Capitolo 36 (Liam)

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Quella mattina avevo ricevuto la chiamata dal mio superiore, il comandante Miller.
Mi aveva detto di muovere il culo e andare in ufficio.
Così feci salutando con un bacio la mia bellissima Daphne e precipitandomi a lavoro.

"Andremo dalla famiglia Williams oggi pomeriggio, diremo loro cos'è successo in realtà a Jacob. Dobbiamo prepararci" esordì appena entrato nel suo ufficio.

Ne un 'buongiorno' ne 'vuoi un caffè?'. Questo era il nostro tipo di rapporto. Niente convenevoli, andavamo sempre dritto al punto. E questa è una cosa che adoravo ma appena quelle parole uscirono dalla sua bocca mi pietrificai per qualche secondo.

Doveva succedere prima o poi e io non vedevo l'ora di dire la verità. Ma arrivato a quel punto non sapevo che sarebbe successo, come avrebbero reagito i genitori del mio migliore amico, come avrebbe reagito Daphne, ora che avevamo fatto pace praticamente.

Mi si formò un nodo in gola. Avevo una paura dannata. E se scoprire tutto avesse cambiato le carte in tavola? Se l'avesse presa a male e non mi rivolgesse più la parola? L'avevo appena riavuta.. Non volevo perderla di nuovo.

Così passai la mattinata a discutere con Miller dei dettagli. Pranzai, se si può chiamare pranzo, con un caffè e un pretzel preso al volo. Avevo lo stomaco chiuso dall'ansia che mi divorava. Non avevo avuto modo di accennare niente a Daphne. Sarebbe stato tutto una novità, non credo nemmeno che si aspetti nulla del genere.

Schiusi un bottone della camicia cercando di prendere più fiato.
Parcheggiato nel vialetto dei Williams e scesi dalla macchina, ci avviammo alla porta dove Miller suonò il campanello.

Cazzo l'unica cosa a cui pensavo era di darmela a gambe, ma qualche secondo dopo il padre di Jacob aprì la porta.

"Salve posso aiutarla?" chiese gentilmente sull'uscio.

Non mi aveva ancora visto.

"Buon pomeriggio signor Williams. Sono il comandante di polizia, Victor Miller. Dovremmo parlare di una questione importante possiamo entrare?" disse Miller in tono pacato mostrando il distintivo.

"Comandante Miller?" era decisamente confuso "si certo che può entrare" poi i suoi occhi si posarono sulla mia figura.

"Oh. Liam tu che ci fai qui?" non si aspettava di certo di vedermi.

Seguii dentro Miller e dissi "salve signor Williams" e deglutii.

Ero nervosissimo, speravo di non darlo a vedere.
Il comandante si avvicinò a Daphne che era già in piedi e a sua madre che si stava alzando composta in quel momento.

"Signora Williams, signorina Williams" si presentò Victor stringendo loro la mano.

Daphne guardò prima lui poi me.

"Che sta succedendo? Che ci fai qui?" chiese confusa.

"Dobbiamo dirvi una cosa, accomodiamoci, non sarà facile" rispose il mio superiore al posto mio.

Il tempo che la madre di Daphne ci offrì il caffè e subito iniziammo a mettere in chiaro la nostra presenza.

"Signori Williams vi chiedo scusa per la visita inaspettata ma.. Ecco non è semplice iniziare questo discorso.
L'incidente di vostro figlio, Jacob.. Non è stato un vero incidente".

Tutti e tre erano sorpresi di quell'affermazione.

"Che vuol dire che non è stato un vero incidente? E perché ce lo state dicendo adesso a distanza di cinque anni?" il signor Williams si stava alterando ma rimase comunque composto.

"Vedete Jacob non vi ha raccontato tutto in quel periodo. Lui aveva una vita.. Parallela diciamo. Che nessuno sospetteva. O almeno così credevamo".

"Ci vuole dire cos'è successo per davvero o vuole girarci ancora intorno?" Daphne era scossa dalle parole di Miller. Ed era arrabbiata si capiva.

"Quello che sto cercando di dire è che.. Jacob era un agente sotto copertura. All'età di vent'anni è stato reclutato da uno dei nostri. Si usa girare per i college e osservare gli studenti più capaci facendo un profilo adeguato. E poi una volta scelto chi reclutare si va dalla persona in questione e gli si parla di questo lavoro. Della pericolosità, dell'importanza di non dire niente a nessuno per nessun motivo al mondo. Perché questo lavoro si basa su questo. Sul non far sospettare a nessuno chi si è in realtà.
Jacob aveva accettato subito il lavoro. Ha fatto un corso di un anno e poi è stato mandato sotto copertura in un caso. Molto importante.
Esisteva un giro di combattimenti clandestini che si effettuavano nel deserto Black Rock. Ma sotto c'era molto di più. Prostituzione, spaccio di droghe pesanti e un giro di soldi inimmaginabile.
Jacob aveva accettato di entrare in quel mondo come scommettitore, per poi avvicinarsi sempre di più alla mente di tutto. Un certo Darian Herrera. Era lui che comandava tutto. E Jacob aveva fatto un ottimo lavoro. Aveva gestito bene il tempo che dedicava a quel mondo, a noi quando ci aggiornava sulle questioni e al suo personale senza creare sospetti.
Si era avvicinato a Herrera ma lui non si fidava al cento per cento. Ma era comunque riuscito a raccogliere qualche prova che poteva aiutarci ad accusarlo.
Fino a quando.. Qualcosa andò storto. Qualcuno ha fatto la spia su Jacob, rivelando essere un agente e da lì tutto andò a rotoli.
Ci aveva avvisati che qualcosa non andava, aveva dei sospetti. Gli abbiamo detto di lasciar perdere, di restare a casa fino a quando le acque si sarebbero calmate. Ma non ci diede ascolto. Era molto intraprendente ma anche testardo.
Così la sera del fatidico incidente si era presentato lo stesso al solito posto dove si incontrava con un altro nostro agente sotto copertura con il nome di Thiago. Si scambiavano le informazioni necessarie e si guardavano le spalle in quell'ambiente.
A quanto pare avevano avuto una soffiata sapendo dove Jacob sarebbe stato quella sera.
E per fargliela pagare e dare un avvertimento a noi.. Ci fu l'incidente in cui Jacob perse la vita. È stato un caso che l'altro conducente sia morto anche lui. Era strafatto e ubriaco. Quindi per la polizia locale era stato semplice chiudere il caso come omicidio colposo stradale".

Il comandante Miller vomitó tutte quelle informazioni come in treno senza freni. La famiglia di Jacob aveva ascoltato in completo silenzio.
Attoniti dalla marea di informazioni apprese in così pochi minuti.

La madre stava piangendo, il padre teneva il pugno davanti la bocca con gli occhi gonfi e Daphne.. Cazzo Daphne era furibonda.

Era rossa in viso dalla collera e stringeva i braccioli della poltrona tanto da sbiancare le nocche.
Continuavano a restare muti così Miller continuó.

"Oggi siamo qui per dirvi finalmente la verità perché abbiamo arrestato Herrera e tutti quelli che erano coinvolti. E gli abbiamo addossato anche la colpa della morte di Jacob perché è stato lui a dare l'ordine.. E deve pagare anche per questo. Jacob era un agente eccellente. Aveva messo il cuore nel suo lavoro, era affidabile, intelligente e carismatico. Avrebbe sicuramente fatto una grande carriera. Si vedeva che aveva passione. Lo ricordiamo con grande affetto tutti quanti.
Vogliamo rendergli onore. E voi che eravate le persone più care a lui.. Dovevate sapere la verità. So che è un grande dolore, riaprire la ferita in questo modo.. Non deve essere facile. Spero capiate perché non abbiamo potuto dire nulla prima, perché abbiamo taciuto tutto questo tempo.. Ma avevamo un obiettivo e lo abbiamo raggiunto. E Jacob ci ha fornito tantissime informazioni, senza di lui probabilmente non avremmo ancora avuto niente in mano.
Volevamo renderlo orgoglioso, non poteva morire invano.. ".

Loro non conoscevano Miller come lo conoscevo io. Per loro poteva sembrare un uomo tutto d'un pezzo, ma dentro soffriva come un cane. Negli anni avevo capito quanto volesse bene a Jacob e quanto la sua morte lo aveva fatto soffrire. So che adesso cercava in tutti i modi di non crollare, non davanti alla sua famiglia. Doveva tenere la testa alta e fare la cosa giusta.

"Il mio bambino.." disse sua madre in lacrime, la faccia affondata nelle mani.

"Sta dicendo che.. Lo hanno fatto apposta? Lo volevano morto? Volevano uccidere mio figlio?" disse il padre incapace di trattenere le proprie emozioni.

"Si signor Williams. E ne sono addolorato. Vi faccio le mie più sincere condoglianze.. Volevo bene a Jacob" per la prima volta in cinque anni vidi una lacrima scendere sulla guancia di Miller, subito asciugata con la mano.

Daphne prese parola alzandosi in piedi "e tutto questo cosa c'entra con la tua sparizione? Eri coinvolto anche tu? Lo sapevi e non hai detto niente? Per questo te ne sei andato?" mi urlò contro.

Era furiosa.

Ed era arrivato il momento di dare la mia spiegazione.

Middle Summer - L'estate In Cui Cambiò Tutto Where stories live. Discover now