𝗨𝗡 𝗦𝝠𝗟𝗧𝝝 𝗡𝗘𝗟 𝗣𝝠𝗦𝗦𝝠𝗧𝝝

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Il suono scrosciante dell'acqua invadeva tutta la strada e l'impatto della pelle con le goccioline ghiacciate, erano una promessa silenziosa del cielo alla terra.

Le vans nere ebbero l'ennesimo impatto con il pianto delle nuvole e il tessuto ormai saturo, si lasciò trapassare da esso.

La ragazza correva lungo la via, in mano teneva in equilibrio un borsone di pelle nera che danzava a destra e a sinistra, seguendo i suoi movimenti.

Mise una mano sulla testa come per proteggersi dall'ennesima ondata di pioggia ma, per quanto ci provasse, i corti capelli caramello non rimasero asciutti.

Rischiò di scivolare dopo una curva troppo stretta e si dovette tenere alla superficie di un muro nelle vicinanze.

La meta non era lontana ma anche il piccolo tratto di mattoncini e cemento sembrava infinito sotto il temporale.

Arrivò all'ingresso del vecchio condominio con l'affanno.

La manica zuppa si scontrò con la porta principale quando la giovane bussò.

Respirava un'aria rarefatta, il profumo intenso dell'umidità le inondava le narici e le si impregnava addosso.

Passò qualche minuto e la porta si aprì.

Una donna la fece entrare. Il viso severo era contornato da delle ciocche corvine lasciate libere dallo chignon la scrutarono lungo tutto il passaggio verso l'interno dell'abitazione.

Giunta davanti alle scale a chiocciola, udì la sua voce «Dove sei stata?».

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