindi decido di accettare la sua idea e di uscirci insieme.

«D'accordo, ma a patto che tu non mi faccia interrogatori» lo indico, mentre gli scappa un sorrisetto divertito che mi provoca un certo calore nel petto. Scott si offre anche di accompagnarmi a casa, quindi lo ringrazio e sorrido quando mi apre la portiera della sua auto sportiva. «Bell'auto» osservo, sfiorando il cruscotto color beige. Mi ringrazia, dicendomi che è una Mustang d'ultimo modello. «Dunque, non mi hai detto molto di te. Come mai hai deciso di studiare psicologia?» mi getta un'occhiata mentre guida. Non posso di certo affrontare l'argomento di Jesse con lui, quindi decido di dirgli una mezza verità. «Volevo studiare le reazioni umane, le reazioni alle conseguenze e questo mi ha portata a laurearmi» affermo, guardandolo brevemente.

«È un lavoro che ti dona» afferma, facendomi un complimento che nessuno mi ha mai fatto prima. Sorrido, ritornando a guardare fuori dal finestrino. Quando arriviamo nei pressi di casa mia, Scott si ferma dietro alla mia auto parcheggiata e io apro lo sportello, mettendo il tacco sull'asfalto. Spegne le luci, scendendo anche lui dalla macchina per poi fare il giro. Tiro fuori le chiavi dalla pochette, guardandolo un'ultima volta. «Sono stata bene.»

Inclina il viso di lato, mordendosi il labbro inferiore divertito. «No, non è vero: è stata una pessima cena e tu lo nascondi a fatica» scuote il capo, facendomi ridacchiare. «Volevo solo fare colpo, ma direi che ho fallito miseramente. Che ne dici se la prossima volta organizzi tu?» propone e io accetto divertita. Gli lascio un lieve bacio sulla guancia, augurandogli buonanotte per poi aprire il cancello sotto il suo sguardo di fuoco.



Angolo autrice:

La vera domanda è: Scott o Beltran?

Chi scegliereste?

Mi raccomando seguitemi alla pagina Instagram Car_mine01 per restare aggiornate sulle mie storie e il mio libro.

Un bacio.


Il Male In TeWhere stories live. Discover now