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Jackie

Gironzolo tra i reparti del supermercato, controllando di tanto in tanto il biglietto con l'elenco delle cose da comprare. Latte, uova, verdura e tanto altro ancora. Prima pranzavo sempre alla tavola calda, perciò non andavo quasi mai a fare la spesa e andavo avanti solo con yogurt o cibi precotti e congelati. Mia madre si vergognerebbe per la mia poca voglia di cucinare. Scuoto il capo, riponendo nello scaffale un pacchetto di assorbenti un po' troppo costosi. Infilo nel carrello il necessario, ma acquisto anche i cereali e delle bibite. Dopo aver pagato, mi dirigo al parcheggio con quattro buste in mano. Mi fermo appena arrivo di lato alla Mini Cooper, poggiando le buste per prendere le chiavi da dentro la mia tracolla. Poso tutto quanto nel portabagagli, quando a un tratto sento di nuovo una strana sensazione addosso. Mi sento osservata, è da ieri che non mi sento a mio agio fuori dal mio appartamento. Deglutisco, richiudendo lo sportello per poi fare il giro dell'auto. Appena giro la chiave, getto un'occhiata allo specchietto retrovisore e mi accorgo di un'ombra nascosta dietro il vicolo dall'altro lato della strada. L'uomo indossa un cappuccio nero, un paio di occhiali da sole e non vedo altro da qui: so solo che sta fermo, con le mani dentro le tasche e mi fissa con un ghigno infimo. Il cuore batte più veloce, faccio retromarcia all'istante per uscire dal parcheggio.

Guido come una pazza verso casa, e appena richiudo il cancello dietro le spalle mi guardo intorno per accertarmi che non mi abbia seguita.

Magari era solo un barbone.

No, mi sto illudendo.

Quell'uomo guardava me, e me soltanto.

Appena richiudo il portone alle spalle poggio le buste della spesa a terra, togliendomi i tacchi per restare comoda. Mi levo anche la giacca di pelle e vado in camera per posarla nella cabina armadio. E se fosse stato Beltran? Se fosse stato lui l'uomo fermo nel vicolo a fissarmi? Non posso andare avanti così: questa storia mi sta mangiando il cervello. Mi passo una mano in viso, decidendo di accantonare momentaneamente le mie paure per tornare a vivere normalmente. Più tardi preparo il pranzo, una pasta asciutta facile e veloce. Dopo aver lavato i piatti mi metto nel salotto a guardare un po' di televisione, crollo sul divano quasi subito. Mi risveglio verso le sei del pomeriggio, prendo il telecomando dal tavolino con pigrizia per poi spegnere la TV. Massaggio il cuoio capelluto, alzandomi dal divano per andare in camera. Ho lasciato il telefono sulla scrivania, non so neanche se mi abbia contattato qualcuno. Mi passo una mano in volto, fermandomi appena mi rendo conto che la finestra è aperta. Sbatto le palpebre: mi ricordavo di averla chiusa. Sporgo il capo, non vedendo nessuno nel piccolo giardino curato sul retro. Richiudo la finestra, prendendo il telefono in mano per poi accorgermi di alcune chiamate da parte di mia madre, quindi la richiamo.

«Jackie, devi smetterla di lasciare il telefono in giro. Posso persino pensare che ti sia capitato qualcosa di brutto» sbotta mia mamma, ma purtroppo ha ragione.

«Hai ragione, scusa.»

«Tienilo a portata di mano, soprattutto adesso.»

Anche lei è rimasta sconvolta dalla morte di Nolan, non lo conosceva e non gliene parlavo neanche ma appena le ho riferito che un'agente del penitenziario è morto a causa di un detenuto ha iniziato a diventare più pressante e paranoica. Tiro su con il naso, dicendole che domani tornerò a lavorare al penitenziario. «D'accordo, vieni a cena da noi stasera» mi invoglia. Le prometto che farò un salto, ma prima getto un'altra occhiata alla finestra che ho appena chiuso. Sono certa di non averla lasciata aperta, l'avevo chiusa dopo aver posato la giacca di pelle. Intimorita, compio dei passi affrettati verso il portone del mio appartamento. Lo apro, togliendo i fiori finti dal vaso per poi infilare dentro la mano. Ho lasciato la chiave di scorta qua dentro tempo fa, non la cerco di solito perché nel palazzo sono tutte brave persone e il cancello è all'avanguardia quindi non mi preoccupo più di tanto. Frugo dentro il vaso, deglutendo gelata appena trovo lo spazio interno vuoto. «Mi stai ascoltando Jackie?»

«Ehm sì...» mento.

Non ci sono le chiavi di scorta.

Qualcuno le ha prese.

Non capisco, quando è potuto succedere? Sono stata a casa in questi tre giorni e non mi sono accorta di nulla. Mi passo una mano tra i capelli, iniziando a sudare dal terrore. E se qualcuno fosse entrato in casa mentre dormivo? «Mamma, ti richiamo dopo promesso» straparlo, chiudendole la chiamata per poi chiamare Glenn.

«Ehi» risponde subito, ma assonnato.

«Ciao, senti dovrei cambiare la serratura al mio portone, conosci qualcuno bravo?» domando intimorita, mordendomi l'unghia. «Sì, ma perché hai bisogno di una nuova serratura?» domanda.

«Perché qualcuno mi ha preso la chiave di scorta...»

«Cazzo Jackie, non potevi dirmelo prima? Mandami la foto della maniglia che per il resto ci penso io» consiglia. Lo ringrazio, ma gli ricordo comunque di farmi fare due chiavi di scorta in più. Chiudo la chiamata, prendendo un respiro profondo per calmarmi. Spero che mio fratello arrivi subito, adesso ho paura di restare da sola in casa. Glenn mi ha sempre detto di prendermi un cane da guardia e, ultimamente, ci stavo anche pensando. Mi mordo l'unghia, facendo avanti e indietro per diversi minuti finché non vado in cucina. Ho bisogno di una camomilla, urgentemente anche. Il suono del citofono mi fa alzare dallo sgabello della penisola, attraverso la telecamera vedo che è mio fratello perciò gli apro. Tiro un sospiro di sollievo quando le porte dell'ascensore si aprono e lui esce con un in mano una busta e una valigetta. Gli chiedo dove sia Judith. «Da mamma e papà» spiega. «Grazie per essere venuto» sospiro, mentre poggia la sua valigetta con gli attrezzi a terra. «Dovresti mettere una telecamera fuori per evitare questi episodi. Adesso non sai chi sia stato a prendere la chiave, ma con questa» alza la nuova maniglia rotonda. «Non avrai più problemi.»

Per qualche strano motivo, le parole di mio fratello non mi donando il sollievo che speravo, anche se sorrido forzata.

Ho come il timore, che questo sia solo l'inizio.

Il Male In TeWhere stories live. Discover now