CAPITOLO 7 - ENEA

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Cris, vuoi per indole personale, vuoi per l'influenza ricevuta dallo zio Yuri, decise di studiare genetica e biologia molecolare. Questa scelta, seppur sostenuta dai suoi genitori, creava in loro non poca apprensione. Infatti, significava che tutto il lavoro di una vita sarebbe stato un giorno ceduto a qualcun altro. Si resero però conto che non potevano contrastare la vocazione scientifica del figlio, e gli ottimi risultati scolastici ottenuti fino a quel momento da Cris li riempivano d'orgoglio.

"Mi sento responsabile della tua scelta, e so quanto costi ai tuoi cari."

"Zio Yuri, tu non hai responsabilità lo sai. Hai soltanto acceso in me un interesse innato, che sarebbe affiorato in ogni caso prima o poi. Posso solo ringraziarti."

"Forse hai ragione... comunque sia, adesso pretenderò da te solo il massimo dei risultati, è chiaro? Altrimenti dovrai vedertela con me!"

Il monito ricevuto dallo zio Yuri fu da motivazione per Cris, che fin dai primi mesi alla UCSF dimostrò il talento e la passione per la materia, tanto che si fece notare subito dai docenti e dai suoi compagni che spesso lo consultavano per avere spiegazioni e delucidazioni sulle lezioni tenute.

Quando poteva andava a studiare sulla spiaggia. Amava il mare, il rumore delle onde dell'oceano lo rilassavano e lo aiutavano a pensare. Sentire l'odore del mare lo rassicurava, anche se non sapeva il perché, dato che aveva vissuto fin dalla nascita sulle colline dedicate ai vitigni. Pensava, sorridendo tra sé e sé, che probabilmente in una sua vita precedente era stato un marinaio, o forse un mozzo, o magari un ammiraglio. Fatto è che nei suoi desideri vi era quello in cui un giorno avrebbe avuto una casa sul mare, per poter godere del tramonto sull'oceano tutti i giorni.

Anche le nuvole erano diverse al mare. Dalla sua tenuta essere apparivano solo come semplici nuvole, ma quando era sulla spiaggia esse cambiavano forma e diventavano qualsiasi cosa, qualsiasi cosa lui volesse.

La spiaggia preferita dove si recava più spesso era la Miur Beach, a nord di San Francisco, oltre il Golden Gate.

Quel giorno di giugno si era recato proprio lì, con la sua Datsun 240Z rossa del '73 cedutagli dal padre, che fu chiaramente il primo proprietario. Era molto affezionato a quella vecchia automobile, era robusta e ancora affidabile nonostante i suoi 27 anni di vita.

Lo aveva scarrozzato dovunque e la riteneva migliore delle auto moderne, se non altro aveva carattere e non passava inosservata.

Il vento marino quel pomeriggio non aiutava la lettura dato che tendeva a voltare le pagine del libro, e questo distraeva Cris non poco. Spazientito iniziò a guardarsi intorno da sopra la sua stuoia su cui era seduto sulla spiaggia, ammirare il panorama lo rendeva tranquillo.

Notò poco distante una ragazza bionda con occhiali da sole che armeggiava con la catena della sua mountain-bike. Sembrava che la catena fosse uscita dagli ingranaggi e con difficoltà cercava di sorreggere la bici accovacciata vicino ai pedali tentando di rimettere la catena in sede.

Desistette poco dopo e camminando con la bici al suo fianco si diresse in direzione di Cris.

In realtà era diretta all'estremità della spiaggia da cui si accede dalla strada e dal parcheggio, pertanto passò davanti a Cris a circa 5 metri di distanza. Cris, che non ne sapeva molto di biciclette, decise in ogni caso di intervenire in qualche modo.

"Ehi scusa! Hai bisogno di una mano?"

"Beh... se vuoi fare la tua buona azione quotidiana direi che è il momento giusto."

La risposta pronta e schietta della ragazza all'inizio lo spiazzò. Doveva essere una di quei tipi diretti che va subito al punto senza giri di parole. La cosa gli piacque.

"In effetti oggi sono qui per questo... vedo che hai la catena fuori posto. Fammi provare a reinserirla" - così dicendo si alzò e si avvicinò alla ragazza. Era minuta ma dall'atteggiamento risoluto, capelli lisci lunghi sotto le spalle di un biondo molto chiaro, chiara era anche la sua pelle. Indossava una larga t-shirt rosa e degli shorts adatti allo sport color azzurri, completavano l'abbigliamento i grandi occhiali scuri, Cris sperava che dietro ci fossero degli occhi verdi a decretarne l'effettiva bellezza.

Cris prese la bici e la rigirò sottosopra, per poter meglio agire sul meccanismo della catena.

Notò subito che il meccanismo del cambio apposto sulla corona anteriore era bloccato in modo tale che se anche la catena fosse stata reinserita correttamente essa deragliava nuovamente.

Rigirò la bici e constatò che il comando del cambio anteriore era rotto, il cavo si era spezzato.

"Mi dispiace, si è rotto il cavo del cambio, non posso riparartela."

"Almeno ci hai provato. Grazie comunque."

"Non vorrei sembrare inopportuno o sfacciato, ma presumo tu debba tornare a casa..."

"Infatti lo sei. Enea. E tu?" disse togliendosi gli occhiali. Gli occhi erano verdi.

"Io cosa?" rispose Cris rimanendo per un attimo colto di sorpresa.

"Il tuo nome. Come ti chiami? Il mio è Enea, lo so è da maschio ma ai miei piaceva come suonava e me lo hanno affibbiato, devo conviverci."

"Capisco... bel nome comunque. Io mio chiamo Cristopher Callaghan... Cris"

"Piacere Cristopher Cris  Callaghan. Andiamo allora."

Dopo due anni erano marito e moglie.

E venne il giornoWhere stories live. Discover now