26. Acabar - finire

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26.  Acabar – finire

   Acabar – finire

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Alluene

Il buio era calato, il dolore iniziava a farsi fitto con scariche persistenti e quando era giunta all'auto, aveva capito che non sarebbe riuscita a guidarla.

Ma l'orco - cinghiale aveva nel curriculum esperienze come corse clandestine con auto rubate e modificate, doveva essere una passeggiata per lui riportare entrambi a Tibula.

Invece, inaspettatamente per lei, e forse più per lui che aveva preso a sbuffare come una ciminiera, non era assolutamente in grado di guidare.

O meglio, non sapeva guidare la sua auto vecchia e dalle mille particolari funzioni come premere due volte la frizione o la retromarcia segnata al contrario sul cambio.

E dopo una serie di sbraiti, urla e strepiti, a malincuore per entrambi, si erano dovuti arrendere.

«Dormire in una stalla puzzolente sarebbe stato meno schifoso» fu il commento che sputò il newyorkese in tutta la sua acida tonalità snob non appena la proprietaria li chiuse nella stanza indicata come la più bella.

E anche l'unica agibile al momento, dato che le altre erano in ristrutturazione. Alluene era rimasta pietrificata nel piccolo andito che precedeva la zona notte.

Se avesse saputo che avrebbe dovuto dividere la stanza con lui sarebbe tornata a casa strisciando, incurante delle intemperie e del dolore.

Invece non le rimase che arpionare le ultime forze rimaste a trascinarsi verso il letto.

«Quante storie, ci stanno anche offrendo la camera più bel...o misericordia!!»

«Che diavolo urli» domandò lui trafelato.

«Io li non ci dormo!» sbraitò indicando il letto incriminato con occhi sbarrati incurante di chi avrebbe potuto sentirla.

L'orco – cinghiale alzò un sopracciglio, scettico.

«Che vorresti fare? Dormire per terra?»

«Quello è il letto di S'Accabu.» Alluene schiacciò la schiena contro la parete per tenersi più lontana possibile da quel grosso e alto letto matrimoniale in ferro battuto nero che ricordava una gigante bara con le lenzuola.

«Di chi?» lui corrugò la fronte come se stesse faticando a seguirla.

«Ma non ricordi? La sacerdotessa della morte!» calò un'enfasi macabra che le fece tremare la spina dorsale.

Che tonta, ci mancava che si facesse paura da sola!

Quei letti erano abbastanza diffusi nell'isola intorno agli anni in cui si era trapelato quel mito. Ma ormai erano rimasti pochi e rari esemplari.

«Stai scherzando?» lei scosse la testa con impeto e lui sbuffò in risposta. «Ma non può essere.»

«Se cerchi online trovi le foto, è uguale! E io voglio uscire!» Alluene si aggrappò alla parete per non forzare la gamba dolorante fin quando la voce del ragazzo non la fermò.

𝐑𝐔𝐈𝐍𝐒 | HS |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora