CAPITOLO 16 - LA CONSEGNA

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Il Generale Grey continuava ad osservare, seduto sulla sua poltrona Chesterfield in pelle rifinita capitonnè, l'apparato appena ricevuto dall'androide. Lo aveva poggiato sulla sua scrivania nello studio di casa. Intorno a lui vi era il silenzio più assoluto, la moglie continuava a dormire sul divano e Grey le aveva spento la TV.

Aveva bisogno di riflettere sul da farsi: consegnare immediatamente l'apparato al Presidente o portarlo ad esaminare nei laboratori militari? Voleva evitare che venisse danneggiato se davvero quello era l'unico modo per avviare una comunicazione tra noi e loro. Se i visitatori avessero voluto uccidere il Presidente, probabilmente lo avrebbero già fatto, senza doversi impelagare in questa modalità macchinosa e incerta. E poi a quale scopo si chiese. Se volessero spaventarci per dimostrare la loro superiorità bellica potrebbero distruggere una base militare o addirittura un'intera città, era certo che avevano la capacità di farlo se solo volessero. Grey era sicuro che i visitatori avevano armi a disposizione che noi umani non avremmo potuto mai eguagliare e dalle quali certamente non potevamo difenderci. La strada da seguire per il momento era quella attendista e collaborazionista. Decise quindi che l'indomani avrebbe portato direttamente l'apparato al Presidente.

Era in attesa di poter essere ricevuto nello studio ovale, aveva con sé l'apparato ricevuto la sera prima, lo aveva messo dentro la sua ventiquattrore di pelle e fortunatamente non era stato rilevato dai sistemi di controllo obbligatori per accedere alla Casa Bianca. Questo denotava che la tecnologia con la quale era stato realizzato era di un livello tale che non era riconducibile a nulla di conosciuto. Era agitato, sapeva di avere una missione da compiere molto importante e che da questo momento in poi le cose sarebbero cambiate. La NASA non ancora riusciva a terminare la realizzazione della sonda esplorativa e pertanto la conoscenza dei visitatori era ancora un elemento strategico mancante.

Dopo circa mezz'ora di attesa il Presidente si liberò e gli fu comunicato che poteva riceverlo.

"Buongiorno Signor Presidente"

"Buongiorno Generale, prego si accomodi pure. Mi hanno riferito che vuole parlarmi circa i nostri ospiti alieni, corretto?"

"Confermo, in realtà avrei una cosa per lei signore. Ho evitato di attuare il protocollo d'urgenza per vederla in quanto non volevo dare spiegazioni. Quello che ho con me è destinato a lei, e sarà lei soltanto a poterlo utilizzare."

"Scusi non capisco Generale... a cosa si sta riferendo?"

"Mi dia un minuto e le mostro cosa ho per lei e le racconto quanto è accaduto"

Così dicendo poggiò la sua ventiquattrore su uno dei due divani di fronte il camino dello studio ovale. Aprì la valigetta ed estrasse l'apparato semisferico, poggiandolo delicatamente sul tavolino posizionato tra i due divani.

"Signor Presidente, se non le dispiace vorrei proseguire l'incontro all'aperto, nel parco, per precauzione..." disse facendo un cenno con la testa verso l'oggetto bianco appena estratto dalla valigetta.

"Se lo ritiene opportuno... prego mi segua."

I due uomini si diressero alla porta finestra che dava direttamente all'esterno. Il Presidente raramente aveva utilizzato quell'uscita per accedere al parco antistante la Casa Bianca. I colori dell'autunno avevano tinto gli alberi di decine di sfumature di giallo, rosso e marrone, il che rendeva il parco decisamente affascinante e rilassante. Grey e il Presidente mossero i primi passi in silenzio e si diressero verso il giardino delle rose adiacente lo studio ovale. Grey si rendeva conto dell'enorme responsabilità che aveva e doveva trasferire al Presidente non solo le informazioni ma anche convincerlo a negoziare. Sentiva che quella era l'unica strada possibile. La vista degli alberi gli ricordò il suo luogo di infanzia, il New England, che in autunno diventa letteralmente un luogo fiabesco talmente bello e perfetto da sembrare artificiale.

"Signor Presidente, - esordì Gray dopo la lunga pausa silenziosa - ieri sera ho ricevuto una visita direttamente a casa mia. Si è trattato di un contatto alieno. Hanno inviato un'androide dalle sembianze di una giovane donna, ho avuto modo di verificare che era realmente un androide in quanto mi ha mostrato la sua calotta cranica artificiale rimuovendosi lo scalpo proprio davanti a me."

"Dio santo..." il Presidente si fermò e fissò dritto negli occhi il Generale Grey, il quale intravide stupore ma anche un lampo di terrore, come se questo contatto in realtà era preferibile non averlo avuto.

"Si, confesso che per me non è stato semplice gestire la situazione, si immagini... era tutto così surreale, così diretto, e mia moglie e le mie figlie erano in casa. Ma le assicuro che se sono qui è perché mi fido di quello che mi è stato riferito. Mai avrei messo lei in pericolo o di fronte ad una situazione di cui avrei dubitato anche minimamente della sua veridicità."

Il Generale riprese lentamente a camminare e i due si diressero verso il giardino di Jaqueline Kennedy.

"Quello che le ho portato è un apparato di comunicazione. Va posizionato sul pavimento, pare che emetterà degli ologrammi 3D, presumo che i visitatori si paleseranno a lei come se fossero fisicamente nella stanza. Mi è stato detto che il contatto avverrà solo quando lei sarà solo nella stanza, l'apparato sembra possa rilevare la presenza umana. Non mi è stato riferito quando questo contatto accadrà ma sarà molto a breve. Pertanto Presidente, la invito a posizionare l'apparato dove meglio crede e dove preferirà effettuare questo incontro seppur a distanza."

Il Presidente era ora visibilmente scosso e sorpreso da quanto stava accadendo e dalle parole del Generale.

"Generale... se quello che dice è vero allora siamo di fronte ad una svolta. Nel bene o nel male s'intende..."

"Si Signor Presidente, credo che ci siamo. Finalmente sapremo chi sono e cosa vogliono. Intendono parlare con lei perché sanno che la Voyager è nostra e in questi mesi in cui sono stati silenti hanno avuto modo di studiarci e hanno riconosciuto che gli Stati Uniti sono la nazione più influente della Terra. Da come mi è stato riferito, risponderanno alle sue domande e le daranno le spiegazioni del caso. Sarà quindi lei a decidere cosa e come comportarsi di conseguenza. Inutile rammentarle che obbiettivamente noi come umanità intera, non siamo certamente in grado di affrontate una civiltà così avanzata. I miei colleghi a tal proposito si sono espressi molto chiaramente in merito."

"Certo Generale, so molto bene che non siamo nella posizione di poter fare molto. Che Dio ci aiuti."

"Un'ultima cosa Presidente. L'androide, poco prima di andare via, ha pronunciato le seguenti parole: "al momento non avete nulla da temere". Ho chiesto cosa intendesse ma non mi ha dato spiegazioni, ha solo risposto che i conflitti nascono dai disaccordi. Significa che noi abbiamo qualcosa che a loro interessa e dovremo scendere a compromessi. Con questo è tutto Signor Presidente, le auguro buona fortuna."

"La ringrazio Generale. Tutta questa storia mi sembra ancora incredibile, sembra di essere in uno dei nostri film di fantascienza. Quante volte abbiamo immaginato questo momento, e alla fine è arrivato. Come sempre, faremo del nostro meglio. L'umanità ha sempre dato il meglio di sé quando si è trovata di fronte a sfide epiche, confido che anche questa volta ce la faremo, con l'aiuto di Dio."

E venne il giornoWhere stories live. Discover now