6. Tzaramonte - sopra una collina da cui si gode un bell'orizzonte

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6.      Tzaramonte - sopra una collina da cui si gode un bell'orizzonte


"Vedo te, almo paese,
tra due colli quieto riposare
e scorgo te, casa mia,
dolce e cortese,
che solitaria stai nell'aspettare."



Quella giornata era cominciata con il piede sbagliato.

Letteralmente, perché alzandosi dal letto si era attorcigliata intorno al lenzuolo ed era finita per terra in perfetto stile cartone animato.

Fantastico!

Si era messa in macchina con gli occhi ancora appiccicati dal sonno interrotto bruscamente dal suono gracido delle anatre che starnazzavano. L'aveva impostata Odin per scherzo e lei si riprometteva di cambiare la sveglia ogni volta che quel malefico suono la destava di soprassalto e, ogni volta, finiva per dimenticarsene.

Aveva dormito male, un sonno leggero e disseminato di incubi. Forse aveva sottovalutato la reazione del suo corpo e del suo subconscio a respirare la stessa aria per troppo tempo con uno come lui, seduto a pochi centimetri di distanza.

E infatti, in tutta la sua strabordante autorità, Harry Staiden era già di vedetta, appoggiato ai resti di un vecchio muretto in pietra, quando lei giunse alla stretta area sterrata di fronte all'albergo. Alluene girò l'auto davanti a lui senza trattenere la velocità di manovra, le ruote mangiarono il terriccio, alzando polveri sottili intorno a lui che la fissava con sguardo truce sepolto in due occhi spenti. Il respiro le rimase appoggiato alla lingua, le pupille si destarono del tutto rapite dalla visione di un uomo bello come il peggiore dei demoni che sguazzava placido in quell'angolo di paradiso come se gli fosse appartenuto.

Anche se in realità, lui era lì non per rivendicarlo, ma per distruggerlo.

-          Sei in ritardo – brontolò infatti lui entrando in macchina con una familiarità tale che corrugò la fronte infastidita.
L'aveva presa per un NCC?

-          Accomodati pure – il suo tono era una lama affilata di sarcasmo, ma lui la ignorò, sistemandosi sul sedile – È rotto – l'avvisò lei quando si accorse che il ragazzo cercava di portarlo indietro per avere più spazio per le lunghe gambe. Solo allora lui alzò il viso verso di lei, gli occhiali da sole scuri calati leggermente sul naso che facevano fare capolino alle verdi striature dei suoi iridi. Il suo sguardo però, in quel momento, era tutto fuorché ammaliante o amichevole.

-          E io dovrei viaggiare in questo trabiccolo? – Harry picchettò le dita con innegabile disprezzo sul rivestimento in plastica, ingrigito e logorato dagli anni, del parabrezza e Alluene si irrigidì.

-          Guarda che questa macchina è una delle più solide in circolazione – spiegò riferendosi con orgoglio alla sua mitica Suzuki Jimny color verde fagiolino, comprata di seconda mano dallo zio di Odin.

𝐑𝐔𝐈𝐍𝐒 | HS |Where stories live. Discover now