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Jackie

La curiosità uccise il topo.

Mia sorella non sa nulla sul mio lavoro al penitenziario, non ne parlo di solito quando sono con la mia famiglia: ci tengo a separare le due cose per non traumatizzarli troppo, ma anche per staccare la spina. Tuttavia, Sierra è ostinata e sicuramente tenterà di capirci qualcosa in più. Al giorno d'oggi hanno tutti un telefono, una rete internet e scommetto che lei avrà iniziato a ricercare il Crocifissore ovunque. Inspiro, mescolando il caffè nella tazzina. Sono ancora le otto e un quarto, ma tra poco dovrò lasciare il mio appartamento per andare al penitenziario. Oggi ci sono le visite dei familiari, chissà perché ma la mia mente viaggia su Hernandez. Non ho ancora avuto una seduta con lui, domenica è andato dalla sua famiglia grazie a un permesso speciale ma era sorvegliato dagli agenti e la sera è dovuto rientrare al penitenziario. In seguito ho avuto le sedute con gli altri detenuti e non ho potuto parlargli. Magari oggi chiederò a Nito e Nolan di scortarlo da me, per conversare e sapere come ha passato il fine settimana. Poso la tazzina dentro il lavabo, dirigendomi poi verso il bagno per lavarmi i denti e truccarmi. Anche oggi passo l'eye-liner sulle palpebre e il mascara sulle ciglia, ma sulle labbra applico solo un gloss lucido. Ci metto più tempo a decidere cosa indossare, infatti frugo nella cabina armadio per almeno sette minuti. Alla fine opto per una gonna color pesca che ho già indossato in precedenza e una camicetta bianca a maniche arruffate.

Infilo i sandali dal tacco quadrato e infine sono pronta. Quando arrivo al penitenziario faccio fatica a trovare un posto libero, ma dopo tre giri riesco a inquadrare un parcheggio. Ringrazio il Signore, facendo manovra per poi tirare il freno a mano. Scendo dall'auto, aumentando il passo verso il cancello. Mi apre Megan, in seguito marcio fino al portone e lei mi saluta di fronte ai gradini. «Buongiorno» la saluto, trovandola molto carina. Ha un look francese la ragazza, parigino ma elegante. Mi sorride, dicendomi che anche oggi ci sono le ciambelle. «Forse più tardi ne prenderò una, ma adesso non ho fame» nego. Calpesto il pavimento dell'ingresso, dirigendomi poi verso la rampa che conduce al mio ufficio.

Di questo passo diventerò uno stecchetto.

Una volta in ufficio, scrivo un resoconto sui detenuti al portatile. Il direttore vuole sapere tutto su di loro, ma soprattutto vuole immischiarsi nel mio lavoro. Arriccio le labbra in una smorfia, spostandomi una ciocca liscia dietro l'orecchio. Qualcuno bussa alla mia porta, dico un "avanti" e presto vedo il volto di Boone.

Quale buon vento.

Trattengo un sorrisetto scaltro, accavallando le gambe. «Hai un'altra minaccia impacchettata a posta per me?» Assottiglia le palpebre, scuotendo il capo con scocciatura. «Il tuo sarcasmo è irritante come una mosca all'orecchio» sbuffa, richiudendo la porta. Chiudo il portatile, osservandolo mentre si accomoda senza il mio permesso. L'educazione non gliel'hanno insegnata da piccolo, vedo. «Di cosa vuoi parlarmi?» domando pigramente.

«Beltran Buscema.» Le mie orecchie si attizzano al nome, infatti lo invito a proseguire con un cenno del mento. «Temo che quell'uomo abbia in mente qualcosa.»

«Di cosa parli?» chiedo confusa.

Si gratta il mento, riflettendo più del dovuto sul dirmi la verità o meno. «Sette anni fa gli agenti del penitenziario sono riusciti a individuare il volto di Beltran tramite una telecamera a forma di sfera natalizia, posizionata nel soggiorno della vittima, Adelia Sanchez. La teneva nascosta su uno scaffale, nessuno avrebbe mai ipotizzato che fosse una telecamera. Il corpo è stato trovato il giorno dopo, quando i genitori sparsero denuncia» spiega, mentre io inizio a sentire la pelle d'oca. Lo sapevo già, ma risentire questa storia per la seconda volta non mi fa meno paura. «Quando abbiamo effettuato le ricerche su Beltran, lui era già a caccia della sua prossima vittima» mi spiega.

Un'altra vittima?

«A giudicare dalla tua espressione, sembra che non ne fossi a conoscenza. Strano, pensavo che Nolan ti avesse raccontato vita, morte e miracoli pur di tenerti alla larga da quell'uomo» gli scappa un sorrisetto sadico.

«Vai dritto al sodo» ammicco, severa.

Alza gli occhi al cielo, ma mi accontenta: «Beltran era in procinto di uccidere un'insegnante del college all'epoca. Sapeva a che ora staccava da lavoro, dove vivesse e infatti noi lo pedinammo di nascosto con un'altra auto. Beltran si era intrufolato a casa di quella donna per ucciderla, ma io e Nolan glielo impedimmo e poi lo portammo al penitenziario.»

«Quella donna è ancora viva» constato.

Annuisce, tornando serio. «Sì, questo è il suo indirizzo» mi porge il fogliettino. Lo guardo intensamente, chiedendogli perché me lo stia dando con così tanta facilità. «Voglio che tu ti metta l'animo in pace e lasci stare quell'uomo: merita di essere rinchiuso, di avere una camicia di forza e tu non puoi redimerlo Jackie – non ne hai la minima speranza» scandisce convinto. Si alza dalla poltrona, lasciandomi l'amaro in bocca. Per la prima volta, inizio a pensare di essere io la cattiva della storia. Beltran è un mostro, ma io sono peggio di lui perché penso di poterlo cambiare. Qua non si parla di un semplice vandalo, ma di un assassino spietato e senza rimorso. Ha ucciso delle studentesse, delle coppie ed era pronto anche a uccidere un'insegnante. Cos'altro devo sentire per convincermi che quell'uomo sia marcio fino in fondo? Mi passo una mano in fronte, sentendo la porta dell'ufficio sbattere. Rimango sola con me stessa, non ho la forza di affrontare nessuna seduta oggi: infatti chiamo il direttore per telefono e gli dico che torno a casa mia. «Non mi sento molto bene» sospiro fiacca, sentendo gli occhi inumidirsi. «Può uscire prima, purché non capiti sempre.» Annuisco, salutandolo per poi chiudere la chiamata. Raccolgo le mie cose, per poi uscire dall'ufficio. Non incontro nessuno mentre scendo le scale, informo soltanto Megan del mio permesso e lei mi consiglia di rimettermi presto. Una volta in auto, rigiro tra le dita il foglietto che mi ha dato Boone prendendo una decisione importante. Devo vedere quella donna, ma non per convincermi di chi abbia davanti ma per avere la forza giusta per allontanarmici. 

Il Male In TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora