21. Er.gidha - lamento

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21. Er.gidha - lamento

gidha - lamento

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🌼 🌓

Harry

Calore.

Aveva sentito un calore sproporzionato oltre quello che proveniva dall'ambiente riscaldato. Questo si alimentava direttamente in corpo incendiandogli le cellule.

Che accidenti gli era preso?

L'avrebbe... Dannazione. L'avrebbe toccata.

Era l'astinenza a dargli le allucinazioni, per forza. Ma il dannato sedere della selvaggia era un tondo perfetto, un pianeta che girava intorno all'asse delle sue smanie, perché in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di stringerlo tra le mani.

L'aveva fatta voltare perché non sopportava più di vederlo muoversi, strusciarsi quasi, contro il suo bacino, senza però offrirgli la minima frizione per appagare i suoi istinti.

Ma era stato peggio.

Lei non era mai stata attraente per lui, troppo semplice, un viso pulito ma con i lineamenti troppo da bambina. Invece quella sera la sua espressione era diversa, era provocatoria, era sofisticata. Di tanto in tanto separava le labbra inumidendosele con la lingua in gesti apparentemente spontanei e privi di malizia, e invece colpivano i suoi impulsi come se avesse appena passato la lingua sulle sue, di labbra.

Ed era così invitante che...che l'avrebbe morsa, impastata tra i denti fino a lasciarle il segno del suo passaggio.

Dannazione.

La doccia fredda di quella mattina non era bastata a spegnere la scia bollente che dalla sera prima gli era affluita tra i tessuti.

Lui, che non era mai stato schiavo degli istinti, non ne aveva mai avuto bisogno.

Uscì dal bagno ancora bagnato, i capelli gli grondavano sulla fronte in rivoli d'acqua gelida che penetrava la pelle come una cascata di ghiaccio.

Solo un asciugamano avvolto intorno ai fianchi.

Qualcosa era scattato, oltre la rabbia. Una nuova sensazione e per lui era inusuale, inconsueta.

Quando erano entrati in quel dannato baule, avere il suo corpo addosso che tremava per la stanchezza, il freddo, per il nervosismo accumulato, aveva fatto passare in secondo piano persino i problemi.

Come quel penoso senso di claustrofobia, che era rimasta l'unica cosa in grado di fargli perdere i suoi famosi freni inibitori.

Prima di lei.

Invece era la seconda volta che quella creatura, tutta spine e lingua velenosa, era apparsa ai suoi occhi tanto fragile da spingerlo a fare qualcosa per lei.

A concentrarsi su di lei.

Lei aveva quello strano potere di distrarlo. Era una distrazione non richiesta, non desiderata, eppure, in un modo del tutto sindacabile, lei ci riusciva.

𝐑𝐔𝐈𝐍𝐒 | HS |Where stories live. Discover now