I don't want to miss a thing (Esther/Ethan/Esther/Ethan/Esther)

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Esther
«Sì, mi sono coperta bene!»
«E hai preso le vitamine stamattina?»
«Sì, Sarah, le ho prese. E adesso attacco, perché sto salendo sull'autobus e tu hai lezione»
«Mi raccomando, Terry, fammi sapere come va la visita»
«Non mancherò!» rido, mentre chiudo la comunicazione ed estraggo il biglietto per mostrarlo al controllore. Seattle mi sta aspettando. Seth - chiamarlo zio mi sembra un po' inappropriato, dato che di fatto sarà lo zio di mio figlio - ha chiesto a Carlisle di seguirmi. E' una gravidanza particolare, metterò al mondo il primo bambino del nostro branco ad essere figlio di due lupi. Mi sento importante, ma ho anche tanta paura.
Non l'ho ancora detto a Ethan, e Sarah non mi fa più pressione perché lo faccia, probabilmente ha capito che non sta a lei prendere questa decisione.
Sospiro. Sto andando a Seattle. Gli sarò così vicina... eppure non siamo mai stati più lontani di così.
Prima o poi dovrò dirglielo, penso, mentre una mano scivola sulla pancia. Non si vede ancora niente, ma so che lui - o lei - c'è. Quel giorno, dopo che Seth mi ha lasciata sola per andare a riprendere Sarah, ho sfogliato il libro che mi ha dato. Ho scoperto perché il mio secondo essere si è assopito completamente, lasciandomi semplicemente Esther. La discendenza del branco non deve essere messa in pericolo in alcun modo, perciò il lupo cede il passo alla natura umana.
Sospiro di nuovo e prendo il lettore mp3 dalla borsa. L'ultima volta che l'ho usato... l'ultima volta che l'ho usato stavo ancora con Ethan, l'aveva riempito delle sue canzoni preferite, il suo modo di raccontarmi come aveva vissuto senza di me.
Non è un gran chiacchierone, il tuo papà, piccolo mio. Penso, rivolgendomi a quell'essere che è così parte di me, che è così reale da quella sera...

Rientrando in casa, Sarah e Seth mi avevano trovata addormentata sul divano. Li avevo sentiti bisbigliare tra di loro, poi Seth mi aveva presa in braccio e portata a letto.
«Zio Seth?» l'avevo chiamato, mentre saliva le scale.
«Mi dispiace averti svegliata, pulce»
«Ero sveglia, più o meno»
«Beh, adesso ti metto a letto, così dormi un po'. E' stata una lunga giornata»
«Zio... come posso avere la certezza che il rumore che sentite...»
«Vuoi sapere se è vero che aspetti un bambino?»
Annuii.
«Sì, in un modo che posso capire anche io, adesso»
«Prendo la tua macchina, Seth» il tintinnio delle chiavi aveva di poco preceduto la voce di Sarah. Seth aveva raggiunto velocemente il pianerottolo e mi aveva lasciata con i piedi a terra, voltandosi verso di lei.
«Sarah...»
«Vuoi che ci vada lei? Noi abbiamo già dato scandalo, Seth. Se pensano anche che io sia rimasta incinta non fa alcuna differenza, ma per Terry è diverso» lui l'aveva guardata a lungo, prima di sospirare e annuire.
Era tornata mezz'ora dopo, con un arsenale di vitamine e test di gravidanza che mi fecero sospettare avesse svaligiato la farmacia. E soprattutto capire che si era informata bene.
«Seth, la farmacista ci fa gli auguri!» aveva esordito allegra, entrando in casa. Non riuscivo a prendere sonno, non con quell'incertezza che mi attanagliava. Loro erano sicuri che il bambino ci fosse, ma io? Io no, e loro mi trattavano già con ogni riguardo. E se invece avessi semplicemente perso ogni potere, come dicevo io? Cercavo di convincermi del contrario di quello che affermavano loro, ma in cuor mio ero sicura che avessero ragione.
E la certezza la ebbi qualche minuto dopo, chiusa nel bagno di casa Clearwater, quando la seconda lineetta dello stick comparve nel quadro. La prima lacrima venne giù senza che neanche me ne accorgessi, la seconda, anche. Alla terza c'era già Sarah a tenermi stretta e a sussurrarmi parole di conforto. Non avevamo mai avuto un rapporto che potesse essere definito amichevole, se non prima che suo fratello avesse l'imprinting con me, ma si comportava come una sorella. Una sorella che teneva davvero a me.

Siamo diventate quasi amiche. Sta coraggiosamente mantenendo il mio segreto, nonostante io sappia che le pesa farlo. Lei e Ethan sono così legati, che non sarebbe possibile credere il contrario.
Le prime note della canzone che parte nel lettore mi fanno stringere il cuore. Sì, cucciolo mio, il tuo papà è proprio un romanticone. Asciugo la lacrima che minaccia di scorrermi lungo la guancia prima ancora che abbia la possibilità di uscire dall'occhio. Una canzone così vecchia la poteva trovare solo lui, che con lo zio Embry che cercava di educarlo alla musica house non è mai andato d'accordo.
Sorrido, ripensando alle volte in cui l'ho visto, adolescente, arrabbiarsi con la robaccia che gli infilava nel lettore cd dell'officina.
Il cellulare si illumina, nella tasca esterna della borsa di tela rossa che ho con me. Un messaggio. Di Sarah. Scuoto la testa, sorridendo ancora.

Broken Hearts - Loging ForWhere stories live. Discover now