Viva (Esther/Jacob/Esther)

384 17 0
                                    

Esther

Corro, corro a perdifiato nel bosco che circonda la riserva. Sono trasformata e le immagini che riempiono la mia mente fanno preoccupare i lupi di ronda. Collin e Brady presto si infilano tra i miei pensieri, come due zii preoccupati. Ma loro non sono davvero i miei zii, e io non li voglio nella mia testa. Li scaccio, cattiva, come ormai sono sempre e con tutti. Scontrosa, come non avrei il diritto di essere.
Continuo a correre nell'unico posto che considero sicuro, anche se forse è l'unico che non dovrei considerare tale. Incontrerò un vampiro? Forse. E se non sarò in grado di sconfiggerlo, se i suoi denti mi feriranno e il suo veleno mi contaminerà, meglio così.
A nessuno importa più di me, ho perso anche l'ultima persona che ancora desiderasse starmi vicina. Ho perso Ethan, e tutto solo per la mia dannata paura di perderlo. Un concetto antitetico, forse, ma la cosa più vera che io sia riuscita a confessare a me stessa nell'ultimo mese e mezzo.
E' colpa mia, se lui mi ha lasciata. Colpa mia, se mi ha accusata di volerlo legare a me in un rapporto esclusivo che non gli lasciava la possibilità di respirare. Mia, mia, mia. Solo mia.
Un ululato squarcia l'aria. Un ordine. Non entra nella mia testa, lui, no. Ma mi vuole a tutti i costi vicina alla riserva, l'unico posto dove io non voglio stare in questo momento. Troppi ricordi. Troppi e troppo dolorosi. Tornare in camera mia, dove abbiamo passato momenti piacevoli insieme, e dove ci sono quei traditori dei miei genitori, è fuori discussione. Stare vicina a casa sua, dove la passione ci ha colti la prima volta mi distruggerebbe. Scendere alla spiaggia, dove tante volte abbiamo giocato a rincorrerci sarebbe un'agonia.
Non voglio soffrire, non voglio tornare. Ignoro il richiamo di Jacob, e continuo a correre in direzione del Canada. Jake è più grosso di me, e molto più veloce, potrebbe comunque raggiungermi. Senza contare che una sua sola parola detta con quel tono particolare mi obbligherebbe a fermarmi e tornare.
Ma non lo usa. Non lo usa perché già sa quello che è successo. Ethan a quest'ora avrà già parlato a Sarah di quello che è successo.
Sarah.
E' colpa sua. Se solo se ne fosse rimasta buona, se solo non lo avesse chiamato, quel giorno mentre lui faceva la doccia, se lo avesse chiamato in un altro momento... Se. Non si vive con i se. Le cose sono andate così, ed ora non posso fare niente per rimediare... in futuro... ma quale futuro? Io non voglio un futuro senza Ethan. L'ho desiderato da quando ero bambina, ed ora non voglio farne a meno!
Esther, torna a casa.
E' una voce gentile, quella che interrompe i miei pensieri, una voce sofferente. La voce di zio Jacob. Mi aspettavo una ramanzina, da lui, non un dispiacere così grande. Ma sicuramente sta soffrendo perché soffre suo figlio, non gli dispiace certamente per me, che sono la strega cattiva di tutta la situazione.
Esther, per favore, ritorna. Voglio solo assicurarmi che tu stia bene.
Non starò mai più bene, zio Jake. Rispondo, mentre una lacrima sfugge ai miei occhi di lupo appannandomi la vista per qualche istante. Qualche istante che è sufficiente per perdere il ritmo della corsa ed inciampare sulle mie zampe. Cado rovinosamente a terra, e mi ritrovo con un fianco nella fanghiglia che lo sciogliersi della neve caduta stanotte ha fatto formare. Ritorno nella mia forma umana, non so come, non so pensando a cosa, e spero di rimanere così per il resto della mia vita. Spero di morire per il freddo. Anche se so che non accadrà mai. In me scorre il sangue di un lupo, e il suo calore presto asciugherà anche la terra sotto di me.
Il silenzio mi riempie la testa. Raccolgo le gambe al petto, in una posizione fetale, e ricomincio a piangere.

Jacob

Vado a cercarla. Sam l'avrebbe fatto, per Sarah.
I due lupi di fronte a me annuiscono, ma non pronunciano una parola. Sanno che quello che ho appena detto corrisponde a verità, anche se sanno perfettamente che Sam non me l'avrebbe chiesto. Ma lui non sa cos'è successo. Non parla con sua figlia da quando accidentalmente ha scoperto quella verità che per anni abbiamo cercato di tenere nascosta. E l'ha scoperta per causa mia. Forse è proprio per questo che sto cercando di rimediare, in qualche modo. O forse è perché per anni l'ho considerata quasi una figlia, e saperla così sofferente mi spezza come sapere che Ethan sta soffrendo.
Si sono lasciati.
Se da una parte ne sono egoisticamente felice - a nessun padre fa piacere vedere il proprio figlio allontanarsi da tutto ciò che si è cercato di insegnargli - dall'altra penso al periodo in cui avevo deciso di lasciare la mia Renesmee per il bene dei miei figli.
Non è la stessa cosa, lo so, ma il risultato era lo stesso. Io e lei eravamo separati, e soffrivamo.
E per di più lei è l'imprinting di Ethan. Non riuscirà mai a togliersela dalla testa, prima o poi ci cadrà di nuovo. Mi auguro per lui che in quel momento avrà fatto più chiarezza nei suoi sentimenti, e che conoscerà meglio se stesso.
Corro nel bosco cercando odori e immagini che mi confermino che Esther è passata da qui. Si è fermata e trasformata, ma è un bene che sia così. Si accorgerà che sto arrivando solo quando sarà troppo tardi per evitarmi. Il suo odore si fa più forte, mentre corro attraverso gli alberi. Vedo dei rametti spezzati, quelli più bassi, segno che non si è preoccupata di non lasciare tracce, mentre fuggiva via dalla Riserva. Il suo unico pensiero era quello di allontanarsi il più possibile dalla vista di quei luoghi che per tanto, troppo tempo, la faranno ancora soffrire.
Ma andarsene non è la risposta. La risposta è affrontare la vita che avrà, con la consapevolezza che la sua strada e quella di Ethan potrebbero non incontrarsi mai più. Ne dubito, ma potrebbe succedere. Lei potrebbe innamorarsi di qualcun altro... lui... anche.
La vedo, è ancora distante, ma mi fermo e muto. Decido di proseguire in forma umana. Mentre mi avvicino, noto che Esther sembra ancora più piccola del solito, raggomitolata su se stessa alla ricerca di un conforto che non troverà nel freddo della terra e nelle lacrime.
Sfilo la maglietta che avevo appena messo, quando mi rendo conto che è nuda. La copro, esattamente come farei con Sarah, e la sollevo delicatamente tra le mie braccia. I singhiozzi continuano a scuoterla, ma non si è ancora resa conto di essere stretta al mio petto. Se ne accorgerà tra poco, quando non sentirà più il fresco umido della terra fangosa sotto di sé, ma delle braccia calde che la stringono. Saremo già un po' più vicini alla riserva, in quel momento.
«Zio Jake» sono le prime parole che pronuncia, ancora tra le lacrime, quando finalmente si accorge di essere in compagnia.
«Non è necessario che parliamo, se non ti va» le dico. Sono sicuro che in questo momento il silenzio sia l'unico compagno che desideri, ed io sono deciso a non imporle la mia presenza, se non per assicurarmi che ritorni alla Riserva.
Non dico a casa, no. In questo momento, che Esther rientri a casa sua è fuori discussione. E' tornata lì solo per una promessa che ha fatto a Ethan, e l'ha fatto per Judith. Ma ora che non è più legata al mio Ethan, le cose sono cambiate. E Judith era già passata in secondo piano da qualche tempo, quindi immagino che Terry non tornerà a casa sua.
«Dove... dove andrò?» mi chiede qualche minuto dopo. Le lacrime hanno smesso di scendere, ma la sua voce è ancora roca, e trattiene il pianto.
«Non tornerai a casa?» le chiedo, anche se so già quale sarà la risposta.
«No. - risponde secca, infatti - Non voglio tornare in quella casa. Non voglio che loro sappiano»
«Terry, sai che è impossibile che non lo vengano a sapere, vivendo alla Riserva!»
«Allora me ne andrò io!»
«Non credo sia la cosa giusta da fare»
«Beato te, che sai sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato e ti permetti di stare davanti a tutti a giudicare. Non hai mai fatto sbagli?»
«A milioni. E' per questo che posso consigliarti. Non è giudicare, Esther. Sbagli il mio intento»
«Ma non cambia il problema. Io a casa non ci torno»
«Sei testarda come Sam»
«Non lo mettere in mezzo, zio Jake. Non sono affatto come lui» mi dice, iniziando ad agitarsi, mentre io rendo la mia presa su di lei più ferma.
«Sei esattamente come lui, Terry. E lo sai anche tu. Ti sei arroccata su una posizione e sarà difficile tirarti giù da lì, proprio come con Sam»
«Pensavo non volessi farmi una ramanzina» borbotta.
«Non è una ramanzina, Terry. Se ci fossero qui Joey e Jay potrebbero confermare quello che ti sto dicendo. Sto solo cercando di farti ragionare. E sto cercando di parlare con te da persone adulte»
«Però mi tieni in braccio perché non vuoi che possa fuggire»
«Se prometti di non farlo ti metto giù»
Terry rimane in silenzio. Non è un silenzio assenso, solo mancanza di repliche. Forse l'ha stupita il fatto che sappia esattamente cosa farebbe se la lasciassi camminare con le sue gambe. O forse sta semplicemente bene tra le mie braccia. Lei e Sam hanno esattamente lo stesso carattere, e, per quanto si vogliono bene, finché uno dei due non cederà non riusciranno più a dirselo. Ed è inutile battere di nuovo sullo stesso chiodo, che ormai è affondato completamente nel muro. A lei mancano i suoi genitori.
«Allora?»
«Non posso promettertelo» mi risponde, sottovoce. E' come un soffio di vento, ma riesco a distinguere nettamente le sue parole.
«Raccontami» dico. Poi rimango in silenzio. Continuo a camminare, senza dare peso al fatto che lei non parli. Sta raccogliendo le idee? Sta cercando le parole giuste per descrivere le sue emozioni? O forse mi sta solo ignorando? Non lo so, ma continuo a sperare che la piccola Terry che mi saltava al collo e mi raccontava le sue giornate continui a riapparire.
E' dura per me, vederla così scontrosa e arrabbiata con il mondo, e immagino soltanto quello che può provare suo padre.

Broken Hearts - Loging ForUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum