Capitolo 33 (Daphne)

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Le parole di Liam mi rimbombano nella mente come un disco rotto che ripete sempre la stessa parte.

È tutta la sera che ci penso. Non posso credere a quello che ha detto. È sempre tornato. E non mi ha mai detto nulla e la cosa mi fa infuriare.

Ma è tornato in quella stanza, la nostra stanza. Io invece non sono mai riuscita nemmeno più a passarci davanti a quell'hotel.
Mi faceva troppo male al petto e non riuscivo a respirare, mi veniva un attacco d'ansia.

Ora invece che so che è lì non riesco che a fare un unico pensiero. Uscire dal mio appartamento e andare da lui.
Ma non posso di certo presentarmi così dal nulla e sono.. Le dieci di sera passate insomma.. Chissà che idea si farebbe.

Eppure non riesco a fare altro. È vero anche che se ci andassi veramente non so come potrei comportarmi. La mia testa dice di essere distaccata, fredda, di restare immobile sul mio divano finché non mi addormento e mi passa questa stupida voglia.
Il mio cuore invece dice 'corri svelta cosa stai aspettando'.

Vado a farmi una doccia fredda magari mi chiarisco le idee. Mi calmo e ragiono e mi metterò a letto. Ecco quello che farò.

Il mio corpo si muove da solo e con indosso l'asciugamano le mie mani decidono di afferrare un jeans e una maglietta anziché il pigiama.

Una volta vestita infilo le scarpe ed esco con solo le chiavi di casa e il telefono. Senza darmi il tempo di pensare fermo un taxi e do al tassista l'indirizzo della mia destinazione.

Venti minuti dopo mi ritrovo in ascensore al Marriott. Si ferma al terzo piano e il suono di un campanello avvisa che si stanno aprendo le porte.
Esco e mi dirigo alla stanza 314.

Arrivo davanti alla porta, alzo il pugno per bussare ma mi blocco.
Ma che diavolo sto facendo? Che ci faccio qua? E soprattutto che gli dico? Devo inventarmi una scusa plausibile. E in fretta anche. Ok.

'Mi trovavo nei paraggi'.
Pessimo davvero.
'Hai lasciato la tua sciarpa in biblioteca'. Non ho una sciarpa in mano e siamo a giugno chi cavolo le usa le sciarpe?
'Avevo voglia di insultarti'. Questa si che sembra davvero una scusa plausibile. Insomma di certo ci crederebbe no?

Allora senza pensarci busso tre volte. Mi rendo conto di averlo fatto davvero ed entro nel panico più totale. Magari non c'era. Oppure c'era ma non era da solo.

Io me la do a gambe.

Non faccio in tempo a girarmi che vado a sbattere contro un muro. O almeno pensavo fosse un muro finché due mani mi afferrano le braccia per non farmi cadere a terra.

Alzo lo sguardo fino a incontrare gli occhi verdi di Liam che mi guardando un po perplessi e un po' divertiti.

"Streghetta che ci fai qui a quest'ora? Non è un po tardi?" chiede cercando di trattenere un sorriso.

"Infatti me ne stavo andando" dico staccandomi da lui e avviandomi all'ascensore.

"Quindi non stavi passando per di qua a portarmi la sciarpa e insultarmi un po?" chiede stavolta davvero divertito.

Mi blocco all'istante. Quindi ho ragionato a voce alta. E lui ha sentito tutto. Mi giro verso di lui.

"Da quanto mi stavi fissando?" chiedo impaurita dalla risposta.

"Beh ero giù al bar dell'hotel quando ti ho vista entrare e schizzare in ascensore senza fermarti. Così sono salito con l'altro ascensore e.. Si insomma ho visto tutta la scena".

Cazzarola.
Divento rossa immediatamente. Mi sento avvampare colta da un imbarazzo totale.

È stata una pessima pessima idea presentarmi qui, ma che diavolo mi passava per la testa?
Faccio per girarmi e andarmene quando mi afferra di nuovo per le braccia e dice "entra ti prego" nel modo più dolce e senza nessuna sfumatura di ironia.

E io annego nel suo sguardo e nel suo profumo e faccio di sì con la testa.
Entra per primo e io faccio fatica a fare il primo passo. Quando sono dentro mi rendo conto che non è cambiato nulla dall'ultima volta che sono stata qui. È tutto uguale dall'arredamento alla dispozione dei mobili. Perfino le lenzuola sono le stesse. La vista dal terrazzo è sempre mozzafiato. Il battito del cuore accelera e io non so cosa fare o cosa dire o dove mettermi.

"Perché sei qui Daphne" Liam rompe quel silenzio assordante. Poso gli occhi su di lui dopo aver fatto un altro giro della stanza.

"Non lo so.." sussurro. "Vorrei poterti dare una risposta sensata ma non ce l'ho. So solo che da quando mi hai detto che alloggi qui io.. Non lo so ok? Mi sentivo attirare qui come una calamita. Il mio corpo ha fatto tutto da solo. Non so neanche perché te lo sto dicendo.." non so neanche se sentirmi meglio o peggio dopo avergli detto quelle cose.

"È tutto uguale" aggiunsi infine.

Fece un piccolo sorriso.

"È per questo che sono sempre tornato qui. Perché è tutto uguale. Così posso immaginarmi che sei qui e rivivere quella notte daccapo ogni singolo giorno. Ma ora sei davvero qui e.. Quasi non mi sembra vero"

"Smettila.." dico.

Aggrotta le sopracciglia.

"Di fare cosa?" chiede.

"Di dire quelle cose.." mi guardo la punta delle scarpe perché non riesco a reggere il suo sguardo adesso.

"Ma è la verità" dice lui facendo un passo avanti.

"Anche se è la verità così mi confondi" dico sperando che non si avvicini di più.

"Perché ti confondo?" sembra davvero confuso. E si avvicina di nuovo.

"Non ti avvicinare di più" gli dico.

Fa un mezzo sorriso "non riesco a non farlo, sei tu che mi attiri, starti lontano mi fa male fisicamente e poi mi guardi in quel modo.. Mi uccidi Daphne" dice con voce bassa e roca.

"Come ti guardo?" chiedo rapita dal movimento fluido del suo corpo mentre si avvicina ancora di più.

"Come se mi implorassi di toccarti, stringerti a me e non lasciati mai più" mi soffió sul viso.

Come cavolo faceva a saperlo se nemmeno io lo avevo capito?

"Liam.." non mi lasció il tempo di dire altro che si fionda sulla mia bocca baciandomi voracemente come se dovesse sfamarsi dopo giorni, settimane di totale assenza di cibo.

E io mi sciolsi completamente mentre le nostre lingue si legavano l'una all'altra. Una sua mano mi teneva ferma dalla nuca come se avesse paura che potessi staccarmi da lui (cosa impossibile) e l'altra mi stringeva in vita.

Le mie di mani invece scivolano dalle sue spalle al petto accarezzandolo e non sapendo dove aggrapparmi tanto mi aveva mandato in pappa il cervello.

Mise fine al mio dilemma prendendomi in braccio e io allacciai le gambe intorno a lui sentendo la sua grossa erezione tra le cosce.

"Dio Daphne.. Non sai da quanto volevo farlo" dice tra un bacio e un altro.

E io non ci capisco più niente.

Middle Summer - L'estate In Cui Cambiò Tutto Where stories live. Discover now