17. ALALÀ - al lavoro!

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17.     ALALÀ - al lavoro!

Corse a casa prima che potesse raggiungerla, ma in realtà sapeva che lui probabilmente avrebbe preferito dormire tra le rovine del castello piuttosto che condividere le mura con lei

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Corse a casa prima che potesse raggiungerla, ma in realtà sapeva che lui probabilmente avrebbe preferito dormire tra le rovine del castello piuttosto che condividere le mura con lei.
Nascose il viso sul cuscino per imporsi di non piangere, ma più lei cercava di contenere i singhiozzi, più il corpo tremava nel tentativo di inghiottirli in quella voragine segreta.

La frustrazione e la rassegnazione erano brutte bestie, laceravano dall'interno. Era così che si sentiva, corrosa, ed era stata troppo occupata a nascondere quel vuoto per preoccuparsi di curarlo. E allora quel malessere si fortificava così come il legame con quel passato che tanto aveva desiderato rompere. Se non per tenere bene a mente gli insegnamenti che ne poteva ricavare. Invece la frustrazione cresceva ogni qual volta si rendeva conto che non era sempre facile metterli in pratica.

Avere a che fare con lui la rendeva insicura, titubante, sempre sbagliata, proprio come tanti anni prima, quando viveva a New York nella costante paura di essere fuori posto.

Incastrò il viso tra le braccia che lo chiudevano come una barriera. Alluene si sforzò di respirare lentamente, quando si voltò, tra la patina sfocata che le copriva la vista, si concentrò sulla stanza. Vide a stento l'ombra sbiadita e tondeggiante del lampadario in vimini specchiarsi contro il soffitto e, di fronte al letto, il bianco dell'armadio era stato assorbito dall'oscurità.

In quel buio rarefatto di sottili spifferi di luce, riconobbe dove si trovava.
Non era più così fuori posto. Non li.

E allora chiuse gli occhi.


Harry

Esistevano persone che partivano da lontano, parafrasando metafore di vita in lunghi sermoni con la presunzione di essere più incisivi. Più convincenti.

E poi c'erano persone che scolpivano poche precise parole nell'anima, che imprimevano lettere a fuoco, come se conoscessero la nicchia precisa dove infilarsi per entrare dentro e non uscire più.

Ed era così che si sentiva, mentre le raffiche gli sventolavano la pelle. Marchiato.

Era una sensazione strana, che avrebbe potuto persino riconoscere dal formicolio sulla pelle che, a sentore, riconosceva come familiare.

Le parole della selvaggia, in qualche modo, in un angolo remoto della sua razionalità, in quel cantone di pensieri scollegati e sensazioni slegate dalla ragione, non le considerava del tutto sbagliate. Ed era l'ultima cosa che avrebbe voluto.

Il suo discorso non gli era rimbalzato addosso, in qualche modo si era insinuato tra le macerie della sua mente corrosa, infittendola di pensieri.

Alzò il viso verso l'alto per liberarlo dalle ciocche che gli occultavano la vista e strinse i pugni. Non avrebbe dovuto farsi coinvolgere da quelle stupide prediche.

𝐑𝐔𝐈𝐍𝐒 | HS |Where stories live. Discover now