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Jackie

«Tu non alzerai un dito, Beltran mi hai capito?»

Scuoto il capo, fulminandolo con gli occhi per l'assurdità della sua minaccia. Non riesco a crederci, sta seriamente pensando di arrivare a tanto pur di avermi? Minacciare la mia famiglia non è una opzione da neanche prendere in considerazione, così facendo non fa altro che peggiorare tutto. Inclina il viso di lato, curvando le labbra in quel suo sorrisetto spavaldo che mi fa tanto innervosire. Compio un passo in sua direzione, mentre lui non si scompone più di tanto. «Che cosa vuoi da me?» domando.

«Non puoi entrare in casa mia come e quando ti pare, non puoi neanche mentire alla mia famiglia e spacciarti per chi non sei» elenco, con la mano alzata.

«Vuoi che dica loro la verità?» domanda, con aria da spaccone. Lo guardo in tralice, è abbastanza evidente quanto sia nervosa e il suo spirito non aiuta in questo istante. Beltran si stacca dal muro, compie un passo in mia direzione e abbassa il viso verso il mio. Ancora una volta me lo ritrovo troppo vicino, perdo il fiato e mi costringo a guardare ovunque tranne che lui. Il suo naso sfiora il mio ripetutamente, so cosa sta facendo: cerca di ammorbidirmi ma non funziona e infatti mi ritraggo. «No, qua si tratta della mia famiglia e tu mi hai appena minacciata» scuoto il capo, affranta. Non mi stupisce il suo modo di fare, di indebolire le persone, d'altronde è un assassino. Tuttavia, il suo atteggiamento di minaccia, non mi sta bene.

«Non succederebbe se tu mi dessi ascolto» esordisce.

Lo guardo negli occhi, in quelle iridi azzurre e non capisco niente. Mi osserva con impassibilità, tuttavia nel fondo delle sue pupille riscopro una piccola fiamma che brucia come il migliore dei fuochi. «Quello che tu mi chiedi è una follia: vorresti che io tacessi, che ti coprissi e che ti dimostrassi assoluta fedeltà» mi trema la voce. «Ma come posso farlo se tu sei tutto ciò da cui i miei genitori mi hanno messo in guardia?» domando, indietreggiando quando tenta di prendermi il polso. Si lecca il labbro inferiore, aprendo e chiudendo la bocca finché non trova le parole adatte. «Continui a vivere una vita che in realtà ti rende felice a metà» ammicca, mentre io gli dico che non sa di cosa parla. «Allora perché tu, sei l'unica che ancora non è scappata via da me?» accenna, tornando serio.

Boccheggio, dicendogli che non sa cosa dice.

Alza un sopracciglio, facendosi avanti. «Non mi denunci alla centrale, non mi eviti e non tenti neanche di rispedirmi al penitenziario» schiocca le labbra divenendo tetro e costringendomi a fare un passo indietro. Finisco contro il muro di lato al bagno, mentre lui poggia le mani ai lati del mio viso e mi impedisce la fuga. Questa posa mi costringe a restare ferma dove sono ma allo stesso tempo sento di non volermene andare via.

Ha un profumo da uomo davvero sensuale.

Inspira sulle mie labbra, il mio cuore fa le capriole per la vicinanza. Assottiglio gli occhi, mentre lui si lecca il labbro inferiore guardandomi la bocca. «Sappiamo entrambi quale sia la verità, mia cara analista» era da un po' che non mi chiamava così.

«Smettila» mormoro in difficoltà.

«Non sto facendo niente» nega, tuttavia sento una protuberanza vicino l'ombelico. Mi manca il respiro, siamo così vicini che basterebbe un centimetro per baciarci. Il cuore va a mille, i suoi occhi si spostano nei miei e, proprio quando tenta di azzerare la distanza, dei passi al piano di sotto ci ridestano. Giro il capo verso le scale, inspirando di colpo. «Devi andartene, non... non puoi restare qui» tremo, incerta. Lentamente toglie la mano dal muro e prende le distanze da me, gettandomi una breve occhiata per poi avviarsi verso gli scalini. Mentre lo osservo scendere le scale di spalle, mi domando in cuor mio quando lo rivedrò. Ecco, questo è l'effetto che lui ha su di me: mi manda completamente fuori di testa e annebbia la mente. Ancora prima di ragionare, mi dirigo verso gli scalini e lo richiamo. Si ferma a metà scala, voltandosi a guardarmi con espressione imperscrutabile.

«La mia famiglia non si tocca» intimo, seria.

Alza un sopracciglio, come se si stesse aspettando altro da parte mia. «Sei venuta per dirmi solo questo?» chiede.

«Sì» annuisco, mentendo a me stessa oltre che a lui.

Se seguissi il mio cuore, gli direi di restare ma non posso farlo: odio dover lottare continuamente contro me stessa. Beltran curva le labbra in un ghignetto impercettibile, guardando poi il portone. «Arriverà il momento in cui ti stancherai di mentire a te stessa, Jackie» rimarca il mio nome, mentre io perdo un battito. Ci guardiamo in silenzio, ma in seguito scende i gradini e attira l'attenzione di mia madre che esce dalla cucina.

«Te ne stai andando?» domanda con il broncio.

«Sì, ma è stato un piacere incontrarla signora» sorride.

«Allora a presto Ben» annuisce, stringendole la mano. Beltran apre il portone, senza guardarmi esce da casa dei miei e io prendo finalmente un respiro di sollievo. Mia madre alza il capo, mi guarda perplessa e mi chiede se io mi senta bene ma come al solito mi costringo a dirle una bugia. «Sto bene, non preoccuparti» sorrido, esausta. Scendo gli altri gradini, entrando in cucina sotto la sua occhiata curiosa. "Arriverà il momento in cui ti stancherai di mentire a te stessa" ‒ è questo che ha detto Beltran. Sembra che lui riesca a leggermi più di quanto io riesca a farlo da sola. Provo dei sentimenti per quell'uomo, ma sono piuttosto conflittuali: sono infatuata di un assassino che ha appena varcato la soglia del portone di casa mia e si è finto un'altra persona con i miei genitori, la mia famiglia. Scuoto il capo, gettando un'occhiata a Judith seduta di lato a Glenn che mangia una fetta di torta. «Che peccato, non ha neanche assaggiato la torta di noci» sbuffa mia madre. Mi appoggio alla penisola, incrociando le braccia al petto con la mente da un'altra parte.

«Se ne è andato?» domanda confuso Glenn, salendo sulle sue gambe la piccola Judith.

«Ha avuto un impegno improvviso» mento, mentre mia madre annuisce e fa il giro della penisola. Glenn sembra divenire pensieroso, ma dopo un po' ritorna a chiacchierare di lavoro con mio padre e dimentica l'accaduto. Mi estraneo da tutto il resto, domandandomi quando sarà la prossima volta che rivedrò quel bellissimo ragazzo dagli occhi ghiaccio in grado di riscuotermi come pochi altri uomini sono in grado di fare.

Sono proprio fregata. 


Il Male In TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora