[Capitolo 9] - La notte

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Era notte inoltrata quando Seori riuscì a prendere sonno.

Yoongi l'aveva aiutata a riordinare le poche cose con cui avevano cenato e l'aveva messa a letto.

Scrisse l'ennesimo messaggio sul gruppo del dormitorio per avvertire della sua assenza e spense il telefono.

Presentarsi senza invito a casa della cugina era diventato un vizio e sia Seori che il resto del gruppo avevano smesso di stupirsi delle sue assenze notturne.

Seokjin gli faceva pressione perché gli confidasse i suoi piani ma puntualmente riusciva sabotare le sue domande.

Si allungò per l'ennesima volta sul divano e rimase ad osservare il soffitto.

Le persiane facevano trapassare la luce dei lampioni creando delle forme strane e divertenti.

Aveva imparato a sue spese quanto quell'appartamento fosse infido.

Seori l'aveva reso abitabile ma non aveva potere su ciò che accadeva all'estero e non era raro che degli ubriachi sostassero nelle prossimità della sua porta.

Lo aveva pregato di evitare qualsiasi rumore potesse attirare l'attenzione e per farla stare tranquilla l'aveva ascoltata.

Si tirò su a sedere sentendosi pieno di energie.

Prese uno dei tanti fogli e scrisse alcuni versi sentendosi svuotato fin dentro l'anima.

Quelle righe parlavano di Seori, di quello che aveva accettato fosse per lui.

Perciò non lasciare mai la mia mano,*
Neanche io ti lascerò andare di nuovo.

Quella ragazza era riuscita ad ammaccare la sua corazza.

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La luna sorgeva luminosa e il telefono della ragazza squillava furiosamente «Pronto» disse sbiascicando.

Il sonno svanì quando l'interlocutore la mise al corrente del fatto.

Si alzò di scatto e non curante del mal di testa e dell'equilibrio precario, si vestì e corse fuori dall'abitazione.

Stava scendendo l'ultima rampa di scale quando delle voci provenienti dal basso la congelarono.

Dalla piccola rientranza del muro del primo piano*, vide un gruppo di uomini fuori della porta del condominio. Ne contò una decina e considerò la loro stazza abbastanza robusta, come difficile da abbattere.

Tentennò sul da farsi ma le parole dell'uomo che l'aveva svegliata la fecero ribollire di rabbia "Le luci in sala prove sono accese".

Scese il restante delle scale e si ritrovò faccia a faccia con tutti e dieci gli estranei.

Avevano all'incirca una trentina d'anni e tutti, indistintamente, avevano sul volto i segni dell'irrazionalità «Ciao- disse uno di loro- dove va una bella ragazza come te a quest'ora?» Seori aveva un nodo in gola che la obbligava a restare in silenzio.

Il cervello le urlò di stare ferma al suo posto anche se quella era la situazione più indicata per correre via.

Ma rimase lì ad osservare la figura scura dell'uomo che si avvicinava e le sussurrava «Perché non vieni con noi».

La puzza dell'alcol le fece rivoltare lo stomaco ma non fu abbastanza per smuoverla.

Fu dopo essere stata agguantata che sentì una scarica elettrica passarle lungo la schiena e il corpo e il cervello decisero di collaborare.

In preda a una ferocia sconosciuta Seori serrò la mascella e sibilò «Lasciami» ma l'uomo le rise in faccia «No... facciamo qualcosa insieme» disse accennando un ghigno.

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