CAPITOLO 19 - IL GENERALE CHARLES GREY

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Dopo aver effettuato la consegna al Presidente, il Generale Grey decise ti tornare a casa, dalla sua famiglia. Tutta questa situazione e l'incognita di come si potesse sviluppare a breve, lo aveva distrutto, psicologicamente e fisicamente; era davvero stanco.

L'autista lo lasciò al solito davanti il vialetto di casa, e il Generale lo congedò dicendogli che per quella giornata non avrebbe avuto più bisogno di spostarsi.

Entrò in casa e senza dire una parola si diresse verso il suo studio. La moglie e le figlie erano in casa, ognuna evidentemente indaffarata in qualcosa.

Restò nel suo studio diverse ore, a pensare e a riflettere su quanto stava accadendo e i possibili scenari. I suoi pensieri, quantunque volessero prendere pieghe diverse, alla fine andavano sempre a concludersi con l'ipotesi di uno scenario poco piacevole, probabilmente tragico. Non riusciva a pensare a nulla di buono, il suo pessimismo in questo frangente divenne predominante nei suoi pensieri. Bisognava fare di tutto per evitare un conflitto. Questo era il punto cardine intorno al quale bisognava agire e decidere. Era fin troppo chiaro che contro di loro noi eravamo perdenti in partenza. Seppur senza informazioni era facile immaginarsi uno scenario catastrofico. Inoltre, non ancora si sapeva cosa fosse stato realizzato sulla Luna. Le incognite erano troppe e da buon militare esperto, sapeva che non conoscere nulla dell'avversario equivaleva ad una disfatta certa.

Era giunta l'ora di cena e la moglie bussò alla porta del suo studio prima di aprirla per invitarlo a tavola.

"Charles la cena è quasi pronta, stasera hanno cucinato le ragazze... roba asiatica, speriamo bene! Sii clemente..." esordì la moglie sorridendo.

"Ma si, certo cara"

Emily subito si accorse dal tono di voce del marito e dall'espressione cupa in volto che qualcosa lo turbava, più del solito.

"Cos'hai Charles? Vedo che non sei qui... c'è qualcosa che ti sta turbando vero?"

L'espressione torva si accentuò sul volto del Generale - "Mah niente... lo sai, tutta questa situazione..."

"Si lo so, ma ora ti vedo molto più turbato rispetto a quanto tu non lo sia ultimamente. Dimmi, posso fare qualcosa?"

"Purtroppo no, e nessuno può farlo..."

"Sai qualcosa? Ci dobbiamo preoccupare?"

"Senti, credo che sia meglio che tu e le ragazze andiate per un po' alla vecchia casa dei miei nel New England, per precauzione."

"Per precauzione? E perché? Cosa credi ci potrebbe accadere qui? Non siamo al sicuro?"

"Washington è una città troppo importante e credo che a breve potrebbe essere meglio trovarsi altrove..."

"Ti prego non farmi preoccupare Charles! Cosa intendi, ti prego dimmelo..."

Emily entrò e chiuse dietro di sé la porta dello studio e si sedette sulla poltroncina in pelle rossa di fronte la scrivania dove era seduto il marito, fissandolo con uno sguardo supplichevole e pieno di apprensione.

"Lo sai, non posso riferirti nulla circa il mio lavoro"

"Si lo so, ma adesso questo sta impattando sulla nostra famiglia, vuoi addirittura che noi lasciamo la nostra casa. Cosa dovrei dire alle ragazze?"

"Che è solo una precauzione, tutto qui. Molto probabilmente è solo una mia paranoia, per cui stai tranquilla"

"Non posso... e lo sai bene. Ti prego spiegami Charles"

"D'accordo... ma rimanga tra noi, chiaro?"

"Serve che risponda?"

"Ebbene... ieri sera, mentre tu dormivi sul divano, abbiamo ricevuto visite"

"Visite? E chi era?"

"Beh... non ci crederai, un androide inviato dai visitatori..."

"Charles ma che..."

"Si lo so è incredibile, ma è così. Aveva le sembianze di una giovane donna, era perfettamente identica ad un essere umano. Non avresti esitato a definirla umana credimi. Però mi ha dimostrato quanto asseriva, e cioè che in fondo era una macchina"

"E cosa voleva da te? Perché è venuta... o venuto... fin dentro casa nostra? Dio santo Charles... c'erano anche le ragazze!"

"Voleva che consegnassi un oggetto al Presidente. Un apparecchio di comunicazione per essere precisi. Pare che vogliano entrare in contatto direttamente con lui e solo con lui. E così ho fatto quanto mi è stato chiesto, oggi ho consegnato l'apparato al Presidente, per cui, a breve sapremo cosa vogliono veramente"

"E tu credi che la cosa possa evolversi male? Direi che invece è una buona notizia! Sono mesi che ci tengono sulle spine, determinando il caos e l'isteria... era ora che si palesassero!"

"Vedi Emily, l'androide prima di andare via mi ha detto che al momento non abbiamo nulla da temere da loro, e quando le ho chiesto cosa intendesse con "al momento", mi ha risposto che i conflitti nascono dai disaccordi. Significa che ci chiederanno qualcosa e che molto probabilmente non ci piacerà. Dipenderà quindi da noi se trovare un accordo e assecondare le loro richieste o andare in conflitto. Purtroppo, se si dovesse delineare quest'ultima ipotesi, le chance che abbiamo di poter prevalere sono bassissime, se non nulle. Sono troppo avanzati, e quello di cui disponiamo noi, per loro deve essere estremamente obsoleto. Ritengo che, facendo un parallelo, noi siamo alla stregua di indigeni con la cerbottana contro un esercito con i cannoni."

La moglie restò impietrita a sentire le parole del marito. Alla luce di quanto gli aveva appena riferito adesso anche a lei lo scenario sembrava oscuro e poco rassicurante.

Il Generale capì di averla sconvolta, ma certamente l'aveva convinta ad andare nel New England. La guardò amorevolmente.

"Adesso cara non pensarci, probabilmente tutto andrà bene e forse ci guadagneremo anche da questa storia. Andiamo a tavola, la cena delle ragazze ci aspetta."

E venne il giornoWhere stories live. Discover now