CAPITOLO 5

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In questo momento sono con Penny a fare il tour del college, mi ha fatto fare tutto il giro del cortile e adesso siamo passati all’interno. Davanti a me si trova un lungo corridoio molto spazioso con delle pareti bianche lucenti, accanto a noi ci sono delle stanze con diverse cose dentro, la prima che abbiamo sorpassato era il laboratorio di scienze, poi abbiamo visto l’aula da scrittrice, dove si scrivono i propri romanzi ma stando in tranquillità poi abbiamo visto la classe di biochimica che io non farò mai, e quella di matematica, poi salendo le scale al secondo piano troviamo una biblioteca, e un posto per studiare con tanto di mensa. Questo college ha una palestra enorme dove credo facciano basket e sport casuali.

<<Ei, cosa ne pensi?>>

<<Beh, posso dirti che per me questa cosa è del tutto nuova, però porca miseria sembra un attico, è enorme ed è molto elegante come ambiente>> Penny mi sorride, concordando con me

<<Allora, il tour è completato, solo che adesso devi parlare con la preside, che sicuramente ti spiegherà le regole e come funziona qui dentro; perciò, andiamo che ti accompagno>> e così ci dirigiamo in presidenza.

Non appena mi ritrovo davanti alla segreteria rimango a bocca aperta, questa stanza è piena di splendidi quadri, che raffigurano opere diverse come, ad esempio, l’opera di Michelangelo oppure l’opera di Picasso quella che sto osservando proprio in questo momento

<<È splendida non è vero?>> annuisco sapendo che mi ha appena raggiunto la preside

<<Sai come si chiama questa opera che stai guardando?>>

<<Si tratta della “Donna che piange” è stata realizzata da Picasso nel 1937. Picasso scelse di rappresentare la sua amante in questo dipinto, il quadro è di matrice cubista dove, infatti, si può notare che gran parte della tela viene occupata dal viso della donna, e dalle sue lacrime. Del resto della donna non si vede nient’altro, se non le mani che sta portando sulle proprie guance, del resto, il suo corpo è come se non ci fosse. Quest’opera è una delle tante più famose di Picasso.>>

<<Strabiliante, lei ha un potenziale del tutto inaspettato, mi perdoni non mi fraintenda, solo che ad oggi ragazze come lei non hanno questo potenziale di saper riconoscere e descrivere perfettamente l’opera, sono rimasta semplicemente affascinata>> mi volto per la prima volta verso di lei, è una bellissima donna con i capelli raccolti in una cipolla senza occhiali e con un filo di trucco che gli ricopre solo le palpebre, è una donna semplice sembra quasi coreana con i suoi lineamenti delicati.

<<Molto piacere, io sono la preside Dea, puoi chiamarmi per nome. E tu devi essere Luna giusto?>>

<<In persona>> mi porge la mano che io ricambio subito

<<Posso porle una domanda? Più che altro è una curiosità>> 

<<Certo assolutamente mi dica>>

<<Lei ha origini coreane?>> mi sorride, uno di quei sorrisi talmente delicati che sono dovuta a ricambiare

<<Si, sono coreana, sono nata in Corea>>

<<La ringrazio per la risposta>> 

<<Prego vieni con me, andiamo a parlare nel mio ufficio>> così ci addentriamo nel suo ufficio altrettanto stupendo

<<E mi dica signorina Black, lei ha origini Spagnole?>>

<<Si, se così si può dire, diciamo che mia madre e mia zia sono nate qui in Spagna, quando mia madre però venne a scoprire della gravidanza quindi che portava in grembo me, decise di trasferirsi in America con mio padre; perciò, io e mio fratello siamo sia di origine Americane che Spagnole>>

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