Capitolo 1 1

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Nel silenzio della notte, mentre i pazienti dormivano e il reparto era avvolto dall'oscurità, due infermieri del turno notturno erano intenti nelle loro attività. Enea , un uomo di mezza età con la barba incolta e gli occhi stanchi, era seduto alla postazione delle infermiere, con il suo sguardo perso nel vuoto. Mentre controllava le schede dei pazienti e annotava le medicazioni da effettuare, i suoi pensieri erano lontani, persi nel passato.

Enea aveva sempre desiderato diventare un medico, ma la sua vita aveva preso una piega diversa. Dopo la morte del padre, aveva dovuto abbandonare gli studi universitari e trovare lavoro per mantenere la sua famiglia. Così, dopo aver lavorato per anni come operaio in una fabbrica, aveva deciso di intraprendere la carriera infermieristica.

Non era stata una scelta facile, ma Enea aveva sempre amato aiutare gli altri e mettere le sue conoscenze mediche al servizio dei pazienti. Ora, a distanza di anni, si ritrovava ancora qui, al Santa Lucia, a fare il suo lavoro con passione e dedizione, ma con un velo di tristezza nei suoi occhi.

Accanto a lui, Giada, una giovane infermiera dal viso angelico e gli occhi azzurri come il cielo notturno, si preparava per la sua ronda tra i pazienti. Era una ragazza dolce e solare, che amava il suo lavoro e che si dedicava anima e corpo ai suoi pazienti.

Ma anche Giada aveva i suoi problemi. Da poco tempo, infatti, aveva scoperto di essere incinta e di dover affrontare la difficile scelta tra la maternità e la sua carriera. Era una decisione difficile da prendere, ma sapeva che avrebbe avuto il sostegno del suo compagno e della sua famiglia. Tuttavia, non poteva fare a meno di sentirsi preoccupata per il futuro e per come conciliare le sue responsabilità lavorative con quelle familiari.

Mentre camminava silenziosamente tra le corsie del reparto, Giada pensava anche alla sua vita privata e ai suoi sogni. Aveva sempre desiderato viaggiare e scoprire il mondo, ma la sua vita era stata finora limitata dalla sua dedizione al lavoro e alle cure per la sua famiglia. Ora, con l'arrivo del bambino in arrivo, si chiedeva se avrebbe mai potuto realizzare quei sogni o se sarebbero rimasti solo un miraggio.

Enea e Giada erano due persone molto diverse tra loro, ma unite dalla stessa passione per il lavoro e la dedizione ai pazienti. Insieme, formavano un team affidabile e capace, sempre pronti a rispondere alle esigenze dei loro pazienti, anche nelle ore più tarde della notte.

Mentre il tempo passava e la notte si avvicinava alla sua fine, i due infermieri continuavano a lavorare senza sosta, pronti ad affrontare qualsiasi emergenza o richiesta dei loro pazienti. La loro vita era fatta di sacrifici, ma anche di soddisfazioni e di piccole gratificazioni quotidiane.

E mentre il resto del mondo dormiva, loro continuavano a vegliare sui loro pazienti, con la speranza di portare un po' di luce nella notte buia e silenziosa del Santa Lucia.

Con il passare delle ore, la notte si avvicinava alla sua fine e il reparto iniziava pian piano a risvegliarsi. I pazienti si svegliavano lentamente, mentre gli infermieri si preparavano per il cambio di turno.

Erano stanchi, ma soddisfatti del lavoro svolto durante la notte. Avevano risposto alle richieste dei pazienti, medicato le ferite, somministrato le terapie, confortato chi aveva bisogno di una parola di conforto. Avevano fatto il loro lavoro con passione e dedizione, come sempre.

Ma, nonostante la fatica, entrambi sapevano che c'era ancora molto da fare. I loro pazienti avevano bisogno di loro, non solo durante la notte, ma anche durante il giorno. E loro sarebbero stati lì, pronti ad aiutare, ad ascoltare, ad essere presenti.

Mentre si preparavano per il cambio di turno, si scambiarono uno sguardo di complicità. Sapevano di poter contare l'uno sull'altra, di essere un team unito e affidabile. E questo li faceva sentire forti, pronti a affrontare qualsiasi difficoltà.

Poco dopo, arrivarono gli infermieri del turno diurno, pronti a prendere il loro posto. Enea e Giada si salutarono, consapevoli che avrebbero lavorato ancora insieme in futuro. Ma per adesso, era il momento di andare a casa, di riposare e ricaricare le energie per la prossima notte.

Mentre si allontanavano dal reparto, pensavano ai loro pazienti, ai loro problemi e alle loro speranze. Erano contenti di aver fatto la loro parte, di aver portato un po' di conforto nella notte buia del Santa Lucia.

Lorenzo ed Edoardo si svegliarono presto e si prepararono per la colazione. Mentre mangiavano, discutevano dei loro piani per la giornata e di come avrebbero trascorso il loro tempo libero.

Dopo aver finito di mangiare, Lorenzo prese il suo libro e si sedette nella sua poltrona preferita per continuare la lettura. Edoardo, invece, decise di fare una passeggiata in giardino per godersi il bel tempo.

Nel frattempo ,in piscina, i pazienti, sotto la supervisione degli infermieri, erano intenti a fare i loro esercizi e a divertirsi in acqua.

Tuttavia, una delle pazienti, Martina, sembrava particolarmente giù di morale. Era una ragazza giovane e bella, ma la sua depressione l'aveva consumata, facendola sentire sola e incompresa. Mentre nuotava, i suoi pensieri diventarono sempre più cupi, finché decise di porre fine alla sua vita.

Fortunatamente, gli infermieri si accorsero in tempo della situazione e riuscirono a salvarla. Venne portata immediatamente in infermeria per ricevere le cure necessarie e per ricevere aiuto.

Al ritorno in camera, Martina trovò un biglietto con scritto "Non sei sola, siamo qui con te". Lorenzo, Edoardo e Noemi le si avvicinarono sorridendo e le dissero che erano lì per sostenerla e per darle forza. Martina scoppiò in lacrime, ma questa volta erano lacrime di gioia e di gratitudine.

Edoardo, Noemi e Lorenzo uscirono dall'ospedale, in cerca di un po' di aria fresca e di distrazione. Mentre camminavano, la mente di Lorenzo tornò alla triste vicenda di Martina.

"Non riesco a crederci," disse Lorenzo con una voce bassa. "Martina sembrava sempre così forte, così determinata. Eppure, la depressione l'ha colta alla sprovvista e l'ha quasi portata alla morte. Mi fa pensare che la depressione possa colpire chiunque, a prescindere dalla forza mentale".

"Noi tutti abbiamo dei momenti difficili," rispose Noemi. "Ma ci sono delle persone che non riescono a far fronte alla situazione. È importante che capiamo e che aiutiamo le persone che ci stanno attorno, specialmente quando sembrano aver bisogno di aiuto".

"È vero," intervenne Edoardo. "La depressione è un problema serio, soprattutto in un posto come questo, dove siamo circondati da persone che lottano contro la malattia e la sofferenza. Dobbiamo farci carico delle nostre responsabilità e cercare di aiutare chiunque ci stia attorno".

Lorenzo annuì, riflettendo su quelle parole. Aveva passato così tanto tempo all'ospedale che a volte dimenticava quanto fosse importante la vita al di fuori di quelle mura. Ma i commenti di Edoardo e Noemi gli ricordarono l'importanza di rimanere connessi alla realtà, di prendersi cura degli altri e di sé stessi.

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