Baciami ancora (Pov Sarah)

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Sarah

«Ma la devo proprio mettere?» chiedo a Ethan, che, seduto sul mio letto, prova ad allacciarsi la cravatta.
«Sarah, non capisco questa fissazione che ti è presa proprio oggi. Sei sempre stata entusiasta di quella toga, non vedevi l'ora di indossarla ed ora fai tutte queste scene. Mi dici che hai?»
«Ho che è gialla! Ed Alice mi ha detto che il giallo mi sbatte. Senza contare che con il vestito che mi ha regalato sta da cani»
«Sapevi dal primo anno che la toga dei primi cinque studenti della scuola è gialla, ti sarebbe bastato impegnarti un po' di meno per indossare quella blu. E poi il fatto che sta da cani con il tuo vestito non conta nulla»
«Non conta nulla? Non. Conta. Nulla? - grido, probabilmente attirando l'attenzione degli altri cinque paranormali abitanti della casa - E' una catastrofe di dimensioni colossali!»
«Sarah, la toga sarà chiusa sul vestito. Nessuno lo vedrà. Di fatto non capisco perché Alice ti abbia mandato due abiti quando le hai detto che saresti andata alla festa stasera»
«Perché quello per stasera l'ha scelto mamma, e lei voleva comunque regalarmene uno a suo gusto»
«Sarah, tutto a posto?»
Come previsto, le mie urla hanno attirato il resto della famiglia. Papà, affacciato sulla porta della mia camera, con ancora la camicia sbottonata, tiene Jay per un piede e Joey in braccio sul lato opposto. Segno che li stava separando per l'ennesima volta, quando è stato attirato dalle mie urla.
«Sì, papà, va tutto bene - risponde Ethan - Sarah stava tirando fuori una catastrofe da una cosa da nulla. Il vestito non si intona alla toga. Pardon. Era il contrario»
Lo fulmino con lo sguardo, mentre si alza dal mio letto e si dirige verso le scale.
«Vado da Nessie. Forse almeno riuscirò ad essere pronto per l'inizio della cerimonia» dice, sparendo dalla mia vista.
Papà inizia a ridere, come sempre quando segue i nostri battibecchi.
«Mi chiedo se non sia stato un errore quello di permetterti di frequentare Alice - mi dice, porgendomi i miei fratellini. O forse nipotini? Non lo so, ho sempre preferito la prima - tienili così, se no fanno a pugni comunque e tu ci vai di mezzo. Certe volte, il fatto che Joseph sia l'unico con la coda è una gran scocciatura»
Mentre papà si allaccia la camicia, cerco di evitare che Jason e Joseph, cinque e tre anni rispettivamente, si prendano a morsi.
Il riferimento di papà mi fa sorridere. E' sempre così che io ed Ethan abbiamo chiamato Joseph: l'unico con la coda. Questo per distinguerlo dagli altri due: Jason e Juliet. Loro sono le "zanzare". Per sottolineare il fatto che, loro, dai Black non hanno preso niente, se non la carnagione - Jason - e il colore dei capelli - Juliet - oltre al cognome. Per il resto sono completamente made in Cullen-Swan.
Jason William, capelli rossi e occhi castani, per cinque anni di età, ha iniziato a muovere gli oggetti con il pensiero a soli sei mesi, quando Nessie lo aveva svezzato. Se così si può dire di un bambino che era passato da una dieta a base di sangue di donatori, a quella, più normale, a base di pappette e frutta, che finivano inevitabilmente sulle magliette di papà.
Juliet Isabella, capelli neri e ricci, occhi verdi per un anno di età, è in grado di manipolare gli elementi soltanto toccandoli. Hai bisogno di far bollire l'acqua per la pasta? Basta chiederglielo e farle toccare la pentola. E' efficacissima. Suppongo che tra qualche anno sarà anche in grado di far uscire il sole a Forks. Stando alle conoscenze di Carlisle i poteri dei vampiri si rinforzano con il tempo.
Joseph Edward, a parte gli occhi - che gli sono valsi il secondo nome - è un perfetto piccolo Quileute. Capelli neri, carnagione scura e nessun potere sovrannaturale. E un appetito normalissimo per il cibo umano, che non guasta. E' per questo motivo che lui, tre anni, è "quello con la coda".
Persa nelle mie riflessioni, faccio appena in tempo ad accorgermi che Jay sta facendo muovere un vecchio carillon di nonna Sarah, che il nonno mi ha regalato per il mio diciottesimo compleanno, verso la testa di Joey.
Papà è più veloce di me, e riesce ad afferrarlo prima che impatti con la testa di Joseph, per finire poi a terra. Quello sguardo che ha messo su lo conosco bene. E lo conosce bene anche Jay, che si sta divincolando dalla mia presa in ogni modo che gli riesce di provare.
«Sarah sei pronta?» grida Ethan dal piano di sotto, distogliendo l'attenzione di papà da Jason.
«Sì, scendo subito! Il tempo che tu lasci July a Nessie!» gli urlo di rimando. Non lo vedo, ma sono sicura che abbia in braccio nostra sorella.
La adora. Letteralmente.
Passo Jason e Joseph a papà e raccolgo la toga, il tocco e il discorso che Ethan e io abbiamo scritto stanotte. Niente occhiaie. La nostra natura ci impedisce di essere meno che perfetti anche dopo una veglia di ventotto ore filate. Quando le ore iniziano ad essere di più, però, reclamano il conto.
Salgo in macchina, dal lato del guidatore, e metto in moto. Dopo un secondo e mezzo netto compare Ethan. Toga e tocco alla mano, sale in auto.
«Il discorso l'hai preso tu?» chiede, gettando le cose che aveva in mano sul sedile posteriore.
«Certo! Se aspettavo che lo facessi tu saremmo dovuti tornare a prenderlo!»
«O forse avrei dovuto dare sfoggio della mia memoria perfetta!»
«A forza di stare con la zanzara minor non ti sono più chiari i tuoi limiti?» gli dico ridendo.
«Pensi che sarebbe in grado di recitarlo a memoria?»
«Chi? Juliet? - gli rispondo, mentre ingrano la quinta e sparo la macchina a duecentocinquanta chilometri orari subito dopo essere usciti dalla riserva. Ho preso la guida spericolata da papà - E' in grado di leggerlo perfettamente, quindi, immagino, anche di ripeterlo a memoria!»
«Ci vogliamo provare?»
«Vuoi farla salire sul palco al posto tuo?» gli chiedo, è ovvio che stia scherzando, ma facciamo sempre di questi discorsi assurdi quando veniamo a scuola. Mi mancheranno le nostre scemate, quando saremo all'università.
«Ti immagini la faccia della preside Weber?»
«No, ma mi immagino la faccia di papà, Ethan!» scoppiamo a ridere entrambi, e continuiamo fino a quando, poco dopo, parcheggio l'auto di fronte alla scuola.
Scendiamo dall'auto e lui si appropria delle sue cose.
Mi dà un bacio sulla guancia - da quando c'è Juliet non è così insolito che si lasci andare - e se ne va in palestra, lasciandomi come una cretina in mezzo al parcheggio
«Poteva almeno aspettare che entrassimo insieme!» borbotto, mentre mi intrufolo nell'auto per raccogliere le mie cose e rendendomi conto, con disappunto, che Ethan ha preso la toga sbagliata.
«Ehi, sedere perfetto! - urla la mia amica Jennifer dandomi una pacca sulla parte del corpo che ha appena nominato. Se fosse stata un ragazzo sarebbe già morta - Vuoi lasciare in vita qualche uomo per stasera?»
«Jen, sai che il mio sedere è tutto tranne che perfetto - messo a paragone con quello di Nessie, poi...- E non ho intenzione di uccidere nessuno. Io»
«Fai bene a sottolineare che sei tu a non voler uccidere nessuno, perché conosco un paio di persone almeno che ti farebbero la festa per aver accettato di uscire con Scott»
Chiudo l'auto e ci avviamo verso la palestra. Jen è un'altra "toga gialla". Sarà con me ad Harvard. E menomale che ci sarà lei, perché quando Ethan mi ha dato buca avrei rinunciato volentieri alla borsa di studio.
«Che poi, perché hai accettato di venire alla festa con lui? Non ti è mai piaciuto!»
«Lo sai il perché...» le dico, mentre il fiato mi si mozza in gola perché il "perché" entra dalla porta della palestra.
Bello, alto, moro, con due occhi neri penetranti e un fisico scolpito, il "perché" non mi degna di uno sguardo. O meglio, non mi degna più di "quello" sguardo. Quella sera di sette anni e sette mesi fa, la sera in cui ho fatto la cazzata più grossa della mia vita, è stata anche la sera in cui ha smesso di guardarmi in "quel" modo. Come se fossi sua.
Era stato due anni e mezzo prima, che mi ero resa conto di essere follemente innamorata di lui. Ed era successo a scuola, a mensa, davanti agli occhi maliziosi di Jen.

Broken Hearts - Loging ForTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang