CAPITOLO 6 - DOVE SONO?

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Era l'autunno del 1976 e Yuri Vaslov lavorava già da due anni al progetto SETI.

A volerlo nella squadra fu direttamente il Direttore e fondatore del progetto.

Vaslov ebbe modo in quegli anni di approfondire le sue conoscenze tecniche e scientifiche e fin da subito maturò l'idea di voler investigare oltre, non tanto sull'utilità del suo lavoro, ma sulla possibile riuscita dell'intero progetto.

Aveva visionato lo studio alla base del progetto, e sentiva che qualcosa non gli tornava.

In maniera del tutto autonoma e nei ritagli di tempo, avviò uno studio indipendente per verificare che le basi fossero corrette o se, in alternativa, bisognava mettere in discussione tutto il progetto e il metodo di lavoro.

Impiegò alcuni mesi sia per reperire nella maniera più discreta possibile tutte le informazioni a lui necessarie, ma anche per delineare un filo logico che desse forza alla sua ricerca in modo da renderla inoppugnabile.

Sostanzialmente sperava in cuor suo di sbagliarsi, questo gli avrebbe evitato di esporsi con tutta una serie di conseguenze di cui voleva farne proprio a meno, ma purtroppo non fu così.

La sua ricerca si basava su informazioni e dati attendibili reperibili nel 1976.

Il dato di partenza era un dato abbastanza ben definito e che trovava tutti gli astronomi più o meno d'accordo: nella nostra Galassia ci sono all'incirca 300 miliardi di stelle.

Chiaramente solo una parte di esse potevano essere prese in considerazione come potenziali soli splendenti su mondi abitati, e su cui quindi puntare le antenne del progetto SETI.

Una particolarità delle stelle è che esse ruotano, si era infatti notato che alcune stelle ruotassero molto velocemente ed altre molto lentamente. Il Sole è una di quelle stelle che ruota molto lentamente. Per tutta una serie di valutazioni astronomiche le stelle che ruotano velocemente hanno una scarsissima probabilità di avere un sistema planetario. Fortunatamente le stelle che ruotano lentamente sono la stragrande maggioranza delle stelle presenti nella nostra galassia ovvero il 93%. Questa considerazione portò quindi a valutare che nella nostra galassia ci siano 280 miliardi di sistemi planetari. Purtroppo, non tutte le stelle sono simili al Sole e quindi non sono idonee all'incubazione della vita, infatti la massa di una stella e le radiazioni da essa emesse sono determinanti per far sì che si generi la vita su uno dei pianeti del suo sistema planetario. Escludendo tutte le stelle binarie e tutte le stelle con caratteristiche non idonee, Vaslov definì che le stelle che abbiano le caratteristiche utili ad ospitare almeno un pianeta che generi la vita siano in totale 52 miliardi.

La sua ricerca proseguì stringendo il cerchio ulteriormente. Diverse osservazioni dimostrarono che anche se intorno ad una stella ruotino dei pianeti non è detto che almeno uno di essi sia all'interno della ecosfera, che sarebbe la zona che consente ad un pianeta di avere temperature tali da avere acqua liquida e un'atmosfera stabile e basse radiazioni ultraviolette. Le valutazioni astronomiche combinate all'osservazione determinarono per Vaslov che solo 2 miliardi e 600 milioni di stelle avevano quindi un pianeta all'interno dell'ecosfera.

Questo però non significa che su quei mondi vi sia vita.

La massa del pianeta in questione dovrebbe essere abbastanza grande da generare una forza gravitazionale da trattenere un'atmosfera, questo consentirebbe di avere liquidi liberi sulla superficie.

Questa condizione fece scendere il numero di potenziali mondi abitati a 1 miliardo e 300 milioni.

Più Vaslov si addentrava nella ricerca e più i numeri utili al progetto SETI diventavano minori.

Anche la durata del giorno e della notte poteva influire sullo sviluppo di una vita intelligente, oppure la presenza di vulcani e terremoti frequenti poteva influire sullo sviluppo della stessa.

E venne il giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora