28. Brebus - sigillo

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28. Brebus - sigillo

Mi guardava con quegli occhi infetti di petrolio. Erano caverne sepolte da rocce sporche di catrame, solo guardando verso l'alto tra gli spiragli di luce, si potevano ritrovare le loro stelle.
Peccato che io non avrei mai potuto vederle, perché non ero capace di guardare verso l'alto.
Neanche per lui, neanche nei suoi occhi tanto belli.


«Bene, stanno ancora allestendo» sentendo la selvaggia, Harry sforzò la vista per cercare di distinguere qualcosa in mezzo a quel via vai notturno. Le rocce e la vegetazione circostante coperta dalla notte sfocavano movimenti e figure.

«Mi vuoi almeno spiegare cosa facciamo in spiaggia in piena notte?»

«Vieni» lo agguantò per la manica del cappotto pretendendo di trascinarlo come se fosse stato fatto di pezza, ignorando persino le sue domande.

«Devi smetterla di tirarmi» protestò lui, incapace di non assecondarla e maledicendosi per continuare ad andarle dietro. Prima durante i festeggiamenti e ora, persino in quelle assurde condizioni «Dove stai andando ora?»

«Stai zitto e muoviti.»
Harry invece si bloccò piccato, quando la vide saltare sul granito della scogliera che abbracciava un lato della spiaggia.

«Che vuoi fare?»

«Come te la cavi con questi?» battè la suola della scarpa da ginnastica sulla roccia sulla quale era in piedi e lui alzò gli occhi al cielo.

«Non faccio altro, non si vede.»

«Sono sempre più basita dal tuo sarcasmo.» La sua obiezione sembrò giungere vaga alla selvaggia, che iniziò a saltellare sulle rocce, mentre lui la fissava irritato e ignorato.

«Non ti ci abituare!»

«Ora si che ti riconosco» lei si voltò appena, come se avesse potuto scorgerlo nonostante il buio: immobilizzato ai piedi della scogliera, con le suole che non accennavano a voler lasciare la soffice superficie di sabbia sulla quale erano poggiate. «Ora seguimi.»

Harry continuò a maledirsi per tutto il tragitto, mentre lei saltava come se non avesse fatto altro nella vita, lui doveva muoversi su scogli scivolosi e sconosciuti, ancora al buio, anche se stemperato dall'anteprima del sole, e persino alla svelta.

Per quanto ne sapeva poteva essere un piano per spingerlo giù dalla scogliera e perdere per sempre i suoi resti.

Ma la scarpinata fu breve.

«Siediti qui» gli intimò di imitarla non appena trovò una roccia comoda per sostare.

La scogliera abbracciava la spiaggia cullandola in una sensazione di quieto conforto e, da quel punto, riuscivano ad avere un'ottima visuale del territorio circostante.

Guardando la spiaggia dalle rocce sembrava di essere seduti in mezzo al mare.

Spalle all'acqua, occhi alla terra.

Un punto di vista rovesciato dall'usuale, come chi vedeva il mondo attraverso le lenti della follia.

Forse, per apprezzare quell'isola, bisognava essere anche un po' folli.

«Mi puoi spiegare perché siamo qui a quest'ora» si accomodò vicino a lei esalando un sospiro rassegnato.

Seppur non fosse comodo, quello scoglio riusciva a sostenere il suo corpo ormai stanco, tanto da lasciargli fluire dentro un'improvvisa voglia di chiudere gli occhi.

L'organismo era rimasto svuotato di adrenalina e faticava a restare in piedi, gli occhi bruciavano per lo sforzo, nella testa solo il rimbombo della concentrazione consumata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 06, 2023 ⏰

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