[Capitolo 17] - Dreams

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«Vogliano dimetterla ma hanno paura» la voce assonnata di Jimin arrrivò al collega in modo più che distinto dando ai ragazzi una buona motivazione per restare fermi nel loro appartamento,.

Yoongi prese posto di fianco a Seokjin prendendo possesso del telefono «Cosa succede Jimin-iee, perché ci hanno ripensato?».

Non era chiaro il motivo che avesse portato i medici a ricalcolare la decisione di dimettere la manager.

Jimin li aveva chiamati per metterli al corrente di cosa fosse accaduto, ma sembrava più difficile del previsto «Mi hanno detto che la devono tenere sotto controllo per un altro po'» tagliò corto.

Il più grande percepì il suo secondo irrigidirsi ed ebbe il timore che rompesse il dispositivo che teneva in pugno «Cosa possiamo fare?» chiese per attirare l'attenzione su di sé «Nulla. Mi hanno chiesto solo di avvisarvi».

Jimin spense la chiamata con la promessa di farsi risentire una volta avute novità e tornò dentro.

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«Benvenuta in casa Bangtan».

Era arrivato il momento in cui sarebbe entrata volente o nolente, in un luogo in cui la sua vita si sarebbe dovuta sincronizzare a quella degli altri.

Non che le mancasse l'appartamento che aveva lasciato ma in quelle quattro mura aveva lasciato moltissimi ricordi.

Trovò Seokjin ad attenderla all'ingresso con in mano dei dolcetti.

Le sorrideva dolcemente cercando di trasmetterle un po'di tranquillità «Buondì Seokjin-iee» gli disse sorridendo. Doveva calmarsi e cercare di andare avanti.

Jimin e Yoongi la scortarono all'interno dell'edificio abbandonandola all'ingresso per lasciarsi cadere di peso sul divano.

Yoongi l'aveva accompagnata dove prima si ergeva la sua casa e le aveva permesso di vedere con i suoi occhi quello che ne era rimasto.

L'aveva poi portata in commissariato per ritirare i pochi effetti personali che le erano rimasti.

«Come ti senti?» le chiese Seokjin «Mah, per il momento bene» disse seguendolo in cucina.

Era molto curiosa di come avessero sistemato «Sembra ancora che ti sia passato sopra un camion?» chiese ridendo Jimin, ricevendo come risposta un'occhiata torva dalla manager e dal maggiore.

«No. Ma se vuoi ti faccio sentire cosa si prova» gli rispose con un tono dolce ed inquietante.

Jimin rise e si rivolse a Seokjin «Sai Hyung... Credo che avremo un bel po' da fare con lei» disse indicandola «Jimin-iee non ti ho insegnato le buone maniere?» chiese l'altro.

Il più piccolo osservò la mastodontica figura di Seokjin innalzarsi in tutta la sua possenza, sovrastandolo completamente.

Le grandi spalle del giovane si muovevano veloci e il suo viso sembrò irrigidirsi «Sai Jimin- sussurrò la ragazza cercando di farsi sentire solo dal diretto interessato- forse dovresti iniziare a correre».

Egli capì cosa stesse accadendo solo dopo aver osservato Seokjin togliersi le ciabatte e prendere la mira.

Nel momento in cui vide un oggetto non identificato volargli sopra la testa, capì che era meglio per la sua incolumità fisica scappare e si affrettò a raggiungere il piano superiore.

«Hey Seori- chiese Yoongi -Quando tornerai a lavorare» «Devo chiamare il CEO» costatò lei.

Yoongi assentì.

Gli mancava averla attorno e passare le giornate a discutere con lei.

La sua assenza era stata una tortura e non avrebbe resistito un altro minuto lontano.

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