Everything (Pov Seth)

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Seth
Siamo qui, nudi, abbracciati stretti dopo aver fatto l'amore, e quasi non mi sembra vero. La sensazione che ho provato a stare con lei per la prima volta, ad essere una cosa sola con lei per la prima volta è qualcosa di indescrivibile. Ora vorrei che questo momento non finisse mai più, specialmente se penso che la mia vita, la mia Sarah, tra qualche ora salirà su un aereo che la porterà lontana da me.
La stringo più forte a me, ed inspiro profondamente con il naso, immerso nei suoi capelli che, dopo il bagno nell'oceano, si stanno lentamente asciugando. Tolgo una mano dai fianchi di Sarah e la intreccio ad una ciocca dei suoi meravigliosi capelli, giocando con un boccolo che si sta formando.
Non so se stia dormendo, e non voglio svegliarla se fosse così. Voglio solo godere della sua vicinanza più che posso, visto che tra qualche ora non potrò più farlo.
Si muove dolcemente, intrecciando le dita di una mano a quella che è rimasta sulla sua pancia.
«Ti ho svegliata? Mi dispiace...» inizio a dire, sussurrandole nell'orecchio.
«No, non dormivo, Seth. Pensavo» mi interrompe. Ogni volta che cerco di scusarmi mi interrompe, come se non volesse mai le mie scuse, come se non fossero mai necessarie per lei.
«A cosa?» le chiedo, sinceramente curioso. Non voglio pensare che si sia pentita di quello che è successo stanotte, spero che tutti i suoi pensieri fossero invece rivolti al fatto che è stata l'esperienza più bella che potessimo vivere insieme. La stringo un po' di più a me, e subito l'inquilino del piano di sotto si fa sentire. Mi sto eccitando di nuovo, a diretto contatto con le sue natiche.
Sarah scoppia a ridere, e si spinge ancora più verso di me. Se ne è accorta, la streghetta!
«A niente che il tuo secondo cervello non approverebbe!» mi dice, continuando a ridere. Il suono della sua risata è qualcosa di angelico, mi fa stare bene. Ma la sua battuta è estremamente irriverente. E così pensava a qualcosa che i miei piani bassi avrebbero approvato, eh?
La faccio girare verso di me, e vedo l'eccitazione brillare anche nei suoi occhi. Dimentico subito perché mi ero indignato così tanto, mi spingo sulla schiena e la trascino sopra di me, mantenendo il contatto visivo con questa donna meravigliosa, che cerca la vicinanza delle sue labbra con le mie continuando a guardarmi negli occhi. Mi bacia, un bacio dolce, lento, che si approfondisce sempre di più, con la mia lingua che cerca di impadronirsi della sua bocca per intero e con la sua che la sfida, intrecciandosi con lei. Un bacio come ce ne sono stati tanti in questi due mesi. Un bacio come tanti che mi hanno eccitato all'inverosimile, lasciandomi però inappagato. Un appagamento che questa volta non mi mancherà.
Il mio amico caro, già risvegliato dalla sola vicinanza di questa incredibilmente sensuale ragazza, sta iniziando a fare festa, e se ne accorgerà presto anche la mia piccola, che continua a baciarmi come se fosse l'ultima cosa che farà...
La stacco da me posandola al mio fianco, improvvisamente conscio che era questo, ciò a cui stava pensando prima.
«Sarah, stavi pensando a... domani?» le chiedo, e lei mi guarda con uno sguardo stupito. Non so se più per il fatto che le stia facendo questa domanda, o perché la sto facendo mentre sono nudo ed eccitato. Fissa lo sguardo per un attimo sulla cosa che ho tra le gambe, che in realtà non ha ancora raggiunto le sue massime potenzialità, poi distoglie gli occhi e mi parla.
«Sì» sussurra lievemente. Nient'altro. Solo questa sillaba. Solo sì.
«Sarah, io...» e di nuovo, come ogni volta che inizio il discorso come se possa sembrare che mi stia per scusare, lei mi interrompe.
«Avevi ragione» mi dice, con la voce allegra, ma gli occhi ancora tristi.
«Su cosa?» le chiedo, non riesco a capire a cosa si stia riferendo, e questa sera non abbiamo parlato molto.
«Sul fatto che non sarei riuscita a mandarti in bianco per due notti di fila. Lo abbiamo appena fatto e già ne voglio altro!» dice, continuando a mantenere quell'espressione di finta allegria. E finalmente capisco perché ha quell'espressione. L'ha buttata sulla questione sesso, ma credo che sia il suo modo di dirmi che le mancherò. E neanche poco. Il suo modo di rassicurarmi sul fatto che esisterò solo io, anche quando non sarà qui vicina a me. Il suo modo per dirmi che non ci sarà nessun altro, perché solo io so darle esattamente quello che vuole.
La stringo al mio fianco. Voglio fare l'amore con lei ancora e ancora, ma abbiamo una vita davanti, anche se per qualche anno non saremo vicini come vorremmo, e adesso dobbiamo parlare di questa nostra estrema insicurezza. Voglio che smetta di sentirsi colpevole per qualcosa che aveva tutto il diritto di fare. Sono stato male, è vero, ma cazzo, era solo una bambina, sentirsi insicura in una situazione del genere era il minimo che potesse fare.
«Sarah, mi dici cos'hai? Sul serio» le dico. Mi sono girato su un fianco, puntellandomi su un gomito, e la guardo in viso - se guardassi altro non avrei la forza di continuare a parlare - mentre lei continua a fissare il soffitto della grotta. Probabilmente interessante, in un altro momento.
Continua a stare in silenzio, allora decido che è il caso di mettermi a nudo per primo. Non in senso letterale, ovviamente. Per quello, già siamo a posto.
«Principessa... domani sarà una giornata pessima. Non vorrei vederti andare via, salire su quel maledetto aereo e allontanarti da me, per quello che c'è stato, e per quello che so che potrebbe esserci. Ma è solo egoismo. Non è paura di perderti, sono sicuro dei nostri sentimenti reciproci, perché ne sei sicura anche tu, ma proprio perché ne sono sicuro vorrei starti accanto in ogni istante, vivere con te ogni giorno della mia vita futura ad iniziare da oggi. Ma non posso chiederti di rinunciare ai tuoi sogni per me, non ti renderebbe felice, e non renderebbe felice me, a lungo andare. Sei la mia vita, lo sei sempre stata, dalla prima volta che ti ho vista, lo sarai sempre. Ti verrò a trovare almeno una volta al mese, ci sentiremo tutti i giorni, e, anche se non sarà come essere vicini, non lasceremo che questo cambi le cose tra noi»
Mentre le parlo, una lacrima le scivola veloce lungo la guancia, e la mia mano, pronta, l'asciuga, carezzandole il viso.
«Sono una stupida. - mi dice, voltando la faccia verso di me - Sto qui a pensare a quello che proverò io a lasciarti e non penso a quello che proverai tu. Hai detto di aver proposto a papà di venire con me per proteggermi. Perché non l'hai fatto? L'avrei accettato molto più di buon grado rispetto all'avere la balia della mamma e la cintura di castità imposta da Edward»
Rido, alla sua ultima affermazione. E' vero. Per noi il fatto che lei vada ad abitare con Edward sarà peggio che metterle una cintura di castità, quando andrò a trovarla. Il che mi fa capire che Jake non è del tutto rincoglionito come vuol far sembrare a sua figlia. E che ha la vista veramente lunga. Chissà se è per questo motivo - e non per la scusa del vampiro nomade che ha usato con Sarah - che ha deciso che lei non possa abitare da sola.
Allungo il viso verso il suo e le poso un bacio leggero sulle labbra.
«Non sei una stupida. Però voglio sapere quello che provi tu»
«Mi mancherai, Seth. Come e più di quanto mi sei mancato quando sono andata al mare da Jen dopo averti dato il primo bacio, perché allora non sapevo ancora bene cosa significasse stare con te, averti accanto come uomo ed essere la tua donna. Non sapevo ancora bene cosa significasse essere tua per davvero, come voglio essere ogni giorno della mia vita futura a partire da oggi»
E' tremendamente seria mentre mi guarda e dice queste cose. Non potrò mai più rimproverarla di non essere romantica. Lo è fin troppo quando è necessario.
«Suona quasi come una promessa di matrimonio» dice, tornando a guardare il soffitto.
«Perché non può esserlo? - chiedo, probabilmente a me stesso, ma anche a lei, che è parte di me - Perché deve esserci qualcuno a testimoniare che noi siamo sposati? Davvero un pezzo di carta firmata potrebbe unirci più di così?»
Si volta di nuovo verso di me, con uno sguardo incredulo, indecisa se credere o meno a quello che ho appena detto.
«Sei sicuro?» mi chiede, mordendosi il labbro inferiore. Non si rende conto di quanto sia sensuale quando fa così? Sospiro e mi sollevo a sedere, voltandomi verso di lei e piegando il busto fino a toccare il suo naso con il mio.
«Sì, lo sono. E' per sempre» le dico, guardandola negli occhi. Come in una muta promessa, solleva leggermente la testa per raggiungere le mie labbra con le sue. Ci baciamo per qualche secondo, poi si stacca da me e mi fissa con uno sguardo birichino.
«Ora posso giocare con il mio sposo?» mi dice, sorridendo maliziosa, mentre mi spinge indietro e si alza in piedi per prendere la borsa che, nella foga del momento, prima ho lanciato lontana da noi. Rimango ipnotizzato dai suoi fianchi nudi che si muovono ondeggiando davanti ai miei occhi. Sono così concentrato su di lei che quasi non mi accorgo del fatto che mi ha raggiunto di nuovo, mi ha spinto con la schiena a terra e si è inginocchiata al mio fianco.
Se non fosse per il piacere che mi fa provare rimarrei incantato a guardarla, senza capire quello che sta facendo.
E invece, le sue mani sul mio torace, la sua bocca e la sua lingua a seguirne la scia mi fanno rendere perfettamente conto di dove sia e di quello che sta facendo. E di quanto mi piaccia che lo stia facendo.
La sua lingua sui miei capezzoli, a torturarli come ho fatto io prima, le sue mani che lentamente scendono verso il mio inguine, afferrano la mia asta e la massaggiano. E' diventata una tigre, dalla prima volta in cui, impacciata e titubante, ha deciso di provare a ricambiare le mie attenzioni. E non aveva dalla sua gli anni di filmini porno con protagoniste le sue zie che invece ho io.
Mi lascio sfuggire un mugolio di piacere quando sento le sue labbra sfiorare la punta del mio membro, e spingo il bacino verso la sua bocca, quando inizia ad aggiungere anche la lingua ed i denti. Si allontana da me e mi fissa sorridente.
«Quanta foga, maritino mio!» dice, afferrando la borsa ed estraendo un altro condom. Lo scarta con decisione e delicatamente lo srotola su tutta la mia asta.
Poi si solleva su di me, mettendo le ginocchia ai miei fianchi e portando le nostre intimità a combaciare.
«Adesso non puoi dirmi niente - mi sussurra nell'orecchio, chinandosi su di me e strusciando i suoi seni sul mio petto - Non è la prima volta»
E così dicendo mi accoglie in sé, con decisione, all'improvviso e tutto insieme, strappandosi un gemito che non so se attribuire al piacere o al dolore. Lo sapevo che non l'avrebbe dovuto fare... non ancora, almeno... non così.
Allunga una mano sul mio viso e mi fa una carezza.
«Seth, tranquillo. Ero solo sorpresa. Piacevolmente sorpresa» puntualizza, chinandosi su di me per poggiare le sue labbra sulle mie, in un bacio che accompagna le reciproche spinte. Teniamo il ritmo con le lingue, mentre le sue mani si stringono sulle mie spalle e le mie sulle sue natiche, per far sì che ogni spinta si sempre più profonda.
Le nostre labbra si allontanano solo quando Sarah si avvicina al suo limite, ed io al mio. Un po' per bisogno d'aria, e un po' per goderci meglio gli ultimi istanti di questo rapporto.
Si rilassa sul mio petto, quando finalmente arriviamo in vetta. Insieme. E poco dopo la devo spostare, per uscire da lei. Mi dispiace, starei abbracciato a lei per sempre, ma davvero non posso mettere a rischio i suoi progetti per il futuro.
«Mi mancherai da morire, Seth» mi dice, accoccolandosi contro il mio petto per starmi il più vicina possibile.
«Ti mancherò io o le mie performances?» le chiedo, per stemperare un po' il tono tragico con cui l'ha detto.
«Mi mancherai tu, mio principe. - dice posando un bacio sulle mie labbra - E le tue performances!» aggiunge ridendo dopo essersi allontanata.
Si alza in piedi e ricomincia a vestirsi, materializzando i suoi abiti da non so dove. Mi lancia i miei boxer e i miei pantaloncini.
«Della maglietta credo che dovrai fare a meno, per il momento. E' rimasta sopra quando l'hai lanciata» mi dice, e io rimango a bocca aperta. Come al solito, sono sempre un passo indietro, quando si tratta di lei.
«Non mi guardare come se venissi dalla luna, Seth! Le rocce dietro cui hai lanciato la maglietta nascondono un'apertura che dà direttamente dentro questa grotta che adesso sfrutteremo per uscirne»
«Vuoi dire che saremmo potuti venire qui senza bagnarci?»
«Sì, ma così è più divertente, no?» mi dice, avvicinandosi a me ridendo e baciandomi di nuovo. E' sempre desiderosa di coccole la mia principessa, ma stasera lo è più del solito. La stringo a me per qualche istante,poi la allontano.
«Dobbiamo proprio andare?» le chiedo. Vorrei che questo momento, per noi due da soli, non finisse mai. E non solo perché quando torneremo con gli altri sarà inevitabile che la serata finisca e che arrivi domani, ma anche perché da oggi, quando saremo soli, potrò considerarla a tutti gli effetti mia moglie. Mia. Moglie. Mia.
La seguo, mentre si arrampica sulla parete di roccia, aiutandosi con una corda che lei ed Ethan devono aver fissato bene da qualche parte. Devono essere anni che conoscono questo posto, per essersi organizzati così bene. Di sotto c'erano anche dei sacchi a pelo e delle scorte di cibo in scatola.
Risaliti in superficie, afferro la mia maglietta e mi rivesto. Poi prendo la sua mano e ci avviamo insieme verso la spiaggia, dove tutti si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto. Anche se credo che ne abbiano un'idea.
«Da quanto conosci quella grotta, Sarah?» le chiedo. Sono sinceramente curioso di scoprire come lei e suo fratello siano riusciti a trovare quel posto, quando io in trentacinque anni di vita non ne conoscevo l'esistenza.
«Prometti che non ti arrabbi?» mi dice, con una vocina da bimba dispettosa... e allora capisco che l'hanno trovata facendo qualcosa che non avrebbero dovuto fare.
«Quando l'avete scoperta?»
«Prima prometti» insiste.
«Sai che con te non potrei mai arrabbiarmi» le dico, arrendendomi, ma solo a metà.
«Con me no, ma con Ethan sì. Quindi prometti». La mia principessa sta dimostrando di conoscermi meglio di quanto credessi, e di saperlo sfruttare a suo vantaggio.
«Va bene, hai vinto. Prometto» le rispondo fintamente esasperato. In realtà, non potrei mai stancarmi di lei.
«Ricordi quella volta che tu e papà avevate promesso di portarci a fare i tuffi e poi non l'avete più fatto perché era arrivata la tempesta?» mi chiede. Ricordo perfettamente quel pomeriggio. Dopo che avevamo dato loro la notizia che non li avremmo portati alla scogliera, i gemelli si erano volatilizzati nel nulla, ricomparendo soltanto la mattina dopo. Avevano da poco compiuto tredici anni ed erano due teste calde, come Jake e Paul. Stavo per scoprire che fine avessero fatto quella notte in cui eravamo tutti preoccupati per loro?
La fisso, e la vedo mordicchiarsi il labbro inferiore mentre aspetta la mia reazione, e collego tutti i puntini che ha seminato.
«Non mi dire che...» la guardo stupito
«Che siamo andati a tuffarci lo stesso senza di voi e che abbiamo trovato rifugio nella grotta per quella notte?»
Annuisco, e lei con me.
«Avreste potuto farvi del male, Sarah!» dico, ritornando improvvisamente nella versione papà apprensivo, o forse rimanendo in quella di fidanzato preoccupato.
«Ma non è successo, perciò smettila di parlare come se fossi mio padre» mi risponde piccata, lasciandomi la mano e accelerando il passo.
La raggiungo e afferro il suo braccio, facendola voltare verso di me.
«Scusami, Sarah. - dico, mettendole un dito sulle labbra prima che possa avere la possibilità di interrompermi - E' che ho avuto un'insopportabile e ingiustificata paura di perderti a posteriori»
Si rilassa e sorride. Poi, inaspettatamente, apre le labbra ed assaggia il mio dito. La guardo per qualche istante, fino a quando non mi accorgo che l'inquilino del piano di sotto si sta agitando, ed allora sposto la mano.
Lei scoppia a ridere.
«Penso che mi verrai a trovare molto più spesso di una sola volta al mese, maritino mio!» mi sussurra nell'orecchio, gettandomi le braccia al collo e stringendomi forte a sé. Non posso che rispondere al suo abbraccio con la stessa forza, perché so che è adesso, con queste parole e questo abbraccio che mi sta salutando. Qualsiasi saluto ci sarà tra noi domani, non sarà tanto sentito quanto questo che stiamo vivendo in questo momento.
Allentiamo la presa, mi riprende per mano, e ricominciamo a camminare verso la spiaggia. Dove non saremo marito e moglie, perché questo è il nostro segreto. Ma prima o poi ufficializzeremo, e lo saremo per tutti.
Arrivati alla spiaggia, ci separiamo. Io mi fermo con gli altri del branco. Collin e Brady si sfottono a vicenda per non so quale motivo. Hanno trent'anni e non hanno ancora deciso di lasciare il branco, e non hanno ancora neanche deciso di sposare le loro fidanzate storiche. Quasi stessero aspettando l'imprinting anche loro. Mi avvicino a Paul e mi siedo di fianco a lui, che sta giocando con Zack. E' tardi, perché è ancora alla spiaggia?
«Se ti stai chiedendo perché è ancora qui, è perché sua cugina non l'ha ancora salutato e ha insistito per non andare a dormire finché non l'avesse vista, dato che gliel'avevamo promesso - mi risponde, quasi fosse in grado di leggermi nel pensiero - Però, dal momento che tu sei qui, deduco che sia tornata anche lei. Zack, cucciolo di papà, vai a salutare tua cugina, così andiamo a dormire anche noi!»
«Papà, piantala di chiamarmi cucciolo. Almeno davanti agli altri!» gli dice, ma obbedisce. E' un bambino allegro e spensierato, come erano anche i suoi cugini alla sua età.
«Allora, hai gli occhi che brillano di felicità e la faccia da funerale. Devo pensare che finalmente ti sei scopato Sarah e che stai rimpiangendo di non aver insistito con Jake per proteggerla tu?»
All'improvviso, tutta l'attenzione del branco si concentra sulla nostra discussione. Ma perché cazzo mi vado sempre a cacciare in queste situazioni? Non potevo scegliere qualcun altro per confidarmi? Non potevo farlo con qualcuno che non fosse Paul, che è pur sempre marito di sua moglie?
«Più o meno» gli rispondo, avvampando d'imbarazzo. Embry è lì con Sam, e stanno ascoltando entrambi. Non c'è niente da fare, quando hai una famiglia numerosa non c'è speranza di avere una vita privata che rimanga tale. E soprattutto tutti sanno della mia quasi sfida con Jake per andarmene con Sarah. A dire la verità solo Sarah non ne è a conoscenza. Credo che la conosca persino Ethan.
«Seth, sai perfettamente che in questi casi non esiste nessun più o meno. Se volevi andartene con lei avresti dovuto insistere con Jacob. Io l'avrei fatto»
«Lo so, Paul. Ma io non sono te» e non attacco briga con il primo che passa, aggiungo tra me e me.
«Ed è un vero peccato, in questo caso. Sono sicuro che Sarah avrebbe apprezzato molto di più la tua compagnia che quella di sua madre o, peggio ancora, di Edward» dice, ammiccando.
«Paul, basta. E' vero che è divertente parlare della vita sessuale di Seth, ora che finalmente ne ha una, ma ricordati che la controparte è sempre nostra nipote!» lo ferma Embry, che viene in mio soccorso, forse ricordando le volte in cui ho vivacemente protestato durante le notti di ronda perché lui mi costringeva a vedere mia sorella nelle loro evoluzioni.
Mimo un "grazie" con le labbra e afferro una bottiglia di birra che Sam mi lancia. Sembra quasi di essere tornati ai vecchi tempi, quando eravamo tutti ragazzi e ci trovavamo ogni tanto attorno al fuoco a combinare casini.
Mentre sorseggio la birra, e ascolto distrattamente il chiacchiericcio dei miei amici, vedo il piccolo Zack correre verso suo padre seguito dalla mia Sarah, che ha una faccia più o meno sconvolta.
Zack salta in braccio a suo padre - che credo stia ringraziando la sua ex natura da licantropo in questo momento, visto che Zack, a quasi nove anni, è piuttosto paffutello, e inizia a pesare un po'.
«Papà, che significa che Sarah e zio Seth hanno "fatto l'amore"?»
Avvampo per l'imbarazzo e quasi mi strozzo con la birra. Adesso capisco pure l'espressione stralunata di Sarah.
«Dove l'hai sentita questa, cucciolo?» gli chiede Paul, impassibile, o forse no, davanti a quella domanda di Zachariah - non so dove abbiano tirato fuori questo nome, ma non l'hanno mai chiamato col suo nome completo da quando è nato - spettinandogli i capelli.
«Ti ho detto di non chiamarmi cucciolo, papà! - risponde lui scocciato, spostando con una mano il braccio di Paul che gli sta sopra la testa - E l'ho sentito da Sarah che lo stava dicendo alla zia Renesmee»
Mi volto verso di lei, che mormora uno "scusa", seguito da un "non sapevo che stesse arrivando" ad un volume tale da essere udibile solo da me e da suo zio, nonché dagli altri membri del branco presenti, ma non da suo cugino.
«Zack, è una cosa che si dice quando due persone si vogliono tanto tanto bene, come zio Seth e Sarah» gli dice lui seriamente, guardandolo fisso negli occhi. Fa sempre il cazzone, e ogni giorno che passa peggiora invece di migliorare, ma come padre se la cava egregiamente, tanto che Zack sembra contento della risposta che gli dà.
Ci medita un po' su, poi se ne esce con una delle sue riflessioni che dimostrano quanto il sangue sia in comune con quello di Sarah ed Ethan.
«Perciò, visto che anche tu e la mamma vi volete tanto tanto bene, anche voi "fate l'amore"?»
Embry ridacchia, ma Paul, dopo averlo fulminato con gli occhi, risponde sinceramente a suo figlio.
«Sì. Anche io e la mamma facciamo l'amore». Gli risponde privo di qualunque imbarazzo, dimostrando che lui, a differenza nostra, non si imbarazza a parlarne. Non è un tabù. E' una cosa bella, e pertanto non c'è nulla di cui imbarazzarsi. Lo ripete spesso, questo è il suo punto di vista, ma io non posso non avvampare, quando mi si chiede qualcosa sulla questione. Forse è solo perché sono relativamente inesperto riguardo al sesso. O forse è solo perché lui è Paul e io sono io. Non credo che riuscirei mai ad affrontare una discussione così tranquilla con mio figlio sull'argomento.
Zack si alza in piedi e mette la sua manina paffuta in quella del padre.
«Allora andiamo a casa? Così tu e la mamma potete fare l'amore...» Embry e Sam ridacchiano, questa volta a ragione. A quanto Paul ci lasciava vedere quando ancora si trasformava - non che volesse, beninteso, non riusciva proprio a fare a meno di pensarci - Rachel diventava ancora più esigente quando era incinta. All'epoca lo era di Zack... adesso lo è di sei mesi di un bambino del quale non hanno voluto sapere neanche il sesso.
«Sì, cucciolo, andiamo a casa» gli dice e tacita la sua pronta replica dandogli un bacio sulla testa prima di alzarsi.
Saluta tutti con un cenno e se ne va, lasciandoci qui a ridacchiare dietro di lui.
«Che hai da ridacchiare?» mi chiede Sarah sedendosi sulle mie ginocchia, con un sorriso abbagliante.
«Non ti dovrei neanche rispondere, visti i guai che hai combinato stasera... comunque sono cose legate al vecchio branco, principessa»
«Ok... ho capito dove stai andando a parare... non lo voglio sapere» ride, ed io con lei. E così tutti i membri del branco, che l'hanno vista crescere, diventare una donna da bambina che era, ed entrare a far parte del branco.
La vedo sbadigliare, e capisco che è ora di riportarla a casa. Domattina partirà presto, e non è il caso che rimanga ancora qui sulla spiaggia.
«Principessa, vuoi andare a dormire?» le chiedo.
«No, principe. Non se non vieni con me» dice sorridendo, e soffocando un secondo sbadiglio.
La sollevo tra le braccia, tra le sue proteste e l'ilarità degli altri.
«Forse, se fai la brava, riesco a strappare a Jake il permesso di rimanere con te finché non ti addormenti»
«Papà non c'è. E' già in casa» mi risponde lei, testarda.
«A maggior ragione. Fai lo sforzo di non addormentarti in braccio a me e fagli il labbruccio quando gli chiedo il permesso di rimanere ancora un po' con te!»
«Non mi chiedi perché è a casa?»
«Immagino per dare le tue valigie ai Cullen. Loro partono stanotte, perché la versione concordata prevede che loro siano già lì ad aspettarti domani. Tu prenderai l'aereo, come previsto, e come previsto ti incontrerai con Jennifer al Logan Airport di Boston»
«Dimentico sempre che in quel piano suicida c'eri anche tu di mezzo»
«Sarebbe potuta andarti molto peggio» le rispondo.
«Peggio di così?» mi chiede scettica.
Fingo di pensarci per un attimo. Nella sua ottica, andare a vivere con sua madre e i Cullen è una catastrofe. Non per sua madre in sé per sé, con la quale in questi anni ha ricostruito un rapporto, anche grazie ad Alice, ma soprattutto per il fatto di aver pensato di essere libera dalle ansie genitoriali e si è ritrovata invece catapultata dalle braccia di Jake a quelle di Bella. Ingabbiata.
Ed io, anche se so che questo la terrà al sicuro da eventuali minacce, non posso che concordare con lei sul fatto che non poteva andare peggio, perché anche io ho avuto il mio periodo di libertà.
«No, peggio di così no» le rispondo, sorridendole e chinando il viso per strofinare il naso contro al suo.
Arriviamo di fronte a casa sua. Edward è sulla porta, con due valigie enormi in mano. Saranno sicuramente pienissime, conosco l'armadio di Sarah alla perfezione, e in due mesi non le ho visto mai indossare due volte la stessa cosa. Merito - o colpa - di Alice. E Bella. Lei continua ad indossare jeans e maglietta in qualsiasi occasione, ma si diverte a consigliare sua figlia. Quando Sarah mi ha detto che il vestito della festa del diploma l'aveva scelto sua madre non volevo crederci.
«Non si sente bene?» chiede, preoccupato. E' un padre, è normale che si preoccupi, ma non è suo padre, ed è normale che Sarah gli risponda come sta per fare. Sento l'irritazione scorrerle nelle vene.
«Così non iniziamo per niente bene. Tu non ti impicci di quello che faccio io, e io non mi impiccio di quello che fate voi. O meglio. Possiamo impicciarci reciprocamente. Ma non puoi preoccuparti per me. Non. Sei. Mio. Padre». Gli regala un'occhiata di fuoco, di quelle che ha imparato a lanciare per merito di Paul e Rachel. Di quelle che ti congelano sul posto. Certo, se non sei un vampiro.
«Sarah...» prova a parlare lui.
Lei fa finta di non sentirlo.
«Seth, mettimi giù - mi ordina perentoria, ed obbedisco, mi prende per mano, poi ricomincia a parlare - Andiamo da mio padre, volevi che gli chiedessi se puoi restare, no?»
Mi trascina in casa, entra come una furia, poi scoppia a piangere. Si aggrappa alle mie spalle disperata, e la stringo forte a me. Mi sembra che sia l'unica cosa da fare in questo momento. Non so perché sia scoppiata a piangere, o forse lo so, ad Edward vuole bene, ma ritiene importante tenerlo al suo posto. Non vuole che Jake si senta surclassato. Dopo tutti questi anni. Dopo aver permesso a sua madre di rientrare nella sua vita. Dopo tutto quello che siamo riusciti a costruire, con tutte le stranezze di questa famiglia, ancora ritiene importante difendere Jacob. Anche a costo di stare male per come tratta Edward.
«Sarah, cos'hai?» chiede Jacob, entrando nel salotto, probabilmente dopo aver messo a dormire i cuccioli. Renesmee è rimasta alla spiaggia per aiutare a sistemare.
«Niente, papà. Mi passa subito» dice, rimanendo appiccicata alla mia maglietta, senza muovere la testa di un millimetro.
«Tesoro...» inizia Jake dolcemente. Ma non termina il discorso. Sa che non servirebbe a farsi dire da Sarah quello che sta succedendo. Non l'ha detto neanche a me, è improbabile che lo dica a lui.
«Seth... ti dispiace se sto un po' con papà stasera?» mi chiede alzando lo sguardo, anche se i programmi erano diversi. O forse per scusarsi proprio di questo. Scuoto la testa. In questo momento gli serve più lui che io, perciò la faccio passare dalle mie braccia alle sue ed esco di casa, dove trovo Edward poggiato all'auto. Ha una faccia strana, sembra che stia soffrendo. Che sia per le parole di Sarah?
«Ti aspettavo» mi dice. Non ha mai saputo leggere nella testa di Sarah, chissà come...
«Non riesco a leggere nella sua. Ma nella tua sì - puntualizza - E' davvero quello che la spinge ad agire così con me?»
«Non lo so Edward. Le mie sono solo teorie, e come ben sai, con lei non sono molto bravo come psicologo - sorrido, portando alla mente qualche ricordo passato - Ma potrebbe essere quello, il motivo che la spinge ad agire così»
«Non riuscirà mai a perdonarmi per averle portato via Bella» afferma sconsolato.
«Edward, io credo che ti abbia perdonato da tempo, almeno da quando si è resa conto quanto possa essere totalizzante l'amore tra due metà "giuste". E' solo che non riesce a lasciarsi andare con te...»
«Perché non vuole che io possa pensare che ti sta lasciando occupare il mio posto» conclude Jacob, uscendo di casa.
«Sarah?» chiedo.
«E' in camera sua. Si è addormentata mentre piangeva sul mio petto. Non ce la fa a gestire tutta questa tensione. E' anche per questo che la mando a vivere con Bella ed Edward. Voglio che impari che volere bene agli altri non implica necessariamente voler meno bene a chi già c'è. E voglio che capisca che non mi sento più minacciato da lui - dice, indicando Edward, incredulo se crederci o meno - E Bella lo sa» afferma.
«Grazie, Jake» mormora Edward, dopo aver a lungo fissato Jacob. Forse Jake ha detto qualcosa ad Edward che non poteva farmi sapere.
«Seth» mi chiama, riscuotendomi dai miei pensieri, mentre Bella, Alice e Jasper salgono in auto. Se Sarah era in camera sua, loro dove erano? Li saluto con la mano, tanto ci rivedremo presto. Ha ragione la mia principessa. Non riuscirò a stare lontano da lei molto a lungo.
«Dimmi, Jake» gli rispondo, voltandomi verso di lui.
«Siamo di ronda. Emmett e Rosalie hanno acconsentito a farla al posto nostro fino alla fine della festa, ma ora devono andare anche loro»
«Già» dico.
Corriamo nel bosco, dove ci incontriamo con Emmett e Rose. E' tantissimo tempo che non ci vediamo.
«Seth! Come sta la mia nipotina?» chiede Emmett, riferendosi a Sarah. Lui è l'unico dei Cullen che la mia principessa chiama "zio". Chissà perché, poi.
«E' in partenza. Preoccupata per la convivenza con Bella ed Edward - e sono certo che se fossero stati solo Alice e Jasper sarebbe stata meno tesa, questa sera - e le dispiace lasciarmi qui»
«Ragazzi. Basta con i convenevoli» dice Jake, stizzito.
«Passa il tempo, ma i tuoi modi sono sempre più da cavernicolo, Jacob» gli risponde Rose glaciale.
Lui non le dà peso. Li salutiamo velocemente, poi ci trasformiamo e diamo inizio al nostro turno di ronda.

Broken Hearts - Loging ForWhere stories live. Discover now