Il Tutore

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"Alexa è stato un piacere conoscerti, spero che un giorno ci rincontreremo"dico con pura sincerità

-"Anche per me è stato un vero piacere" afferma Alexa sorridendo.

Prima di andare Alexa mi lasció un piccolo rettangolino di carta con scritto il suo numero.

Quando scesi dall'aereo mi diressi subito verso l'uscita in cui dovrei incontrare il mio tutore. Nonna Mary mi aveva parlato di quest'ultimo dicendomi che è una persona che non lascia trapelare alcun sentimento, fa solo ciò che gli viene richiesto niente di più nè di meno. Appena varco l'ingresso dell'aeroporto di New York mi investe la fredda aria invernale, il cielo azzurro è dipinto da sottili striscie di nuvole bianche.

-" Elizabeth Stone?" in preda allo stupore mi giro di scatto. A parlarle è un ragazzo forse maggiore di qualche anno; è molto alto, la pelle è bianca marcata da strani segni che percorrono le braccia nude, ha i capelli leggermente lunghi color biondo cenere, gli occhi risaltano di un color smeraldo.

"Si sono io, tu saresti il mio tutore?" chiedo stupita. Nonna Mary non mi aveva detto l'età, ma non pensavo che sarebbe stato così giovane.

"Sì, sono Daniel Smith" dice senza troppo interesse. Lo guardo estasiata. I muscoli sono evidenti sotto la giacca di pelle scura.

"Intendi venire o hai bisogno di una fotografia...sai se mi fissi troppo potresti sciuparmi"

Mi sento avvampare e imbarazzata distolgo immediatamente lo sguardo "Sì...scusa...e che...assomigli molto a un mio amico"dico inventandomi alla svelta una scusa.

"Non credo che ci siano molte persone che mi assomigliano sai sono così..."

"Cerca di essere meno narcisista" lo rimprovero infastidita

"Puff, muoviamoci dobbiamo arrivare al college per le 15 stammi dietro e non farmi rallentare il passo" borbotta Daniel saccato. il college dista 15 minuti a piedi; e per tutto il tragitto non avevo aperto bocca. Daniel ogni tanto si girava per vedere se gli stavo dietro o per darmi indicazioni. Quando arrivammo rimasi senza fiato. Il college è un'immensa struttura di pietra color sabbia, è cirondato da una gigantesca distesa di prato color menta. Le bandiere sventolano beate in cima al monumento che rappresenta il fondatore della scuola. I ragazzi sono distesi sul prato circondati da libri e chiacchierano tra di loro. Quando mi giro noto Daniel che mi squadra, spero vivamente di non essere arrossita...

"Sei proprio uno scricciolo"commenta Daniel pigramente.

Sbuffo ignorandolo completamente "passiamo dall'entrata principale?" chiedo con fare nervoso.

"No, passiamo dalla porticina laterale; seguimi" Dopo aver attraversato il prato ci dirigiamo verso la porta. Appena entrati una signora sulla cinquantina d'anni mi viene incontro. È molto bassa e grassoccia, ha i capelli malcurati che gli arrivavano all'altezza delle spalle di un color biondo spento. Indossa un vestito color turchese con la targhetta con su inciso il suo nome: Rosmary. "Hai bisogno di aiuto tesoro?" mi chiede gentilmente

"si io e il mio..." Mi giro di scatto notando solo in quel momento che Daniel non c'è.

"Tutto a posto?sei sbiancata" dice Rosmary preoccupata.

"io..." ma dove è finito Daniel?

"tu?..." mi incita a continuare Rosy confusa

"lei é con me, le ho lasciato il foglio dell'iscrizione sul bancone Buona giornata"dice improvvisamente Daniel spuntando da dietro un muro.

"Ok perfetto" con questo Rosy se ne andò.

"Si può sapere perché te ne sei andato senza dirmi niente?!" domando furiosa alzando le mani in aria.

"Bhe... sembravi pietrificata quando siamo entrati quindi ho preferito non dirti niente" ridacchia Daniel in tono ironico

"Pietrificata?? Ah! lascia perdere..." Attraversiamo il lungo corridoio fiancheggiato da enormi finestre che lasciano trapelare la fredda aria invernale.

"Quasta é la tua camera ricordati che é il numero 13"dice Daniel metre fa girare la chiave nella serratura. La prima impressione che ho quando entro nella stanza è : polverosa. Le pareti sono color panna e su di esse sono distribuiti gli scaffali contenenti vecchi libri ricoperti da uno spesso strato di polvere. In un angolo è riposta un'ampia scrivania di legno massiccio, al suo fianco è situata una grande sedia con la spalliera alta e quadrata. Accanto alla finestra sul muro davanti a sé , sono accartocciati vecchi giornalini.

"Bhe ha bisogno di una ripulita..."mormoro disgustata.

"Direi proprio di si"interviene Daniel. Ne approfitto di quel momento per guardarlo. Devo ammettere che è davvero bello con quelli zigomi scolpiti; i capelli che alla luce risplendono dorati...ma...

"che cosa significano i tuoi tatuaggi?" chiedo solprendendo pure me stessa. Lui sgrana gli occhi in preda allo stupore. È la prima volta che lo vedo stupito.

"Ma come?...non puoi ancora..vederli"Farfuglia Daniel

"Daniel ho solo chiesto, non intendevo metterti a disagio..." balbetto con voce tremolante.

"Hai già iniziato a vedere il mondo invisibile? O a sentire storie su Nephilim? " mi domanda serissimo.

"Anche tu con questi Nephilim ma qualcuno mi spiega che cosa vuol dire Nephilim?!"

"Chi? chi altro te ne ha parlato?" chiede alzando il tono di voce più del normale

"Daniel io..."

"Chi te ne ha parlato Beth rispondi"

"Una ragazza che era con me sull'aereo"

" Beth tu...devo andare aspettami sta sera alle otto davanti all'ingresso" così dicendo esce dalla stanza.

Il Mondo Dei Nephilim e i Padroni Delle Città Di Ghiaccio ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now